«ll Cardinale Becciu si rammarica delle parole attribuite al Cardinale Pell dalla stampa di oggi, relative alla stanca riproposizione, sia pure sotto forma di sospetto, di temi di notevole gravità»
Due sono le notizie di oggi, in riferimento al processo 60SA (Procedimento 45.19 RGP) nel Tribunale vaticano, con 9+1 imputati (il Cardinale Angelo Becciu e nove altri), con tempismo da orologio svizzero, guardando alla prossima udienza fissata per il 17 novembre 2021.
Innanzitutto è da segnalare la deposizione in Cancelleria del Tribunale vaticano, avvenuto ieri, da parte dell’Ufficio del Promotore di giustizia vaticano delle audio e audio-video registrazioni, alla scadenza del termine imposto per ordinanza dal Presidente del Tribunale vaticano. Poi, nella stessa giornata di oggi – guardate, guardate le “coincidenze” (come disse Papa Pio XI, “a pensar male del prossimo si fa peccato ma si indovina”) – tre quotidiani italiani – Corriere della Sera, Repubblica e La Stampa – hanno pubblicato in contemporanea un’intervista al Cardinale George Pell, che parla del suo confratello Becciu. Riportiamo di seguito il testo pubblicato dal Corriere della Sera, preceduto da un comunicato stampa diffuso dal difensore del Cardinal Becciu e da un commento pubblicato da Marco Tosatto sul suo blog Stilum Curiae.
La deposizione delle registrazioni audio e audio-video ha visto un colpo di scena (un altro, in questo processo da “regime speciale”), come ha evidenziato Franca Giansoldati sul Messaggero:
«Giallo su misteriosi “omissis”. In Vaticano non finiscono i colpi di scena al processo del secolo che di fatto farà da cartina di tornasole all’effettivo rispetto dei parametri richiesti (anche) da Moneyvall per il cosiddetto processo giusto. (…) Dalla documentazione di cui il Messaggero ha potuto prendere visione risulta anche che questi clamorosi ‘omissis’ non erano stati riportati nemmeno nei verbali sintetici redatti dal Promotore di Giustizia. Insomma, una censura in piena regola piuttosto insolita che ha fatto partire il giallo per capire cosa possano contenere di tanto compromettente quei tagli consistenti nella registrazione. Qualcuno azzarda espliciti riferimenti al Papa, altre minacce a Perlasca per farlo deporre, ma sono solo illazioni senza base e ora bisognerà attendere l’apertura della prossima udienza fissata per il 17 novembre in Vaticano. Sulle videoregistrazioni si era consumato un braccio di ferro durissimo tra l’ufficio del Promotore di Giustizia e il presidente del tribunale vaticano, Pignatone il quale ha dovuto emettere ben due ordinanze per fare deporre i video affermando che «non ledono la privacy» di nessuno. Pignatone – su sollecitazione delle difese degli imputati che lamentano l’assenza di un processo giusto – è dovuto ricorrere ad una seconda ordinanza. Ora questo ennesimo passaggio renderà ancora più difficoltoso il cammino.
La prima volta che veniva stabilito il deposito era il 9 agosto. Il Promotore di Giustizia, Diddi aveva rimandato però al mittente la richiesta affermando che non vi erano abbastanza garanzie per tutelare la privacy di Perlasca, il principale accusatore passato da imputato a collaboratore di giustizia, una figura inedita per il sistema giudiziario vaticano».
La deposizione delle registrazioni audio e audio-video… con tagli e omissis
La nota che accompagna la deposizione è firmata dal Prof. Roberto Zannotti, Promotore di Giustizia; Prof. Alessandro Diddi, Promotore di Giustizia Aggiunto; Prof. Gianluca Perone, Promotore di Giustizia Applicato. Si tratta di 52 DVD contenenti i file audio e/o audio-video delle deposizioni di Mons. Alberto Perlasca (prima imputato e poi collaboratore di giustizia) e degli altri dichiaranti, formati dall’Ufficio del Promotore di Giustizia vaticano e dalla Polizia giudiziaria (Corpo della Gendarmeria SCV) durante l’istruttoria. Su questi DVD si basa l’impianto accusatorio del Promotore di giustizia vaticano nei confronti del Cardinale Angelo Becciu e gli altri nove imputati, le cui difese non avevano potuto prendere visione perché erano segretate nella loro interezza. A corredo del materiale depositato è allegato anche una Relazione di servizio del 1° novembre 2021 del Corpo della Gendarmeria che descrive le operazioni compiute per la formazione dei DVD e le procedure per la riproduzione dei contenuti dei DVD. La “trasmissione su supporto informatico DVD delle registrazioni audio e/o audiovideo effettuate nel corso degli interrogatori e dei contributi dichiarativi resi nell0ambito del Procedimento 45/19 R.G.P.” è avvenuto con lettera del 1° novembre 2021 indirizzato al Comandante del Corpo della Gendarmeria SCV e firmato dal Commissario Stefano De Santis, con 4 allegati.
Inoltre, è stato depositato un ulteriore DVD contenente i file audio di 90 intercettazioni (effettuate tra il 2 settembre 2019 e il 16 settembre 2019) di cui ai verbali già depositati al momento della richiesta di citazione a giudizio. A corredo del materiale depositato è allegato una relazione di servizio del 2 novembre 2021 avente ad oggetto le operazioni compiute.
Le due relazioni di servizio sono state depositate in Cancelleria il 3 novembre 2021 con lettera Prot. N. 12/166/Ris/sds del 2 novembre 2021 a firma di Gianluca Gauzzi, Comandante del Corpo della Gendarmeria SCV: relazione di servizio in ottemperanza alla richiesta di consegna delle registrazioni audio e/o audio-video effettuate nel corso delle attività istruttorie (redatta dal Commissario Stefano De Santis); relazione di servizio in ottemperanza alla richiesta di deposito delle intercettazioni (redatta dal Vice Ispettore Luca del Leo).
Per quanto riguarda queste intercettazioni, è da tener presente che sono state effettuate dal Corpo della Gendarmeria SCV (in veste di Polizia giudiziaria), disposte dal Promotore di Giustizia sulla base di uno dei quattro rescripta di Papa Francesco per dare libertà di manovra ai magistrati durante le indagini e nella fase istruttoria, ignorando le leggi in vigore nello Stato della Città del Vaticano, creando uno stato di eccezione.
Dagli allegati alla lettera a firma del Commissario Stefano De Santis si apprende che delle video-registrazioni (allegato 2) e delle registrazioni audio (allegato 3) sono state tagliate, tra cui quelle di Mons. Perlasca (del 29 aprile e 23 novembre 2020, e del 15 marzo 2021, per ordine dell’Ufficio del Promotore di Giustizia), testimone chiave dell’impianto accusatorio relativo al Cardinal Becciu. Quindi, le registrazioni sono state depositate con degli omissis in diversi punti, nonostante i difensori avevano chiesto di poter accedere alla “prova regina” per intera. Allo stesso modo state effettuato dei tagli nelle deposizioni di Gianluca Torzi (del 14 aprile 2020, per ordine dell’Ufficio del Promotore di Giustizia), Enrico Crasso (del 27 gennaio 2021, per ordine dell’Ufficio del Promotore di Giustizia) e Luciano Capaldo (del 16 aprile 2021, per interesse investigativo del Corpo della Gendarmeria SCV).
L’intervista al Cardinale George Pell
Nella stessa giornata di oggi, tre quotidiani italiani hanno pubblicato in contemporanea un’intervista al Cardinale George Pell, che parla del suo confratello Becciu. Si tratta del Corriere della Sera a cura di Gian Guido Vecchi: «Che cosa pensa oggi del cardinale Becciu?» «Lui ha diritto a un giusto processo. Vedremo»; della Repubblica a cura di Paolo Rodari: «Che cosa pensa oggi del cardinale Becciu?» «Lui ha diritto a un giusto processo. Vedremo»; della Stampa a cura di Domenico Agasso: «Che cosa pensa del cardinale Becciu?» «Ha diritto a un giusto processo. Vedremo».
La “comunicazione di servizio” pubblicata da Il Sismografo
Al riguarda la Redazione dell’aggregatore para-vaticano Il Sismografo diretto da Luis Badilla, ha pubblicato oggi giusta puntualizzazione, «una sorta di “comunicazione di servizio” a numerosissimi lettori che chiedono chiarimenti sul fatto che il cardinale australiano George Pell, in un’intervista pubblicata oggi in Italia, ha dato la medesima risposta a tre importanti testate italiane sul processo contro il cardinale G.A. Becciu, che si riapre il prossimo 27 novembre. La spiegazione è semplice, anche se come metodo è un po’ sconosciuto al grande pubblico. Si tratta di una operazione dell’editore Cantagalli che oggi presenta presso il Senato della Repubblica il volume del cardinale George Pell “Diario di prigionia”. Il porporato quindi è stato intervistato al medesimo tempo da questi tre giornalisti che lavorano per testate diverse e ciascuno, a suo modo, ha riportato le domande e le risposte di una conversazione a quattro».
Comunicato stampa nell’interesse di Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Angelo Becciu, 4 novembre 2021
ll Cardinale Becciu si rammarica delle parole attribuite al Cardinale Pell dalla stampa di oggi, relative alla stanca riproposizione, sia pure sotto forma di sospetto, di temi di notevole gravità. Dai fantasiosi collegamenti, ancorché in forma di dubbio, tra somme della Segreteria di Stato Vaticana e gli accusatori del processo che subì in Australia ad eccentriche enfatizzazioni del pensiero in ordine all’autonomia finanziaria della Segreteria. Quanto alla deprecabile allusione ai collegamenti con le gravi accuse ricevute, la circostanza è stata smentita in modo netto dalle competenti Autorità nazionali. Rincresce che il Card. Pell continui a dar corpo a simili sospetti, autorizzando così allusioni a fantasiosi complotti che sarebbero stati orditi da chi, evidentemente, lo osteggiava. E spiace, a questo punto, dover annunciare querele nei confronti di chiunque, con una singolare tempistica, continua a riproporre questo fantasioso quanto calunnioso collegamento.
Quanto, poi, alla autonomia finanziaria della Segreteria di Stato, è bene ricordare che essa è sempre stata difesa dal Santo Padre, da ultimo con il Motu proprio “I beni temporali”, con il quale veniva regolamentata la materia, escludendo dal controllo della SPE i beni gestiti dalla Segreteria di Stato; nonché, da un Rescriptum pontificio coevo, affidato al Cardinale Parolin, Segretario di Stato, in cui tale autonomia veniva espressamente riaffermata.
In questo senso, la diversità di vedute sulla corretta gestione dei beni temporali della Chiesa, che il Cardinale Becciu rivendica con la forza della propria onestà e del fedele servizio al Santo Padre, non può autorizzare il ricorso a mistificazioni, strumentalizzazioni ed attacchi ad personam sganciati dalla realtà storica.
Fabio Viglione
Studio Legale Viglione
Roma
LA GIUSTIZIA DELLA SANTA SEDE
Processo in Vaticano, per i legali di Becciu il materiale depositato è incompleto
di Youssef Hassan Holgado
Domani, 4 novembre 2021
Il 3 novembre è il termine ultimo per depositare tutti gli atti del processo, come chiesto dal presidente del tribunale del Vaticano Giuseppe Pignatone. Ma secondo gli avvocati del Cardinale Giovanni Angelo Becciu, il principale dei dieci imputati «il materiale depositato è ancora incompleto».
Il pool di avvocati accusano il Promotore di giustizia di aver omesso alcuni nastri delle dichiarazioni rese dal testimone chiave, il Monsignor Alberto Perlasca, ex Direttore dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato e allora braccio destro di Becciu.
La vicenda processuale è complicata e si fa sempre più tesa a circa due settimane dalla quarta udienza.
Intervista al Card. Pell
Mons. Ics: che cosa Significa Realmente l’Intervista di Pell al Corriere…
di Marco Tosatti
Stilum Curiae, 4 novembre 2021
Mons. Ics ci commenta, da par suo, cioè con tutte le possibili consapevolezze “interne” alle Mura, l’intervista che il card. George Pell ha rilasciato al Corriere della Sera.
Caro Tosatti, scopriamo oggi che il nostro amatissimo pontefice è in piena forma combattiva, punitiva e giustizialista. Oggi, con l’articolo che descriverò di seguito, dimostra di aver ascoltato consigli dei suoi ministri della difesa e aver riflettuto gesuiticamente. Scopriamo che è molto preoccupato per il processo che vede il card. Becciu imputato. Scopriamo in più che il card. Pell è molto arrabbiato con Becciu e anche lui sufficientemente vendicativo per affossarlo.
A margine, scopriamo che il Corriere ed il suo vaticanista Gian Guido Vecchi, si prestano a questa commedia. Ma povero Becciu! Chissà cosa avrà mai fatto di così sconvolgente?
La mia curiosità cresce. Andiamo a leggere il Corriere di oggi.
Corriere della Sera di oggi 4 novembre, pag. 25, titolone a piena pagina: “Pell: La Segreteria di Stato impedì i controlli finanziari. Avremmo evitato scandali”. (Perbacco! chissà se Pell ha anche capito che fu la Segreteria di Stato precedente, quella del card. Bertone, a impedire, rendere impossibili, in modo strutturato i controlli finanziari). Sottotitolo “L’ex prefetto per l’economia: Becciu disse che non toccava a noi”.
L’articolo in realtà non dice nulla di nuovo, ma lo ridice con toni forti. Dice tra le righe che Becciu con il suo comportamento ha facilitato gli scandali finanziari, lascia intendere in modo velato che c’è il sospetto che possa aver pagato (specifica: 2 milioni e 230 mila dollari) per influenzare il processo di Pell in Australia.
E pensa che Becciu abbia diritto ad un “giusto” processo. È evidente, che Pell auspica una “giusta condanna”. Che in Vaticano da qualche anno possano consumarsi condanne “giuste” ho qualche dubbio, perciò cresce la mia curiosità per la vicenda Becciu.
Quello che è apparente è che si sta consumando la vendetta di Pell contro Becciu, referente di Bertone.
Ma stavolta con l’apparente complicità ed il sostegno di Bergoglio. Vuoi vedere che Pell si presta ad aiutare Bergoglio?
Infatti, mentre il “misericordioso”, da una parte, assicura stima, riconoscenza ed amicizia a Becciu, dall’altra fa fare una intervista a Pell sul Corriere dal suo fido Gian Guido Vecchi, da otto anni al tenuto per la manina da Tornielli-Spadaro.
Ma questa intervista è una inequivocabile e durissima denuncia dirompente contro Becciu. Impensabile che GGV possa aver fatto questa intervista a Pell senza che gli fosse stato detto dall’alto.
Impensabile che Pell non si sia reso conto a che cosa sarebbe servita l’intervista. Conclusione: Becciu verrà giudicato, e per non esser condannato, coinvolgerà altre persone. In primis il card. Bertone, suo riferimento da sempre e nemico giurato di Bergoglio?
Così scopriremo finalmente qualche vicenda finora sconosciuta ai più sul ruolo di Bertone in Vatileaks I e II?
Scommettiamo?
Mons. ICS
Intervista al cardinale Pell: «La Segreteria di Stato impedì i controlli finanziari. Avremmo evitato scandali»
di Gian Guido Vecchi
Corriere.it, 4 novembre 2021
Il cardinale ex prefetto per l’Economia racconta l’esperienza del carcere, tredici mesi fino all’assoluzione: in uscita il suo libro «Diario di prigionia». «Quando ho iniziato a lavorare alla segreteria dell’Economia, abbiamo scoperto un miliardo e 300 mila euro qua e là negli uffici…»
CITTÀ DEL VATICANO — «Anche il cardinale Becciu diceva che il Revisore dei conti non aveva autorità di entrare in Segreteria di Stato. Questo era assolutamente falso. Era scritto che il Revisore aveva autorità, anche noi avevamo l’autorità di controllare come Segreteria per l’Economia. Ma c’era sempre resistenza. Se il Revisore o noi avessimo potuto entrare prima, avremmo salvato tanto, tanti denari a Londra e in altri posti». Il cardinale australiano George Pell, 80 anni, misura le parole nel suo appartamento vicino a piazza San Pietro. Fino a giugno 2017 era il potente prefetto della Segreteria per l’Economia, incaricato di rendere trasparenti le finanze vaticane. Poi le accuse di pedofilia, il processo in Australia, la condanna in primo grado e tredici mesi di carcere fino all’assoluzione definitiva, l’anno scorso, prosciolto all’unanimità dall’Alta Corte australiana. Oggi pomeriggio al Senato sarà presentato il suo libro Diario di prigionia (Cantagalli). Alla vigilia ha incontrato alcuni giornalisti.
Eminenza, durante il processo una donna le gridò: brucerai all’inferno. Cosa le direbbe se la vedesse ora?
«Le chiederei: che cosa ho fatto, quale peccato ho commesso? Del resto non era l’unica. Ricordo altri uomini, pieni di rabbia. Molto triste. Era un gruppo organizzato. Ho pensato: Dio mio».
Come sopportava un’accusa così infamante?
«Qual era l’alternativa?».
Quando ha preso in mano la Segreteria dell’Economia, com’era la situazione?
«In qualche maniera i metodi erano ancora quelli del vecchio mondo. Noi abbiamo introdotto la metodologia di controllo che oggi tutto il mondo utilizza. Abbiamo scoperto un miliardo e 300 mila euro qua e là negli uffici. Abbiamo preparato per la prima volta un budget prima dell’inizio dell’anno finanziario. Sono cose fondamentali».
È vero che la Segreteria di Stato fece una forte opposizione ai controlli?
«Sì, questo è pubblico. Avevamo l’autorità di entrare ma ce lo hanno impedito».
Avreste salvato il Vaticano dal «buco» milionario?
«Forse non tutto, alcune cose erano iniziate prima, ma in qualche altra situazione lo abbiamo fatto. Il Santo Padre mi ha detto: lei aveva detto tante cose giuste».
Francesco ha parlato con lei della sua vicenda?
«Mi aveva mandato un messaggio di incoraggiamento, sono stato molto grato di questo. Quando sono tornato, mi ha ricevuto e abbiamo parlato 40-45 minuti. Era molto simpatico».
Perché è finito in carcere? Qualcuno può averla incastrata?
«Ci sono tante possibilità. Ovviamente la crisi degli abusi sessuali è stata grande, sia per i crimini sia per il modo in cui i vescovi l’hanno trattata. E poi nel mondo anglosassone ci sono le “guerre culturali”, io sono un conservatore, l’opposizione più forte alla secolarizzazione viene da noi, e questo era un altro elemento di difficoltà… Alcuni parlano di una connessione possibile tra i problemi nel mondo delle finanze qui e i miei problemi in Australia, ma non abbiamo prove. Sappiamo che del denaro è andato dal Vaticano in Australia, due milioni e 230 mila dollari, ma finora nessuno ha spiegato perché».
Si è sentito tradito?
«Non posso dire questo perché non ho prove di niente. Ma ho qualche domanda, che non ha risposta».
Che cosa pensa oggi del cardinale Becciu?
«Lui ha diritto a un giusto processo. Vedremo».
Come vive questo processo sugli scandali finanziari?
«Vanno avanti, ma piano piano. C’è qualche progresso. Non ho idea di come procederà, ma sappiamo come hanno perso un sacco di sterline a Londra e almeno questo è un progresso, qualcosa che c’è».
Sogna le notti in carcere?
«No, mai. Non è stato un tempo bruttissimo, certamente un tempo duro. Ma non c’era ostilità particolare da parte dei poliziotti. Ero in isolamento. Gli ultimi quattro mesi era diverso, c’erano quattro uomini con me in cella ed erano molto simpatici, due erano musulmani».
Ora che programmi ha?
«Preghiera e penitenza. Passo il mio tempo metà qui e metà in Australia. Messe, qualche predica. Vedo tanta gente, scrivo, cerco di aiutare qualche vittima di abusi sessuali».
Tornasse indietro, riprenderebbe quel ruolo?
«Sarebbe difficile. Sono contento di non essere rientrato. Ma c’è ancora da fare».