Papa Francesco: per uscire dalla crisi occorre accompagnare

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Ricevendo i membri dell’associazione Retrouvaille papa Francesco li ha ringraziati per l’impegno, incoraggiandoli ad andare avanti: “Sono contento che durante questo Anno della Famiglia ‘Amoris laetitia’ ci sia anche questo incontro, dedicato ai coniugi che vivono una crisi seria nella loro relazione”.

Durante l’incontro il papa ha detto che la crisi a crescere: “La crisi ci aiuta a crescere, e quello di cui dobbiamo avere cura è non cadere nel conflitto, perché quando tu cadi nel conflitto chiudi il cuore e non c’è soluzione del conflitto o difficilmente. Invece la crisi ti fa ‘ballare’ un po’, ti fa sentire le cose brutte a volte, ma dalla crisi si può uscire, a patto che si esca migliori”.

Anche da queste crisi si esce insieme: “Non si può uscire uguali: o usciamo migliori o peggiori. Questo è importante. E dalla crisi difficilmente si può uscire da soli, dobbiamo uscire sempre tutti in crisi. Questo mi piace. Non avere paura della crisi, avere paura del conflitto!”

Anche il papa ha detto di ritrovarsi in questa esperienza: “E io mi ritrovo nella vostra esperienza, che invita a considerare la crisi come opportunità, sì, un’opportunità dolorosa ma un’opportunità, in questo caso opportunità di fare un salto di qualità nella relazione. Nell’Esortazione Amoris laetitia c’è una parte dedicata alle crisi familiari”.

Questa esperienza deve curare le ferite: “Perché le crisi delle persone producono ferite, producono piaghe nel cuore e nella carne. ‘Ferite’ è una parola-chiave per voi, fa parte del vocabolario quotidiano di Retrouvaille. Fa parte della vostra storia: infatti, voi siete coppie ferite che siete passate attraverso la crisi e siete guarite; e proprio per questo siete in grado di aiutare altre coppie ferite”.

L’esperienza è sempre un dono: “E’ un dono prezioso sia sul piano personale sia sul piano ecclesiale. Oggi c’è tanto bisogno di persone, di coniugi che sappiano testimoniare che la crisi non è una maledizione, fa parte del cammino, e costituisce un’opportunità. E anche noi, preti e vescovi, dobbiamo andare su questa strada, far vedere che la crisi è un’opportunità”.

La credibilità è un’esperienza: “Sempre c’è la crisi nel dialogo reale. Ma per essere credibili bisogna averlo sperimentato. Non può essere un discorso teorico, una ‘pia esortazione’; non sarebbe credibile. Invece voi portate una testimonianza di vita.

Siete stati in crisi, siete stati feriti; grazie a Dio e con l’aiuto dei fratelli e delle sorelle siete guariti; e avete deciso di condividere questa vostra esperienza, di metterla al servizio di altri. Grazie di questo perché è un gesto che fa crescere, fa maturare le altre coppie”.

Poi ha fatto riferimento alla parabola del buon Samaritano: “Vi ringrazio perché mi ha aiutato a vedere meglio il legame che c’è tra il Buon Samaritano e Cristo Risorto; e a vedere che questo legame passa attraverso le ferite, le piaghe.

Nel personaggio del Buon Samaritano, sempre è stato riconosciuto Gesù, fin dagli scritti dei Padri della Chiesa. La vostra esperienza aiuta a vedere che quel Samaritano è Cristo Risorto, che conserva nel proprio corpo glorioso le piaghe e proprio per questo, come dice la Lettera agli Ebrei, sente compassione per quell’uomo ferito abbandonato lungo la strada, per le ferite di tutti noi”.

Quindi per curare le ferite c’è bisogno di accompagnamento: “Accompagnare. Questo riguarda naturalmente i pastori, fa parte del loro ministero; ma coinvolge in prima persona anche i coniugi, come protagonisti di una comunità che ‘accompagna’.

La vostra esperienza ne dà una testimonianza specifica. Un’esperienza che è nata ‘dal basso’, come spesso succede quando lo Spirito Santo suscita nella Chiesa realtà nuove che rispondono a esigenze nuove. Così è stato per ‘Retrouvaille’. Di fronte alla realtà di tante coppie in difficoltà o già divise, la risposta è prima di tutto accompagnare”.

Così ha fatto Gesù con i discepoli di Emmaus: “Si mette a camminare al loro fianco lungo la strada, senza farsi riconoscere. Ascolta la loro crisi. Li invita a raccontare, a esprimersi.

E poi li riscuote dalla loro stoltezza, li sorprende svelando a loro una prospettiva diversa, che già c’era, era già scritta, ma loro non l’avevano compresa: non avevano compreso che il Cristo doveva soffrire e morire sulla croce, che la crisi fa parte della storia della salvezza”.

Il papa ha concluso l’incontro affermando che la crisi fa parte della storia della salvezza: “E la vita umana non è una vita di laboratorio o una vita asettica… come immersa nell’alcol perché non ci siano cose strane… La vita umana è una vita in crisi, una vita con tutti i problemi che vengono tutti i giorni.

E poi quell’uomo, che era Gesù, quel Viandante si ferma a mangiare con loro, rimane con loro: perde tempo con loro. Per accompagnare, perdere tempo e non continuare a guardare l’orologio. Accompagnare vuol dire “perdere tempo” per stare vicino alle situazioni di crisi. E spesso ci vuole molto tempo, ci vuole pazienza, rispetto, ci vuole disponibilità… Tutto questo è accompagnare”.

(Foto: Santa Sede)

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