Papa Francesco chiede di non abbandonare i migranti

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“Esprimo la mia vicinanza alle migliaia di migranti, rifugiati e altri bisognosi di protezione in Libia: non vi dimentico mai; sento le vostre grida e prego per voi. Tanti di questi uomini, donne e bambini sono sottoposti a una violenza disumana. Ancora una volta chiedo alla comunità internazionale di mantenere le promesse di cercare soluzioni comuni, concrete e durevoli per la gestione dei flussi migratori in Libia e in tutto il Mediterraneo. E quanto soffrono coloro che sono respinti! Ci sono dei veri lager lì”.

Da questo appello di papa Francesco al termine della recita dell’Angelus di domenica scorsa è partita la riflessione dei vescovi per garantire il rispetto dei diritti umani: “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare (verbi indicati dal papa) restano la bussola da seguire per affrontare la questione migratoria e trovare soluzioni adeguate a un dramma che continua a mietere vittime e infliggere sofferenze. Si tratta di una situazione che non può essere più ignorata”.

I vescovi italiani invitano tutti i Paesi a non abbandonare i migranti: “Per questo, la Presidenza, assicurando che la Chiesa italiana, alla luce dell’enciclica ‘Fratelli tutti’, proseguirà nella sua intensa opera in favore degli ultimi, auspica che anche la Comunità internazionale si faccia carico dei bisogni dei migranti e dei profughi, perché nessuno sia più costretto a fuggire dalla propria terra e a morire nei viaggi verso un futuro migliore. Solo ascoltando il grido degli ultimi si potrà costruire un mondo più solidale e giusto per tutti”.

Inoltre auspicano che si avveri il ‘sogno’ di pace di Giorgio La Pira: “Il Mediterraneo deve tornare ad essere culla di civiltà e di dialogo, nello spirito della fratellanza già incoraggiato nel secolo scorso da Giorgio La Pira, nel cui ricordo i Vescovi dei Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum si ritroveranno (per iniziativa della CEI) a Firenze, dal 23 al 27 febbraio 2022, per riflettere sul tema della cittadinanza… La Presidenza CEI chiede di non volgere più lo sguardo altrove e invita tutte le comunità cristiane a unirsi alla preghiera di papa Francesco”.

Infatti il numero di migranti e rifugiati trattenuti nei centri di detenzione a Tripoli è triplicato negli ultimi giorni, come ha dichiarato Medici Senza Frontiere (MSF) che fornisce cure mediche in tre centri della capitale libica. MSF è profondamente turbata da questo aumento, un diretto risultato di arresti di massa di migranti e rifugiati, inclusi donne e bambini, cominciati lo scorso 1° ottobre.

Nella scorsa settimana almeno 5.000 persone sono state rastrellate intorno a Tripoli dalle forze di sicurezza governative. Secondo i racconti, molte delle persone sono state prese all’interno delle loro abitazioni e sottoposte a gravi violenze fisiche, compresa la violenza sessuale, come ha affermato afferma Ellen van der Velden, responsabile delle operazioni di MSF in Libia:

“Stiamo vedendo le forze di sicurezza adottare misure estreme per detenere arbitrariamente più persone vulnerabili all’interno di strutture gravemente sovraffollate e dalle condizioni disumane. Intere famiglie che vivono a Tripoli sono state fermate, ammanettate e trasportate in diversi centri di detenzione.

C’è chi è stato ferito e chi persino ha perso la vita, mentre diverse famiglie sono state divise e le loro case ridotte in cumuli di macerie. Ora più che mai, migranti e rifugiati vivono in una situazione di pericolo, anche perché per la seconda volta quest’anno i voli umanitari sono stati sospesi senza motivo”.

Negli ultimi giorni, le équipe di MSF sono riuscite a visitare due centri di detenzione dove sono trattenute le persone arrestate nei recenti raid: Shara Zawiya e Al-Mabani (Ghout Sha’al).

Nel centro di detenzione di Shara Zawiya, che normalmente trattiene 200-250 persone, i team di MSF ne hanno viste più di 550, tra cui donne in gravidanza e bambini appena nati rinchiusi nelle celle.

Circa 120 persone erano costrette a dividersi lo stesso bagno, fuori dalle loro celle c’erano secchi pieni di urina. Al momento della distribuzione dei pasti, è scoppiata una grande agitazione, le donne hanno protestato contro le condizioni in cui sono trattenute all’interno del centro.

Nel centro di detenzione di Al-Mabani, i team di MSF hanno visto le celle così sovraffollate che le persone all’interno erano costrette a stare in piedi. Centinaia di donne e bambini sono trattenuti all’aperto, senza zone d’ombra o ripari.

Un membro del team di MSF ha raccolto la testimonianza di alcuni uomini che hanno detto di non mangiare da tre giorni, mentre diverse donne hanno raccontato di ricevere al giorno un unico pasto composto da un pezzo di pane e formaggio. Molti uomini erano in stato di incoscienza e in necessità di ricevere cure mediche urgenti.

Per questo MSF ha lanciato un appello alle autorità libiche per fermare gli arresti di massa di migranti e rifugiati vulnerabili e per rilasciare tutte quelle persone trattenute nei centri illegittimamente. MSF, inoltre, ha chiesto con urgenza alle autorità, con il supporto delle organizzazioni interessate, di identificare delle alternative sicure e dignitose alla detenzione e permettere la ripresa immediata dell’evacuazione umanitaria e dei voli di reinsediamento fuori dalla Libia.

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