Iraq, i cristiani discriminati in politica

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I cristiani iracheni sono in rivolta contro la decisione presa la scorsa settimana dal Parlamento di Baghdad di abrogare l’art.50 della legge elettorale sui consigli provinciali, articolo che garantiva alla minoranza cattolico-caldea 13 seggi. All’unisono, il Patriarca dei Caldei, il cardinale Emmanuel III Delly e il procuratore caldeo presso la Santa Sede, mons. Philip Najim, non esitano a parlare di ”una grave ingiustizia”.

Il patriarca Delly ha inviato una lettera ai vertici del Governo e del Parlamento iracheni per chiedere un passo indietro. “Come si sa – scrive – i cristiani sono il più antico popolo originario dell’Iraq e la storia testimonia la loro fedeltà nel servizio e nella difesa della patria e il loro essere suoi figli fedeli nel dovere. Con la sua saggia amministrazione ci sentiamo uguali a tutte le altre componenti sviluppo del Paese”. “Se il futuro della nostra patria è la democrazia – ha aggiunto mons. Philip Najim, procuratore della Chiesa Caldea in Vaticano – è necessario applicarne i principi e quindi rimediare a questa ingiustizia che riguarda tutto il popolo e le minoranze in particolare”.

Secondo mons. Najim, “le minoranze devono avere diritti e doveri per poter collaborare con le componenti maggioritarie nella sua crescita. Regolandone la rappresentatività politica esse sarebbero incoraggiate a rimanere nel Paese partecipando della sua vita, e quindi favorendone la stabilità che necessita della presenza attiva di tutte le sue componenti”.

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