Halloween: fratel Biagio mette in guardia

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Sandra Sabbatini nel Diario scriveva: “Non è mia questa vita che sta evolvendosi ritmata da un regolare respiro che non è mio, allietata da una serena giornata che non è mia… Signore aiutami ad avere pazienza. Aiutami a non affrettare i tempi. Ma ti prego, fammi capire qual è la mia strada; aiutami ad accettare la tua volontà su di me”.

Prendo a prestito queste riflessioni della beata per riflettere il significato della santità, come ha scritto papa Francesco nell’esortazione apostolica ‘Gaudete et exultate’ nell’invito alla santità: “I santi che già sono giunti alla presenza di Dio mantengono con noi legami d’amore e di comunione. Lo attesta il libro dell’Apocalisse quando parla dei martiri che intercedono”.

E’ un invito a riconoscere come santi quelli della ‘porta accanto’: “Non pensiamo solo a quelli già beatificati o canonizzati. Lo Spirito Santo riversa santità dappertutto nel santo popolo fedele di Dio, perché ‘Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse secondo la verità e lo servisse nella santità’.

Il Signore, nella storia della salvezza, ha salvato un popolo. Non esiste piena identità senza appartenenza a un popolo. Perciò nessuno si salva da solo, come individuo isolato, ma Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che si stabiliscono nella comunità umana: Dio ha voluto entrare in una dinamica popolare, nella dinamica di un popolo”.

Ecco perché la Chiesa celebra oggi la festa di tutti i Santi e la sera precedente era ‘All Hallow’s Eve’, che in inglese antico significava la vigilia di Ognissanti, una tradizione irlandese: infatti per i celti per i celti, popolo di pastori, l’anno nuovo iniziava il primo novembre, con il periodo di freddo e la fine definitiva del raccolto (la Chiesa celebra nella domenica successiva la festa del Ringraziamento).

Una festa pagana su cui si è innestata la festa cristiana: sia la festa di Ognissanti (1 novembre) che la vigilia (31 ottobre) sono celebrate dall’inizio dell’ottavo secolo, quando furono istituite da papa Gregorio III a Roma. Un secolo più tardi, sia la festa che la sua vigilia sono state estese a tutta la chiesa da papa Gregorio IV.

Però negli anni ’80 del secolo scorso avvenne la diffusione di Halloween come la ‘notte del Diavolo’, in parte per le leggende urbane su veleni e lame taglienti nei dolci di Halloween, e infine a causa di un’esplicita opposizione al cattolicesimo.

La diffusione di film dell’orrore, in particolare del genere slasher negli anni ‘70 e ‘80 ha contribuito alla reputazione ‘nera’ di Halloween, così come le dichiarazioni dei satanisti e dei wiccani (una sorta di neopagani), che hanno creato una narrazione nella quale Halloween era originariamente una loro festa, rubata in un secondo momento dai cristiani.

E’ per questo che fratel Biagio (fondatore della Missione di Speranza e Carità, che ospita in gratuità circa 500 poveri in nove comunità in Sicilia) ha lanciato l’invito di non promuovere questo tipo di festa: “Preoccupato mi rivolgo a tutte le istituzioni, ai giornalisti, a tutte le realtà religiose, ai non credenti, alle scuole e a tutte le famiglie;

non si permetta di promuovere questa orribile festa di Halloween facendola apparire come uno scherzo, un gioco con teste decapitate, occhi cavati, mani e piedi tagliati, scheletri e mostri di ogni genere. Ma attenzione, chi permette e divulga questo commercio di immoralità, come Halloween, risponderà al Buon Dio e riceverà la Giustizia Divina”.

Fratel Biagio sottolinea che Halloween è diventato un rito pericoloso: “Mi sento in dovere di fare un appello a tutta la società, affinché possa fare una attenta riflessione per comprendere che la festa di Halloween non è uno scherzo, un gioco, ma è un rito altamente negativo, pericoloso, violento, macabro e diseducativo per tutti, ma soprattutto per i bambini, danneggiando la loro crescita”.

E’ diventata una festa commerciale: “Adesso basta diseducare, trasmettere il negativo ed istigare alla violenza, cioè al male, i piccoli, i giovani e i meno giovani. Avete trasformato questa negativa festa in un business commerciale. Rispondiamo al male con il bene, divulgando i veri valori, i sani principi, il bello e il giusto, la pace e la vera giustizia, educando e formando così le nuove generazioni alla non violenza”.

Per questo la santità, secondo papa Francesco, mette di buonumore: “Ordinariamente la gioia cristiana è accompagnata dal senso dell’umorismo, così evidente, ad esempio, in san Tommaso Moro, in san Vincenzo de Paoli o in san Filippo Neri. Il malumore non è un segno di santità… E’ quello che viveva san Francesco d’Assisi, capace di commuoversi di gratitudine davanti a un pezzo di pane duro, o di lodare felice Dio solo per la brezza che accarezzava il suo volto”.

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