Giornata mondiale del Rifugiato: i governi rispettino i diritti

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Sono almeno 100.000.000 le persone costrette a lasciare la loro patria: almeno 16.000.000 i rifugiati, 28.800.000 gli sfollati interni a causa di conflitto, 15.000.000 profughi a motivo di pericoli e disastri ambientali e 15.000.000 i profughi a causa di progetti di sviluppo. A questi vanno aggiunti circa 12.000.000 di apolidi. I governi stanno adottando politiche ‘sempre più restrittive’, mentre dovrebbero assicurare uno status di protezione sussidiaria.

“Oltre ai pericoli del viaggio – ha aggiunto il Papa – spesso queste famiglie si trovano a rischio di disgregazione e, nel Paese che li accoglie, devono confrontarsi con culture e società diverse dalla propria. Non possiamo essere insensibili verso le famiglie e verso tutti i nostri fratelli e sorelle rifugiati: siamo chiamati ad aiutarli, aprendoci alla comprensione e all’ospitalità. Non manchino in tutto il mondo persone e istituzioni che li assistano: nel loro volto, è impresso il volto di Cristo!”. Quindi papa Francesco ha ricordato il dovere di difendere la vita in tutte le sue fasi, in quanto la Chiesa ‘sente il dovere di manifestare la sua vicinanza ai rifugiati e alle persone forzatamente sradicate’, sia facendosi carico, nei limiti delle sue possibilità, dei loro problemi, sia prendendo le loro difese, anche ‘alzando la voce per farsi interprete di chi non riesce a farsi sentire’.

Nei giorni scorsi il presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti, card. Antonio Maria Vegliò, ed il presidente del Pontificio Consiglio ‘Cor Unum’, card. Robert Sarah, hanno presentato il documento ‘Accogliere Cristo nei rifugiati e nelle persone forzatamente sradicate. Orientamenti pastorali’: “Il nostro Documento è una guida pastorale che parte da una premessa fondamentale, (…) che ogni politica, iniziativa o intervento in questo ambito deve ispirarsi al principio della centralità e della dignità di ogni persona umana. (…) In effetti, qui sta il perno della dottrina sociale della Chiesa: ‘i singoli esseri umani sono il fondamento, la causa e il fine di ogni istituzione sociale’. Pertanto, rifugiati, richiedenti asilo e sfollati sono persone la cui dignità deve essere tutelata e, anzi, deve costituire assoluta priorità. Questa è anche la ragione per cui il Documento ricorda i diritti riconosciuti ai singoli rifugiati e che promuovono il benessere degli individui. Essi sono ben descritti nella Convenzione sui Rifugiati del 1951 agli articoli 12-30”.

Perciò secondo il presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti questo documento della Chiesa considera l’assistenza ai migranti un atto di giustizia ed i rifugiati sono persone la cui dignità deve essere tutelata, anche attraverso garanzie di lavoro: “Dopotutto, gli Stati hanno creato e ratificato queste Convenzioni per garantire che i diritti degli individui non rimangano soltanto ideali proclamati e impegni sottoscritti ma non onorati. Sono necessarie nuove politiche e pratiche innovative per i diversi gruppi di persone forzate allo sradicamento. Oltre ad assistere le vittime del traffico di persone, si potrebbero avviare campagne mirate ai consumatori, affinché abbiano consapevolezza delle condizioni di produzione dei manufatti e di coltivazione dei prodotti di consumo, incoraggiando l’introduzione del marchio di commercio, dei codici di condotta e delle politiche d’investimento. Tutto questo, infatti, potrebbe rafforzare dignitose condizioni di lavoro”.

Per quanto riguarda la situazione italiana nel rapporto annuale del Centro Astalli nel 2012 sono state appena 15.700 le domande d’asilo presentate, meno della metà rispetto all’anno precedente e un numero bassissimo, anche in termini assoluti, rispetto a quelli registrati nei principali Paesi europei. Nonostante questo, il totale dei pasti distribuiti dalla mensa (oltre 115.000) è rimasto quasi invariato rispetto al 2011, con una media giornaliera di pasti offerti superiore alle 400 unità. Tra le nazionalità più rappresentate, accanto a Costa d’Avorio, Afghanistan e Pakistan, per la prima volta si registra il Mali, teatro di una grave crisi internazionale: “Nonostante i dati rappresentino un fenomeno di dimensioni assolutamente gestibile di arrivi in Italia, siamo ancora lontani dall’avere un sistema nazionale per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati unitario, integrato e commisurato ai flussi di arrivo.

L’Emergenza Nord Africa, che poteva costituire un’occasione di ripensamento e valorizzazione di alcune esperienze positive attivate dalle Regioni, si è purtroppo chiusa senza alcuna progettualità, né per gli accolti né per il sistema, vanificando del tutto l’ingente investimento di risorse che aveva comportato. Le misure di integrazione rappresentano un punto particolarmente dolente nel già problematico sistema italiano. Molti titolari di protezione si trovano di fatto abbandonati a loro stessi, con ben poche opportunità di crearsi un percorso autonomo: ciò contribuisce a alimentare il fenomeno delle occupazioni, particolarmente grave a Roma, che vede centinaia di rifugiati vivere a margine della società, in condizioni di assoluto degrado. Insieme alla ricerca di un lavoro, l’affitto di un alloggio è la sfida più difficile: l’onerosità delle locazioni e gli anticipi richiesti scoraggiano anche chi può contare su un impiego stabile”.

Inoltre le vittime di tortura che nello scorso anno si sono sottoposte a una visita per il rilascio del certificato medico-legale da presentare alla Commissione Territoriale sono state 267, con un incremento di oltre il 60% rispetto all’anno precedente: “Il dato che desta maggiore preoccupazione è che molto spesso queste persone, pur tanto provate, non riescono ad accedere a misure di accoglienza adeguate: il 22% delle 439 vittime di tortura seguite dal Centro di orientamento legale ha dichiarato di vivere per strada, in edifici occupati o di essere saltuariamente ospitati da amici e conoscenti”.

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