Curato da Spadaro, il Francesco Bergoglio pensiero da Netflix diffuso a livello mondiale. La Chiesa Cattolica Romana ridotta a sfondo scenico. Il tempo è galantuomo, restituirà tutto a tutti

Condividi su...

Giovedì 21 ottobre 2021 è stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, dove un anno fa si era visto il discusso docu-film “Francesco” di Evgeny Afineevsky, una nuova iniziativa editoriale, da Padre Antonio Spadaro, S.I. definita «Docuserie #Netflix su #PapaFrancesco»: “Stories of a Generation”, prodotta da Stand By Me e diretta da Simona Ercolani, con la consulenza editoriale dello spin doctor del Papa regnante, nonché Direttore de La Civiltà Cattolica, sarà diffusa da Netflix dal giorno di Natale, sabato 25 dicembre 2021, in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo e visibile anche su Sky Q e tramite la App su Now Smart Stick.

La Presentazione di “Stories of a Generation” con il Direttore de La Civiltà Cattolica, Padre Antonio Spadaro, S.I. alla Festa del Cinema di Roma, 21 ottobre 2021.

In occasione della presentazione alla Festa del Cinema di Roma di “Stories of a Generation”, il giornalista freelance Marco Grieco ha scritto il 22 ottobre 2021 su Domani: «Il film su papa Francesco che approda su Netflix riduce la chiesa a uno sfondo. La barca di Pietro guidata da papa Francesco ora approda anche su Netflix. Francesco si destreggia tra televisione e carta stampata non istituzionale bypassando il dicastero vaticano della comunicazione per rivolgersi a un pubblico poco avvezzo ai media vaticani. La promozione degli ultimi prodotti editoriali sulle piattaforme streaming Discovery+ e Netflix rappresenta l’ultimo atto di una strategia autonoma».

Anche se l’articolo di Grieco alcuni errori minori e qualche imprecisione, è comunque «un’interessante analisi sull’immagine mediatica dell’attuale Pontificato», come scrive MiL-Messainlatino.it (e di cui abbiamo già parlato ampiamente in passato). Quindi, lo condividiamo di seguito, insieme ad alcune link della nostra copertura collegata.

I Vatican Media – e affiliati – sono stati impegnati in una promozione massiccia di “Stories of a Generation”. Qui la presentazione su L’Osservatore Romano.

“Stories of a Generation” è spirato a “Sharing the Wisdom of Time”, il pluripremiato libro di Papa Francesco a cura del suo spin doctor Spadaro, edito da Loyola Press e in Italia da Marsilio con il titolo “La saggezza del tempo”. Lo stesso Spadaro il 22 ottobre ha scritto in un Tweet: «Arriva Love, il primo episodio di Stories of a generation con Papa Francesco. Quattro episodi che toccano grandi temi che accomunano l’essere umano: l’amore, i sogni, la lotta, il lavoro».

In un altro Tweet, sempre della lunga serie del 22 ottobre, Spadaro scrive: «Papa Francesco, Martin Scorsese e tanti eroi della vita quotidiana. Un dialogo tra giovani e anziani. Con le mie conversazioni con il Pontefice che accompagna le storie».

Poi, presentando con un Tweet il Netflix Official Teaser di “Stories of A Generation”, Spadaro rivela: «#PapaFrancesco in dialogo con le generazioni. Storie di vita vera e il contributo del Papa che si racconta generosamente in conversazioni che abbiamo realizzato in 2 lunghe sessioni».

Netflix Official Teaser di “Stories of A Generation”.

Nelle quattro puntate giovani cineasti hanno raccolto le testimonianze di donne e uomini over settanta. In questa specie di “dialogo tra le generazioni”, Papa Francesco è uno dei testimoni e, insieme, rappresenta il filo rosso che lega gli episodi tra di loro. «Il Pontefice non ha voluto essere al centro del racconto ma entrare in quel dialogo tra le generazioni che vuole essere un messaggio per il futuro», ha detto Antonio Spadaro. La narrazione papale… l’ha affidato a e nel contempo affossato nell’incipit, con un altro Tweet del 22 ottobre: «Docuserie #Netflix su #PapaFrancesco: Il Papa è stato così autenticamente spontaneo perché ha messo come condizione che voleva solo essere uno degli intervistati e che non ci si concentrasse solo di lui. Così è stato e lui ha mostrato tutta la sua umanità». La regista Simona Ercolani ha spiegato: «Il Papa conosce le storie di Stories of a Generation, gliele abbiamo raccontate e lui le ha apprezzate. Speriamo che presto possa guardare la serie». Ogni episodio si apre proprio con le considerazioni di Bergoglio che si alternano ai racconti degli altri testimoni».

Presentazione di “Stories of a Generation” sull’emittente della Conferenza Episcopale Italiana, TV2000.

Condividendo con uno dei suoi Tweet del 22 ottobre la presentazione di “su TV2000, Spadaro scrive: «#PapaFrancesco, Martin Scorsese e tanti “santi della porta accanto”. In una docuserie in 4 puntate raccontano il sistema nervoso di una vita umana».

Al Festa del Cinema di Roma è stato proiettato il 21 ottobre in anteprima mondiale “Love”, la prima puntata di “Stories of a Generation”, in cui si parla di amore con il regista Premio Oscar Martin Scorsese, con Estela Barnes de Carlotto (la donna argentina che ha dato vita al movimento “Abuelas de Plaza de Mayo”, un gruppo di anziane indomite che si mettono alla ricerca di tutti i bambini desaparecidos della dittatura militare), con Jane Goodall (la celebre etologa inglese che ripercorre gli studi che hanno rivoluzionato il modo in cui gli esseri umani si relazionano agli animali, svelando il segreto dietro il suo lavoro: l’amore), con Vito Fiorino (il gelataio di Lampedusa che il 3 ottobre 2013 ha salvato con la sua piccola barca 47 migranti che stavano per affogare), con Carlos e Cristina Solis (sposati da più di 50 anni e appassionati di tango).

Papa Francesco durante le riprese di “Stories of a Generation”.

«Nel primo episodio, Papa Francesco viene interrogato sul significato dell’amore e parla del rapporto con sua nonna Rosa e della passione per il tango» (SkyTG24, 6 ottobre 2021). «Mi piace il tango, l’ho anche ballato. Guidare ed essere guidati, prendersi la responsabilità di guidare l’altro: sono immagini di tenerezza. Il tango è una melodia che evoca nostalgia e speranza», racconta papa Francesco nel primo episodio. Dal tango all’amore, il passo è breve: «Quando confesso le giovani coppia sposate chiedo loro una cosa: “Giocate con i figli? È questa la chiave, la gratuità del gioco. L’amore è gratuito o non è amore».

Alle parole di Papa Francesco sui figli si collega Martin Scorsese, che intervistato dalla sua figlia Francesca si si racconta, ricorda i suoi genitori: «Erano legati nello spirito, avevano un legame spirituale che non riesco a descrivere») e l’incontro con Helen Morris, sposata nel 1999: «Avevo 55 anni, era passata già una vita; avevo due figlie bellissime ma non ero più sposato con le loro madri, mancava qualcosa». Mancava, appunto lei, oggi malata di Parkinson: «Quando Scorsese venne da me, la moglie era malata e lui era la grande star. Eppure lui disse: “Lei è più importante di tutti i miei successi, di tutti i miei film, di tutte le cose che ho fatto. Questa donna è tutto ciò di cui mi importa” – ricorda Papa Francesco – . Questo merita più premi dei suoi film, che sono eccezionali. Amare un malato significa mettersi nei suoi panni. Vuole essere guardato, tenuto per mano, ma con la bocca chiusa. L’amore è vicinanza».

Martin Scorsese intervistato da sua figlia Francesca per “Stories of a Generation”.

«Per la prima volta, il regista Premio Oscar Martin Scorsese svela aspetti della sua vita attraverso un’intervista intima, girata da sua figlia, la regista ed attrice Francesca Scorsese, e accompagnata da video di famiglia assolutamente inediti. Dopo aver perso la figlia durante la dittatura dei generali in Argentina e smarrito le tracce di suo nipote – sottratto alla madre in carcere» (SkyTG24, 6 ottobre 2021).

Francesco e la Chiesa ridotta ad un fondale scenico
di Luigi
MiL-Messainlatino.it, 25 ottobre 2021


Sul quotidiano Domani è apparsa, nel numero di sabato 23 ottobre 2021 [QUI], un’interessante analisi sull’immagine mediatica dell’attuale Pontificato.

Da notare come molte delle persone scelte dal Santo Padre per la cura della comunicazione, non tutte ovviamente, abbiano un curriculum “chiacchierato”…

Leggendo l’articolo ci si rende conto che ormai il Santo Padre non si occupi più del Magistero ma si dedichi, esclusivamente o quasi, ad interviste televisive o meno e a discorsi che nulla hanno a che fare col ministero petrino, impartendo, da ultimo, lezioni di economia politica, sindacale, etc. Ma sorprendente risulta pure che il “ministero” o Dicastero della comunicazione, da lui stesso creato, viene tenuto in pochissima considerazione lasciando l’iniziativa in merito ad altri “consulenti” da lui personalmente scelti.

In effetti, come recita il titolo dell’articolo, durante il Pontificato di Francesco la Chiesa è stata ridotta ad un fondale scenico.

Il film su papa Francesco che approda su Netflix riduce la chiesa a uno sfondo
di Marco Crieco
Domani, 22 ottobre 2021


La barca di Pietro guidata da papa Francesco ora approda anche su Netflix. La piattaforma di intrattenimento on demand, che due anni fa aveva pubblicizzato l’uscita del controverso film I due papi sulla facciata di un palazzo vaticano in via della Conciliazione, il prossimo Natale darà spazio al papa – stavolta vero – con Stories of a Generation, la docuserie ispirata al libro La saggezza del tempo, curato dal direttore de La civiltà cattolica, Antonio Spadaro.

Lo ha reso noto proprio il gesuita via Twitter, annunciandone la proiezione esclusiva alla Festa del cinema di Roma. Un anno fa, alla stessa kermesse cinematografica, aveva fatto parlare di sé il film di Evgeny Afineevsky dove il papa sosteneva la parificazione civile per le coppie dello stesso sesso.

Polveroni mediatici a parte, il 2021 segna la consacrazione di papa Francesco sugli schermi televisivi, pubblici e privati. Il 4 gennaio, la Rai manda in onda il documentario La sorpresa di Francesco, un collage dei suoi backstage nel Giubileo della misericordia. Lo stesso tono informale pervade la lunga intervista che il 10 gennaio il papa rilascia al vaticanista di Mediaset, Fabio Marchese Ragona. Per l’occasione, l’emittente privata gli dedica uno speciale in prime time.

Francesco si destreggia, così, tra televisione e carta stampata non istituzionale bypassando il dicastero vaticano della comunicazione per rivolgersi a un pubblico poco avvezzo ai media vaticani. In quelle stesse settimane La gazzetta dello sport e Sportweek lanciano quella che viene chiamata «l’enciclica laica» sullo sport. Artefice è don Marco Pozza, sacerdote veneto scelto da Francesco per promuovere la sua comunicazione ufficiosa fuori dalle mura leonine. Il fatto che del settimanale sportivo non sia stata fatta menzione su Vatican News sottintende la prima crepa tra la comunicazione ufficiale e quella parallela del pontefice.

Per diffondere il suo verbo a cristiani e gentili, sempre a gennaio Bergoglio fa rimaneggiare la benedizione Urbi et Orbi di Natale per Vanity Fair Italia, testata a cui Simone Marchetti ha dato una precisa impronta d’inclusione Lgbt. E sempre in casa Condé Nast, è padre Spadaro a scrivere sul numero di gennaio di Vogue Italia un testo sull’ecologia integrale di Francesco.

La promozione degli ultimi prodotti editoriali sulle piattaforme streaming Discovery+ e Netflix rappresenta, quindi, l’ultimo atto di una strategia autonoma.

L’importante è comunicare

Online, l’impronta autorale prevede una struttura incentrata sulla figura del papa. Andata in onda lo scorso marzo fino alla domenica di Pasqua, la serie tv Vizi e virtù, realizzata da Officina della comunicazione per Discovery Italia, è concepita come una semplice catechesi con scampoli di morale, inframmezzata da riprese hd nella Cappella degli Scrovegni. Niente di innovativo, se l’attenzione non fosse tutta catalizzata sulla figura di Francesco.

Anche in questo caso, c’è lo zampino di don Pozza, che compare in tv a partire dal 2007 con Il testimone di Pif, per diventare presenza stabile del palinsesto prima di Tv2000 poi di Discovery Italia.

Il prete diviso tra il ministero nel carcere padovano di “Due palazzi” e casa santa Marta alterna colletto bianco a sneaker con qualche malumore tra gli addetti vaticani. Bergoglio, dal canto suo, non aiuta. Ha atteso otto anni per visitare la sede dei media vaticani su via della Conciliazione e, quando lo ha fatto, ha usato parole forti: «Ho soltanto una preoccupazione […]: quanti ascoltano la radio e quanti leggono L’Osservatore Romano? Perché se il nostro lavoro è per arrivare alla gente […], la domanda che voi dovete fare è: a quanti arriva?», si domanda con retorica Francesco, arrivando a paventare il rischio che il “monte” di Palazzo Pio stia partorendo un topolino.

Un dicastero difficile

La linea di Francesco sulla comunicazione rivela in nuce un paradosso. È il papa ad aver istituito, con una lettera apostolica in forma di motu proprio datata 27 giugno 2015, quella segreteria per la comunicazione che, da lì a due anni, sarebbe diventata in toto un dicastero. A capo ha chiamato l’ex giornalista Rai Paolo Ruffini per riordinare l’intero apparato amministrativo che, con circa 500 giornalisti, generava un salasso annuale di 43 milioni di euro.

A distanza di due anni dalle sue dimissioni come prefetto della segreteria per la comunicazione, oggi il vice cancelliere delle pontificie accademie delle scienze appare come il deus ex machina di diversi prodotti editoriali. A proposito del controverso film di Evgeny, così la produttrice milanese Eleonora Granata ha dichiarato a Cinecittà News: «Uno dei momenti più emozionanti che ricordo è quando abbiamo finalmente incontrato il cardinale Dario Viganò [che cardinale non è. Ndr], un incontro andato benissimo che ci diede il vero accesso al Vaticano». Accesso che ha permesso di attingere all’intervista integrale del papa alla tv messicana Televisa, che i media vaticani avevano opportunamente tagliato nelle menzioni di Bergoglio alle unioni civili.

Trasparenza a metà

Seppure nuovo, guidato da un laico e composto da un team di giovani professionisti, il dicastero della comunicazione eredita l’atteggiamento catacombale su questioni delicate per la curia, come la tematica Lgbt. Occorre sviscerare la stampa estera per scoprire, in un’intervista sul New York Times, che un anno fa il dicastero aveva contattato il giornalista e biblista Francesco Lepore, ex sacerdote in Vaticano, per un’eventuale collaborazione, con la clausola di mantenere il silenzio sia sulla collaborazione che sui pagamenti: «Perché chiaramente non posso essere visto» ha dichiarato Lepore, dichiaratamente omosessuale, al corrispondente Jason Horowitz. Ne emerge così un’operazione trasparenza sul lato amministrativo, meno su altri aspetti.

Nel dicastero, Francesco tesse anche la rete di risorse umane: i documentari del papa sono presentati in anteprima alla Festa del cinema di Roma, diretta da Antonio Monda, fratello di Andrea, direttore de L’Osservatore Romano. Entrambi sono in stretti rapporti con padre Antonio Spadaro, a sua volta direttore de La Civiltà Cattolica e ritenuto anzitempo lo spin doctor del pontefice.

A proposito dell’iconica statio orbis in una piazza san Pietro deserta il 27 marzo 2020, il vaticanista Piero Schiavazzi l’ha definita sull’Huffington Post: «Un anticipo di risurrezione, politico e mediatico […]. Mai l’ignaziano Francisco avrebbe immaginato quando sembrava ormai avviata la curva discendente, di trovarsi di nuovo al vertice della hit, complice il repentino appannamento di tutte le altre leadership».

Non è il solo analista ad aver osservato come la regia a tratti hollywoodiana dell’evento abbia rinverdito l’immagine sbiadita del papa. Non è stato per nulla casuale aver posto sotto la pioggia battente un crocifisso del Cinquecento senza alcuna protezione, lasciando che la pioggia lo alterasse irrimediabilmente. Il giorno dopo, così riportava Il Messaggero: «Il legno antico con l’umidità prolungata rischia quasi di “esplodere” e ci si chiede perché non sia stato messo sotto una tettoia per proteggerlo dalla pioggia. L’impressione è che dietro l’iniziativa ci fosse una logica di audience televisiva».

Lo confermeranno i numeri poco dopo: 5,5 milioni di visualizzazioni sul canale YouTube di Vatican News. Il piano toccato è volutamente emotivo, come conferma l’editoriale a firma di Andrea Tornielli, che accosta «il crocifisso bagnato dalle lacrime» al «papa solo nella piazza vuota»: «Il crocifisso, con la pioggia battente che gli irrigava il corpo, così da aggiungere al sangue dipinto sul legno quell’acqua che il Vangelo ci racconta essere sgorgata dalla ferita inferta dalla lancia.

Persino Maria, Salus populi Romani, incapsulata nella teca di plexiglass divenuta opaca a causa della pioggia, è sembrata cedere il passo, quasi scomparire, umilmente, di fronte a Lui, innalzato sulla croce per la salvezza dell’umanità» scrive il giornalista.

Sono superati i tempi in cui un papa metteva in guardia dalla libertà di stampa con l’enciclica Mirari Vos (Gregorio XVI, 1832). Si ha, però, l’impressione che oggi un papa, peraltro proveniente da un paese dove Evita Peron ha fatto della comunicazione politica un tratto autobiografico, rappresenti l’alfa e l’omega di una macchina mediatica che rischia di ridurre la chiesa a un fondale scenico.

Postilla

«Ma la Chiesa non è solo la gerarchia, ogni cristiano battezzato è Chiesa e lo Spirito Santo non sarà mai un fondale scenico. Prima o poi un vento gagliardo scuoterà ancora le porte e molti saranno spazzati via» (Cit.).

Free Webcam Girls
151.11.48.50