“Mirabile Dictu”, a ‘Noëlle’ il premio per il miglior film in gara al Festival Internazionale del Film Cattolico

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Sono andati al regista statunitense David Wall e al suo film Noëlle’ i Pesci d’Argento come miglior regista e come miglior film, consegnati mercoledì 26 giugno al termine delle proiezioni dell’edizione 2013 dell’International Catholic Film Festival – “Mirabile Dictu”. I riconoscimenti sono stati consegnati nel corso della serata di gala all’Auditorium Conciliazione dalla presidente della rassegna, Liana Marabini, e dal presidente della giuria, l’editorialista del Corriere della Sera Armando Torno. “Noëlle”, che Wall ha non solo diretto, ma anche scritto, interpretato e prodotto, racconta le vicende di padre Keene, un sacerdote cattolico mandato dal vescovo in un piccolo centro del New England per avviare la procedura di chiusura di una parrocchia. Ma la storia andrà diversamente e il film narra il percorso personale del protagonista che a contatto con la realtà della cittadina avrà una profonda trasformazione personale.

Gli altri riconoscimenti sono andati, come miglior attrice protagonista, a Katia Miran per Je m’appelle Bernadette di Jean Sagols); a 7 ans de conviction di Ariel Camacho, come miglior documentario; a Pour l’amour de l’Amour, di Michel-Marie Zanotti-Sorkine, come miglior cortometraggio. Tutte le opere premiate facevano parte di una terna finalista , individuata per ogni sezione al termine del percorso di selezione delle circa 2 mila produzioni arrivate. “Da questa grande offerta di film – ha sottolineato Armando Torno – emerge un dato di fatto incontestabile: la fede è tornata al centro dell’attenzione del nostro tempo. Nel ‘900 si pensava di ignorare il tema dello spirito, il tema di Dio. Si pensava che talune ideologie potessero in qualche modo sostituire la ricerca di Dio, un momento essenziale nella vita dell’uomo. Questo nuovo millennio ci ha restituito proprio il bisogno di Dio. E questi film lo dimostrano in mille maniere. Soprattutto lo dimostrano i temi, i dialoghi, le situazioni, a volte i colori che dallo schermo ci dicono quanto sia importante riflettere sulla fede. È intorno a questo mistero e a questa ricerca – ha continuato Torno – che il film cattolico riflette la sua testimonianza, e questo Festival internazionale ne è una documentazione preziosa”.

L’edizione di quest’anno del Festival, che aveva Valeria Marini come sua madrina, è stata dedicata a santa Kateri Tekakwitha, la prima santa pellerossa d’America, al cui film che ne ricostruisce la biografia, “In Her Footsteps: The Story of Kateri Tekakwitha” di Matt Gallagher, prodotto dalla canadese Salt & Light TV, è stato attribuito il Premio della “Capax Dei Foundation”. Il film, come annunciato dalla presidente Marabini, sarà presentato al grande pubblico – come evento collaterale del Festival – nel corso di una proiezione in programma a novembre a Roma. Sempre nel corso della serata di premiazione è stato infine conferito il premio alla carriera all’artista Marie-Christine Barrault, una delle protagoniste del cinema, del teatro e della televisione francese. A chiudere gli interventi della premiazione è stato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha dato il suo patronato al Festival fin dagli esordi, il quale ha ripercorso brevemente il cammino che intercorre tra la fede e l’arte cinematografica.

“Il primo film che più ha inciso dentro di me, che mi ha lasciato una traccia indelebile è stato Ordet (La parola), di Carl Theodor Dreyer”. Il porporato ha poi ricordato alcuni “grandi autori della cinematografia”, come Tarkovskij, Bresson, Bergman, “e chi ha visto le loro opere sa cosa può essere un film, non soltanto per trasmettere grandi realtà umane, ma anche grandissime emozioni spirituali. È necessario sempre, comunque, che in un film ci siano due componenti – ha proseguito il presule -– che purtroppo nel cinema moderno non sempre si trovano: da un lato la profondità dei temi, della ricerca, l’interrogazione, la grande domanda che artiglia la coscienza; dall’altra parte la bellezza, l’estetica, che non necessariamente si coniuga automaticamente con un tema religioso”.

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