Il X Pellegrinaggio Ad Petri Sedem del Populus Summorum Pontificum si svolgerà a Roma dal 29 al 31 ottobre 2021

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Come è ormai consuetudine, il X Pellegrinaggio Ad Petri Sedem del Populus Summorum Pontificum inizierà venerdì 29 ottobre 2021 alle ore 17.30 nella Basilica di Santa Maria ad Martyres-Pantheon, con il canto dei Vespri presieduto da Mons. Marco Agostini, Officiale nella Seconda Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato e Cerimoniere pontificio.

Il giorno dopo, sabato 30 ottobre 2021 alle ore 09.30 nella Basilica dei Santi Celso e Giuliano in via del Banco di Santo Spirito 52, non lontano dal Tevere, si svolgerà l’Adorazione del Santissimo Sacramento, presieduto dal Canonico Antoine Landais, ICRSP, Priore dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote. Poi, alle ore 10.30 si partirà in processione dalla Basilica di San Celso e San Giuliano, attraverso il Ponte Sant’Angelo e la via della Conciliazione per la Basilica di San Pietro, dove alle ore 11.30 all’altare della Cattedra verrà celebrata la Santa Messa principale del Pellegrinaggio da Mons. Patrick Descourtieux, Capo Ufficio nella Congregazione per la Dottrina della Fede, membro dell’Istituto Romano della Società di Görres, patrologo di provata esperienza sui Padri latini e greci della Chiesa.

Infine, domenica 31 ottobre 2021 alle ore 11.00 nella Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini in piazza della Trinità dei Pellegrini 1 verrà celebrata la Santa Messa di chiusura del pellegrinaggio da Don Claude Barthe, Animatore del Consiglio Ecclesiastico del Coetus Internationalis Summorum Pontificum e Cappellano del Pellegrinaggio Ad Petri Sedem del Populus Summorum Pontificum.

Il Pellegrinaggio viene organizzato ed animato dal Coetus Internationalis Summorum Pontificum, che riunisce 12 associazioni, le quali operano di concerto per il buon andamento del pellegrinaggio romano: Foederatio Internationalis Una Voce, CNSP – Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum, Notre-Dame de Chrétienté, Latin Mass Society, Pro Missa Tridentina, Orémus – Paix Liturgique, Una Voce España, Una Voce Italia, Una Voce France, Senza Pagare, CIEL, Fœderatio Internationalis Juventutem.

Dopo l’Assemblea Generale del 2020, il Consiglio Ecclesiastico del Coetus Internationalis Summorum Pontificum viene animato da Mons. Claude Barthe aiutato da 5 sacerdoti assistenti: Don Giorgio Lenzi, IBP (Istituto del Buon Pastore); Don William Barker, FSSP (Fraternità Sacerdotale San Pietro); Canonico Marco Cunéo, Rettore dei Santuari di San Bartolomeo al Mare e di Nostra Signora della Rovere, Diocesi di Albenga; Canonico Antoine Landais, ICRSP (Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote); Don Nuno Castello-Branco Bastos, sacerdote diocesano.

Premessa e metodo

Quante volte ci sentiamo obiettare, con occhi più̀ che meravigliati, «va bene tutto ma no, il latino no!», quando confidiamo che andiamo ad assistere alla Santa Messa in Rito Antico piuttosto che a quella moderna. Quante volte ci siamo sentiti dire, persino da affetti cari, «fai parte di una setta!».

Abbiamo dunque avvertito il bisogno di riordinare, fermare su carta per poter trasmettere, pensieri e parole sulla Messa cattolica, sulla Verità̀, per rispondere misericordiosamente, avverbio in questi anni così tanto di moda e mai così tanto volutamente distorto nel suo significato cattolico, agli affettuosi rilievi. Rendere così onore alla maestosa bellezza dell’Antico Rito, che è la stessa bellezza di Cristo, rendere omaggio alla sua storia.

Pensieri e parole per capire come essa sia stata «rinchiusa», da sedicenti cattolici, nelle segrete del castello postconciliare e perché́ poi si sia cercato un suo recupero, almeno parziale, con san Giovanni Paolo II e soprattutto con papa Benedetto XVI. Pensieri e parole che evidenzino le profonde differenze con la Messa attuale del post‐Concilio e promulgata da Paolo VI nel 1969.

Pensieri e parole che vorrebbero suscitare, nei cari lettori, almeno una goccia di «santa curiosità̀» perché́ possano provare, a Dio piacendo, ad avvicinarsi alla Messa in Rito Antico per entrare nel profondo del cattolicesimo romano, per capire come hanno celebrato per venti secoli i nostri Santi del Cielo fino a 50 anni fa, quando qualcuno, in maniera improvvida, decise che quella celebrazione ricca di due millenni di storia e di celeste tradizione, non era più in linea con il mondo moderno.

Per avvicinarsi alla Santa Messa di Rito Antico non serve molto: un cuore ben predisposto alla scoperta della Verità̀ e della bellezza, in una parola di Cristo, e in mano un messalino latino/italiano facilmente acquistabile in una libreria fisica oppure online. E, per chi è più tecnologico, l’app Vetus Ordo dove è possibile trovare i testi affiancati latino/italiano di ogni Santa Messa giornaliera.

Non abbiamo studi classici, purtroppo, non conosciamo il latino, se non qualche preghiera, per cui dobbiamo profonda gratitudine alle Madri dell’Istituto Dottrina Cristiana di Via Poerio a Monteverde Vecchio, a Roma, quando, nell’età̀ della spensieratezza, le hanno insegnate a noi marmocchi tra un abbecedario e un pallone.

Questo nostro lavoro non ha nessun intento teologico. Anzi, già sentiamo gli echi delle parole di cari amici sacerdoti che avranno certamente da ridire. Ci perdonino reverendi Padri: siamo umili lavoratori nella vigna del Signore, come disse qualcuno più autorevole di noi, e non ci rassegniamo a veder trascurare, se non addirittura osteggiare, da larga parte del clero di Santa Madre Chiesa, che è sempre stata maestra di bellezza, un così grande tesoro qual è la Messa in Rito Antico. Questo lavoro non ha neppure la pretesa di completezza: ogni singolo aspetto affrontato in questo libro avrebbe bisogno di approfondimenti specifici, chissà̀ in future pubblicazioni… lasciamo alla Provvidenza la nostra guida.

Questo lavoro vuole essere semplicemente un atto d’amore che sentiamo di offrire alla Messa in Rito Antico, sperando di rendervi partecipi di cotanta maestosità̀.

E inizieremo ricordando cos’è la Messa cattolica, e il ruolo del Concilio di Trento e di san Pio V nella sua definizione; proseguiremo poi verso i nostri giorni raccontando in sintesi le vicende che l’hanno travolta, vicende legate al Concilio Vaticano II e al post-Concilio, fino alla sua riabilitazione nel 2007 grazie al Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI. All’interno della linea temporale dovremmo fare una necessaria sosta per dare un accenno alla concezione luterana della celebrazione liturgica, accenno utile per capire la messa post- conciliare. Scenderemo poi nel dettaglio per affrontare le principali differenze fra le due celebrazioni e proveremo a trasmettervi e farvi partecipi della bellezza del latino, del canto gregoriano e del silenzio nella Messa in Rito Antico (chiamata anche di rito Romano o Vetus Ordo, per distinguerla dal Novus Ordo postconciliare). Infine, due testi, in appendice, ripresi integralmente da due siti internet di riferimento per chi scrive (di ambedue sono indicati in nota i link). Nel primo, La Messa tridentina non è vera perché́ è bella, ma è bella perché́ vera, tratto dal sito Il Cammino dei Tre Sentieri, il direttore Corrado Gnerre descrive, come meglio non si potrebbe, il rapporto tra bellezza e Verità̀ nella Messa in Rito Antico. Il secondo articolo ha come titolo Lettera a un sacerdote del «Summorum Pontificum» ed è tratto dal blog di Cesare Baronio. La lettera, molto emozionante, tutta da leggere, testimonia le difficoltà in cui si trovano i sacerdoti che vogliono celebrare in Rito Antico, specialmente in questi tempi.

Chiude questo piccolo approfondimento l’appendice n. 3, molto sintetica, su come si svolge la Messa in Rito Antico e nella quale abbiamo inserito i testi delle preghiere più recitate.

Rito antico dunque: ma cosa intendiamo per rito? Papa Benedetto XVI, nella sua prefazione al libro di A. Rein, Lo sviluppo organico della liturgia (Cantagalli Editore, 2013), scrive: Il «rito», e cioè̀ la forma di celebrazione e di preghiera che matura nella fede e nella vita della Chiesa, è forma condensata della Tradizione vivente, nella quale la sfera del rito esprime l’insieme della sua fede e della sua preghiera, rendendo così sperimentabile allo stesso tempo, la comunione tra le generazioni, la comunione con coloro che pregano prima di noi e dopo di noi. Così il rito è come un dono fatto alla Chiesa, una forma vivente di parádosis [la trasmissione della Tradizione, N.d.A.].

Una doverosa precisazione alla fine di questa introduzione: il testo che presentiamo è stato composto dopo mesi di dibattiti, di studio e di preziose letture (oltre naturalmente alla frequentazione, ormai da oltre due anni, della Santa Messa in Rito Antico). È un pamphlet composto da tutti questi apporti razionalizzati ed espressi nel testo, con i dovuti richiami, i cui autori ringraziamo anticipatamente. Vi invitiamo ad approfondire questo nostro elaborato attraverso la lettura integrale dei testi citati, i cui riferimenti troverete nelle diverse note a piè di pagina.

Massimo Cicero

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