Terremoto nel Centro Italia: un invito a non dimenticare

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Nelle aree colpite dal sisma del 2016, che il 24 agosto, il 26 e il 30 ottobre, fece tremare la terra in quattro regioni, Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, causando la morte di quasi 300 persone, la ricostruzione, nonostante una lieve accelerazione nell’ultimo periodo, fa ancora fatica a partire. Così, oltre alla rassegnazione che accomuna molti degli abitanti rimasti, a spaventare ora è anche il rischio spopolamento.

Infatti a distanza di 5 anni il temperamento della popolazione è ancora forte, mentre il ricordo di chi non ha subito l’evento si va indebolendo. Così la giornalista Barbara Olmai ed il bolgger Marco Costarelli hanno realizzato il documentario ‘Resistere… sol per amore’ (https://youtu.be/qKPDXLtHcZc), intervistando le persone dell’alta zona del maceratese, che è stata fortemente colpita dal sisma, iniziando il reportage con l’intervista a Renato Pasquali, il poeta di Ussita:

“Ho fatto il pastore per 50 anni ed ho terminato l’attività nel 2007. Sono stato chiamato poeta perché ho scritto qualche poesia; ho letto anche libri come la ‘Divina Commedia’, la ‘Gerusalemme liberata’ di Torquato Tasso, l’Odissea”.

Quando leggevi questi libri?

“Quando stavo con le pecore in montagna per trascorrere il tempo senza annoiarmi”.

A 5 anni dal terremoto quale poesia ti verrebbe in mente?

“Una natura tanto bella e tanto grande ci donò il Signore per guidare il cammino di ogni stella; per guidare lo sboccio di ogni fiore; per ogni lingua; per ogni favella, la cui voce dovea venir dal cuore. Solo per amore ella ci fu donata, perché da tutti ella fosse sempre amata”.

Mentre dall’arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche mons. Francesco Massara, durante un convegno nazionale dell’Anci, ha chiesto che la ricostruzione sia soprattutto sociale: “Che tipo di ricostruzione vogliamo fare? Dove vogliamo andare? Vogliamo fare solo una ricostruzione strutturale, o vogliamo ricostruire il territorio nella sua interezza?..

Non basta ricostruire solo le case. Se la ricostruzione strutturale non viene accompagnata da un sostegno alle attività produttive e da una ricostruzione del tessuto sociale rischiamo di vederne il fallimento. Avremo solo case e chiese vuote che nessuno vivrà.

E questi aspetti debbono pertanto essere portati avanti insieme altrimenti rischiamo di curare un unico aspetto della ricostruzione e questo territorio intanto rischia di morire. La verità è che ogni giorno la nostra gente non ne può più. Non ne può più di aspettare”.

Ed ha concluso l’intervento sottolineando che occorre avere una visione organica, proponendo “una cabina di regia che coordini il tutto, perché procedere per risoluzione di problemi di settore, non approderebbe ai risultati sperati.

Risolveremo altrimenti un solo problema, ingolfandoci su tutto il resto e non riuscendo a dare quelle risposte che ognuno di noi deve dare, perché la storia la facciamo noi tutti insieme… La prima ricostruzione è quella sociale.

I dati assolutamente negativi di 24 suicidi in 4 anni e dell’aumento esponenziale nel consumo di farmaci ansiolitici parlano da soli. Ognuno di noi è responsabile anche del nostro futuro. Questo non è un territorio spettrale ma i nostri ragazzi hanno necessità di vedere riconosciuto il diritto ad avere una prospettiva in queste zone… La ricostruzione la facciamo ricostruendo la persona”.

Mentre da Cascia la Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, suor Maria Rosa Bernardinis, ha invitato gli italiani a non dimenticare la popolazione terremotata: “Invito tutta l’Italia a ricordare questo anniversario celebrando la tenacia, il coraggio e la forza che le comunità delle regioni colpite dal sisma 2016 dimostrano da ben cinque anni. Trasformando sempre più il dolore in motore di vita, mi auguro che il 30 ottobre sia la festa di un popolo che guarda avanti, fiero e consapevole di essere un valore assoluto per queste terre”.

La Madre Priora ha descritto la tempra della popolazione del Centro Italia: “Non ci siamo arresi né al terremoto né alla pandemia; ora è il momento di fermarci per renderci conto di quanto è stata importante la nostra ostinatezza a restare, e vivere con dignità e orgoglio, anche quando la terra trema sotto i piedi.

Così, proprio in questo giorno significativo, troveremo nuove energie per continuare ancora. Vedere le proprie case demolite potrebbe sembrare la fine di una vita, ma è anzi un nuovo inizio, più sicuro e sereno. Siamo noi a fare di un posto la nostra casa, perciò è necessario ricaricare lo sguardo di forza e speranza che ci ha portato fin qui ed è essenziale al domani. Quello in cui tutti potranno ricostruire ricordi, incontri e affetti nelle loro nuove case”.

Infine la claustrale ha rivolto un appello al presidente del Consiglio dei Ministri, chiedendo che  non siano resi vani gli sforzi fatti dalla popolazione: “Adesso che il Paese intero guarda alla ripartenza, è fondamentale che i territori terremotati non siano lasciati indietro; perciò vanno trattati dall’agenda politica come un’assoluta priorità.

Riconosco che diversi cantieri sono partiti e si stanno trovando fondi aggiuntivi, ma chiedo al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, di guidare la squadra di ministri a elaborare strategie e azioni concrete, in grado di fiancheggiare al meglio la tenacia della popolazione e collaborare per dare una svolta in tempi certi.

Auguro buon lavoro a lei e a tutti gli organi di governo perché siate i garanti del futuro di queste persone e queste terre, che aspettano solo di ricevere gli strumenti per riprendere in mano le loro vite in modo decisivo”.

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