Cinquanta Euro. «Solo chi guarda col cuore vede bene, perché sa “vedere dentro”». #EverlyneProgram2021

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Come avevo promesso il 6 ottobre scorso in risposto ad un suo messaggio WhatsApp, di dargli una mano a far conoscere il nuovo programma di solidarietà #EverlyneProgram2021, oggi riporto – anche se con ritardo (ma mi perdonerà, perché è uomo buono di cuore) – ampi stralci dal “Report 48” di Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami. I nostri attenti lettori dal cuore grande lo conoscono bene, visto che di lui e delle sue attività abbiamo parlato già più volte. Don Gigi inizia il racconto del suo quarantottesimo viaggio della carità e della solidarietà cristiana, con la frase che abbiamo riportato nella seconda parte del titolo (la prima e la terza parte diventeranno chiare di seguito, con le sue parole che riportiamo), pronunciata da Papa Francesco e che ha guidato il suo più recente viaggio in Africa: «Solo chi guarda col cuore vede bene, perché sa “vedere dentro”».

La citazione nel titolo e con cui Don Gigi inizio il suo “Report 48”, è presa dall’omelia del Santo Padre nella Santa Messa della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio – LIII Giornata Mondiale della Pace, il 1° gennaio 2020 nella Basilica Papale Vaticana: «(…) Ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio, nato da donna. Dal corpo di una donna è arrivata la salvezza per l’umanità: da come trattiamo il corpo della donna comprendiamo il nostro livello di umanità. Quante volte il corpo della donna viene sacrificato sugli altari profani della pubblicità, del guadagno, della pornografia, sfruttato come superficie da usare. (…) È proprio della donna prendere a cuore la vita. La donna mostra che il senso del vivere non è continuare a produrre cose, ma prendere a cuore le cose che ci sono. Solo chi guarda col cuore vede bene, perché sa “vedere dentro”: la persona al di là dei suoi sbagli, il fratello oltre le sue fragilità, la speranza nelle difficoltà; vede Dio in tutto (…)».

Con il recente viaggio di Don Gigi in Kenya è nato l’#EverlyneProgram2021, un programma con il quale l’Associazione Amici di Santina Zucchinelli Onlus – di cui egli è il Presidente – vuole garantire dialisi e flaconi di sangue a malati terminali che vivono in miseria. Si tratta dei loro ultimi mesi di vita, e forse i più terribili. L’importo è notevole: ogni settimana una dialisi ed una trasfusione costano 110 Euro. Gli Amici di Santina hanno stanziato la somma di 1.500 + 222 Euro per un totale di 1.722 Euro, per garantire alla giovane mamma Halima una vita più dignitosa vicino al piccolo Haron. Speriamo che la povera malata possa giungere a Natale e vedere prima di morire il bimbo compiere tre anni. L’Associazione ha predisposto un bel video.

Caro mio attente lettore, ti invito a guardare il video che segue. Almeno guardalo, se non ce la fai a leggere quanto segue, ma ti consiglio vivamente di auto-amministrarti il pugno nello stomaco, per diventare vivo, leggendo della Morte. Con Don Gigi ti chiedo: cosa hai tu da fare per non leggere? Intanto, perché non ci dedichi otto (8) minuti del tuo prezioso tempo e guardi il video? Sarebbe importante per tutti gli Amici di Santina, che tu potessi vedere questo video e diffonderlo, girando il link [https://youtu.be/4ke-Zk4NoHI] ai tuoi contatti WhatsApp e Messenger, condividendolo sui tuoi social. Gli Amici di Santina attendano il tuo aiuto. In questo modo aiuterai Halima a vivere dignitosamente la sua ultima dolorosa parte di vita.

Don Gigi inizia il 22 settembre scorso a scrivere il suo “Report 48” seduto vicino ad una palma dalla quale un bambino appena ha fatto cadere una noce di cocco. Si mette a scrivere con la noce di cocco sul tavolo, sorseggiando tranquillamente il latte di cocco. E la sua mente va alla frase del Papa che abbiamo citato prima: «Sono arrivato in Kenya per un programma intenso e ricco 12 giorni vissuti come il viaggio in Calabria fino al millesimo di secondo, ed oltre il programma questi report che vi invio per condividere, perché una caratteristica di questi viaggi della speranza è la condivisione con voi. Prima di partire ho fatto un conto approssimativo, confortante. Se i nostri amici followers nei social sono circa 16.000 chi mi segue, con una ristretta lista WhatApp e mi invia messaggi, commenti e preghiere è di 846 persone. Dunque con me viaggi tu ed altre 845 persone che sono poi i lettori accaniti ed affezionati dei nostri “instant book”. È questo libretto ormai è il trentaquattresimo».

Cosa è andato a fare Don Gigi questa volta in Kenya?

«Un bel po’ di cose.

Prima di tutto come Fondazione Santina ci sono delle inaugurazioni e così nei prossimi giorni taglierò il nastro di 4 inaugurazioni. A Mambrui abbiamo costruito nel nostro orfanotrofio che accoglie Santina, Nora, Ramsi, ed i due bellissimi gemellini Isac e Abraham un asilo nido per i bambini appena nati ed abbandonati sarà davvero una grande gioia fare inaugurazione. Anche questa volta non voglio tagliare il nastro da solo ma sarà la nostra piccola Santina a fare, ormai è esperta, ricordate lo scorso anno?

Poi prenderò la jeep e con Jimmy e Padre Alex andremo a Malanga dove ci sta aspettando una bellissima aula tecnica, che abbiamo costruito nella missione, per insegnare a tagliare e cucire alle bambine. Anche lì sarà un bel momento di festa.

Poi ci sposteremo a Lango Baya dove abbiamo realizzato ben 5 aule scolastiche ed un refettorio.

Il programma di Fondazione Santina continuerà poi con altre due bellissime inaugurazioni di valore sociale un bellissimo pozzo di acqua, che alimenta una cisterna di 10.000 litri di acqua a Masabaha per una scuola cattolica nella missione di 250 bambini.

Ma questa è solo una parte del viaggio, vi è poi un’altra parte ed è molto più impegnativa ed emozionate, la visita alle dieci famiglie dei bambini HIV che abbiamo preso in adozione a distanza, la notte a casa di Bendera, l’eroina del nostro libretto dedicato a lei lo scorso anno ed infine una novità. Vorremmo ripensare un vecchio programma di sostegno ai malati di AIDS che avevamo sospeso per motivi di chiarezza. Questa volta vorremmo impegnarci a sostenere le persone in fin di vita per AIDS acquistando per i più poveri sacche di sangue per il costo di 40 euro il flacone. La sanità in Kenya non è come in Italia e si muore perché le trasfusioni costano. Stiamo studiando come fare e vorrei dedicare il programma ad Everlyne perché la sua sofferenza, come quella di Santina, non sia stata vana. Ipotizziamo che il nostro Jimmy con il parroco di Msabaha individui ogni anno alcune persone, purtroppo non molte e forse solo un paio, ma non importa, ciò che vale è il significato di quello che facciamo! Potremmo accompagnarle nella fase più crudele della malattia. Con 1.500 Euro per persona potremmo assicurare negli ultimi mesi trasfusioni e dialisi. Sto pensando a 2 persone all’anno per un totale di 3.000 Euro. Cercheremo di scegliere persone cristiane che abbiano davvero un grande significato. Ma l’idea non è di farlo per loro, ma per noi perché la loro sofferenza grondante lacrime, che noi cercheremo di asciugare non resti isolata, ma entri nelle nostre case e ci purifichi dalla nostra stupidità. Certo è una goccia in un oceano ma si deve iniziare!

Spero che magari tu che mi leggi, possa destinare 1.500 Euro per una di queste due persone. Tutto sarà gestito da Jimmy con ricevute di ogni flacone di sangue documentato da ricevute precise: pensaci e butta nelle mani di Dio 1.500 Euro. Ti ritorneranno moltiplicati: 150.000 Euro, ma non saranno più tuoi. Ti arriveranno da Dio solo ad una condizione: quella di inviarli nuovamente in Kenya per cento malati di AIDS.

Durante la permanenza visiteremo dunque l’ospedale ed anche il carcere dove abbiamo fatto una nuova cella due anni fa, ricordate? Ok, stavolta nessun progetto per il carcere! Ma questo viaggio sarà ricco anche spiritualmente, il prossimo 26 settembre è l’anniversario del battesimo della piccola Santina che si avvia verso i 5 anni a novembre. In quella data avrò la gioia di battezzare Isac e Abraham, vi ricordate Isac che è zoppo? Bene che bellissima cosa dare ai due gemellini di Bendera il battesimo… E poi il 29 settembre abbiamo il compleanno di Stella che compirà due anni, lei è nel programma di adozione a distanza.

Quello stesso giorno ha un sapore di mistero: ricorre il secondo anno della morte di Everlyne ed è il compleanno della piccola Stella sieropositiva. Non potrà mancare la preghiera ed il ricordo della mia Everlyne alla sua tomba. Durante il viaggio in Calabria mi si è rotto il braccialetto che lei portava, chiederò a Jimmy di farne uno nuovo, con scritto Everlyne questa volta e non Santina.

Penso davvero che sarà un viaggio estenuante ed ancora di più sarà raccontare in modo ordinato quanto avviene, ma ho le spalle coperte da Gloria, che con pazienza certosina limerà il testo prima di pubblicarlo nel libretto.

Voglio concludere questo primo report con un fatto commovente, avvenuto al Santuario della Madonna dei Campi a Bergamo, dove la mattina della mia partenza ho celebrato la Messa dando inizio al viaggio e dove tornerò il 2 ottobre mattina a chiudere il viaggio con la Messa di ringraziamento. In chiesa vi sono le suore, Silvana ed altre tre persone, di lato all’altare quasi nascosta vi è una signora dai capelli bianchi, non più giovane, la scorgo solo al momento della Comunione. Nella Messa per le suore del santuario e per i presenti dico il motivo della Messa, cioè il viaggio di solidarietà in Kenya per le opere che vi ho ora raccontato. Termina la Messa, la sconosciuta signora dopo aver pregato per un breve istante al quadro antico della Madonna dietro l’altare si avvicina. Non parla molto. Mi porge solo una domanda: “Padre posso dare un’offerta per il suo viaggio?”. Così facendo, dal suo consunto portafoglio con le vecchie mani callose mi offre 50 euro. Sono sorpreso, non ho chiesto assolutamente nulla e non mi conosce per nulla. La guardo negli occhi: “Come ti chiami? Rosaria, padre e vengo da Leffe tutte le mattine, vengo qui a pregare e poi vado in cinque famiglie, sono una donna di servizio: pulisco i pavimenti e lavo la biancheria… Mi commuovo ed inghiotto saliva. Rimango lì con i 50 euro in mano, con il ricordo dei suoi capelli bianchi e le sue mani callose. Sono per me una reliquia di quel lavoro umile, sono una reliquia della fede di quella donna, sono una reliquia della carità gratuita di quella persona e sono un potente pugno nello stomaco per me, a mai tradire la fiducia di un povero. In aereo tutta la notte quei soldi non mi hanno lasciato dormire, pensavo a Vasto nel 47° viaggio ed a una signora di 85 anni che visibilmente a disagio in un ambiente tanto esclusivo come Palazzo D’Avalos, dopo la presentazione del libro “Sol” di Valentina [Alazraki] e Franca [Giansoldati] mi mette in mano 50 euro!

Ecco da dove vengono i nostri soldi, ma non sono soldi, sono reliquie della vita di altri poveri pieni di fede, carità ed umiltà, che offrono quello che hanno da vivere per altri poveri! E non fanno rumore, nessuno sa. E questo scritto ha unico merito di mostrare a tutti voi questi meravigliosi gesti che sono pieni di mistero e significato!

Appena sbarcato a Mombasa mi sono subito liberato di questi soldi che scottano e carbonizzano le mani; li ho dati a Jimmy: “Cambiali subito in scellini, sono tutti per Bendera. Compereremo per lei e i suoi 8 bambini farina, uguali, fagioli: sarà un cibo buonissimo che farà a loro bene perché vengono dalle mani di Rosaria, una donna delle pulizie che con la sua bontà e fede ieri, Jimmy, mi ha dato un ceffone, e lo sento ancora e mi brucia! Chi di voi mi da 1.500 euro? Non sarà una persona ricca, sarà una persona povera che me li porrà nella mano per i nostri due prossimi malati di AIDS».

Poi, Gigi conclude: «Ti voglio dare questa sera dall’Africa una bellissima notizia! Il report di oggi in sole 6 ore ha prodotto il fatto che una coppia di persone buone daranno 1.500 Euro per sangue e dialisi ad una malata terminale di AIDS! Ho detto loro che sarà restituito 100 volte tanto e a te invio questo video per mostrare ora cosa succede. Succede quanto è successo ad Everlyne!» (Luigi Ginami, 22 settembre 2021).

#EverlyneProgram2021

«Come Associazione Amici di Santina Zucchinelli Onlus non vogliamo dimenticare Everlyne ed il suo dolore. In suo onore ed in sua memoria nasce così l’#EverlyneProgram2021. E nasce qui in Africa non su di una fredda scrivania in Italia, “a tavolino”, ma sporcandoci le mani, impastandoci con l’abissale sofferenza dei poveri, sentendo le loro sofferenze come nostre. Proprio per le strade di questi villaggi mi è nata l’idea. Gli ultimi mesi della vita di Everlyne noi ci siamo impegnati con circa 1.500 Euro ad accompagnare Everlyne, a farla sentire meno sola, ad alleviare le terribili sofferenze delle morte dei poveri, gli ultimi mesi…. E sì. perché i poveri purtroppo soffrono di più dei ricchi di fronte alla morte. Eppure, qui nessuno pensa ad una eutanasia, ad una dolce morte! È impensabile e contro natura tutto questo… Con il gusto della provocazione ti dico che ci abbiamo pensato noi dell’Associazione Amici di Santina alla eutanasia, una dolce morte! Ora ti scandalizzi e dici, questo prete è impazzito, la Chiesa non sostiene l’eutanasia diretta! No non sono impazzito per il forte sole e le scottature i graffi degli arbusti e le punture di insetti in tutto il corpo: no! Non sono impazzito. Noi vogliamo pensare una cosa diversa, anche se costosa: altri 1.500 Euro per accompagnare verso la morte una persona che vive nella completa miseria come Halima, che ho conosciuto in ospedale e con la quale ho trascorso due ore.

Voglio – prima di parlare di lei – condividere l’idea del programma. Esso ha un valore altamente simbolico, è una goccia nell’Oceano Indiano, ma è anche un progetto tutto nuovo di sfida verso noi occidentali. Vi regalo alcune caratteristiche, che vorrei stimolassero la vostra attenzione. Prima di tutto, qui la cifra di 1.500 Euro è una cifra pazzesca, penso come per noi 15.000 Euro.

Pensate che Everlyne e i suoi tre bambini sopravvivevano con 50 Euro al mese. Con 1.500 Euro noi garantiremmo la sopravvivenza di una famiglia di quattro persone per un anno e cinque mesi. Ancora, con circa 2.000 Euro abbiamo fatto a Msabaha un pozzo ed una cisterna di 10.000 litri di acqua per circa 250 bambini, oppure ancora con 1.500 Euro possiamo adottare a distanza un bimbo povero per 5 anni…

Volete che continui l’elenco? Ed allora Gigi, perché tutti questi soldi su una persona che non ha molti mesi di vita? Ne abbiamo parlato con Jimmy ed anche con i membri del Consiglio di amministrazione di Fondazione Santina… Ed i motivi sono diversi. Il primo tra tutti è una provocazione per noi Italiani tutti! Le cure che noi abbiamo e che abbiamo avuto durante il COVID sono nettamente superiori al resto dell’umanità. Mia mamma Santina mi diceva quando ero piccolo, che noi in Italia siamo nati in un paradiso terrestre. Ai tempi non capivo, mi piaceva solo l’immagine di vivere in un giardino! Nel 2005, quando ho cominciato ad uscire dal giardino, a motivo della sofferenza di mamma, ho cominciato a capire cosa voglia dire quella sua affermazione! Voglio solo fare un esempio: lo scorso anno a Bergamo abbiamo regalato 25.000 Euro per due ventilatori polmonari, macchine sofisticatissime per un mondo in cui esiste un bell’ospedale, una stupenda terapia intensiva munita di condutture di ossigeno. Ciò che mancava a Bergamo era l’ultimo anello di una catena di eccellenza! Ok? E poi dobbiamo essere terribilmente onesti. Lo scorso anno per COVID è morta una marea di gente si, ma tutti anziani, sopra i 70 anni! Mi ha sempre fatto riflettere questa terribile piaga del coronavirus: essa ha colpito gli anziani e ci ha privato di persone stupende. Santina nel 2012 è morta ad 87 anni! Ma per uccidere gli anziani… Li devi trovare, qui in Africa anziani di 87 anni non esistono, semplicemente perché in modo inesorabile si muore prima! E poi si muore male, senza sedativi! Pensate solo un momento ad un sedativo che toglie atroci dolori nel momento del trapasso… Qui la gente crepa come i cani, anzi no in Italia i cani crepano meglio! Si muore male e si soffre in modo abissale.

Visitando questo ospedale di Malindi vedi crepare male la gente tra dolori ed urla… Semplicemente perché se non hai da mangiare, figurati se ti puoi permettere sedativi! Noi ci arrabbiamo contro la nostra sanità, ma la nostra sanità è la più bella del mondo…

Gigi, ma ho passato due giorni in pronto soccorso prima di essere ricoverata, che schifo! Ma carissimo, per passare due giorni in pronto soccorso devi avere un pronto soccorso ed un ospedale, altrimenti? Di nuovo crepi peggio di un cane italiano! Meno male qui i cani non sono trattati come persone… Allora ti chiedi perché noi dobbiamo crepare con antidolorifici e medicine e un Africano in miseria no? Tu sei più meritevole di lui? Come mi diceva mia madre Santina abbiamo avuto la fortuna di nascere in un paradiso terrestre ed abbiamo chiuse le porte agli altri per entraci e a noi per uscire… Apri la porta e vieni qui con me!

Dunque #EverlyneProgram2021 vuole garantire ad una persona qualche cosa di meglio che la morte della miseria. Ha un intento molto nobile e grande, soprattutto in questo tempo di pandemia, quando anche per noi 1.500 Euro sono un buon stipendio! E allora iniziamo con alcuni criteri semplici ed essenziali. Prima di tutto ci siamo orientati verso persone rigorosamente giovani dai 25 anni in giù. Abbiamo parlato con la Morte ed abbiamo detto lei: sei riuscita ad ammazzare in Italia molti anziani lo scorso anno, bene noi quest’anno tentiamo di sottrarti una persona giovane. Facile cara Morte, uccidere i vecchi, è un gioco da bambino carissima e qui in Africa non hai vecchi. Ci hai dato un pugno nello stomaco in Italia cara Morte, ma hai ucciso vecchi perché noi i giovani li proteggiamo bene. Ora ascoltami Morte: noi vogliamo sottrarti una giovane mamma di 24 anni di nome Halima, che ha un piccolo bimbo di nome Aron ed è nato il giorno di Natale 2018, dunque compirà tre anni a Natale! Noi vogliamo regalare a sua mamma alcuni mesi di vita più dignitosa per essere più vicina al piccolo. Qui ci chiedono 70 euro per una trasfusione e 70 euro per un flacone di sangue. Bene noi come associazione ci impegniamo ad aiutarla con queste costose cure ed arrivi magari a Natale ed oltre con queste cure. La vita cara Morte non è nelle nostre mani, ma ancora meno è nelle tue mani solo Dio è il padrone della Vita! E tu lo sai e sai che un giorno tu sarai annientata e tutti vivremo in un paradiso per sempre. La Morte in questo caldo pomeriggio africano, mentre scrivo sotto una palma ed una noce di cocco è appena caduta, mi fissa negli occhi… Lei non parla lei guarda! S. Francesco l’ha chiamata nel cantico delle creature Sorella Nostra Morte Corporale! Io faccio fatica a chiamare questo scheletro che ho di fronte Sorella, soprattutto qui in Africa: ma la Morte sembra sfidarmi! E io la sfida la accetto solo sulle pagine del Vangelo: ero ammalato e siete venuti a visitarmi! Me lo ha detto Gesù… Continuo a parlare con la Morte… Cara Sorella Morte se Halima è Gesù tu hai già perso, perché tu la ucciderai, ma uccidendola la partorirai alla vita eterna perché lei è la carne di Gesù. Forse cara morte io ti ho visto sempre come scheletro, ma oggi pomeriggio, lontano dalle fesserie nei narcos messicani che ti venerano come la Santa Muerte, io oggi ti vedo come una ostetrica, e sì! In verità tu sei una ostetrica ed al momento in cui il bambino è ben formato lo tiri fuori dall’utero, magari lui urla, ma poi si trova in un mondo fuori di testa, che non riesco neppure ad immaginare. La Morte mi sorride, faccio un salto indietro, due occhi azzurri di infinito mi appaiono, sono gli occhi sorridenti della Morte! Aaaaa, sorridi vero? Certo, se seguo il Vangelo e questa idea pazza, che mi è spuntata nel cervello, che forse in Italia moriamo da vecchi perché non siamo pronti come i poveri ad andare in Paradiso! Sono pazzo… Amici, è un forte colpo di sole, ma seguitemi nella mia pazzia. Scusa, Morte! Una domanda, dammi solo un sorriso e ti lascio andare… Se dico il vero, ok? Senti ti ricordi il 2 aprile 2015 a Garissa? [*] Hai ammazzato tutti ragazzi sotto i venticinque anni… Che casino hai fatto quella volta. Stranamente tutti ne hanno parlato e poi… Dimenticati nel nulla, forse perché 148 ragazzi cristiani non fanno notizia? Forse perché un morto in Africa non vale nulla e perché se un giornale parli della morte di un europeo ucciso in Africa in modo scemo, può essere uguagliata solo da un centinaio di morti? Ma di questo non mi importa! Ho solo una domanda: tutti quei 148 giovani erano pronti per il Paradiso? Gli azzurri occhi della Morte che parlano di infinito si accendono di una luce più forte del sole! E quel raggio di paradiso mi acceca il cuore, lei sorride… Il mio scheletro si alza e sta per lasciarmi da solo sotto la palma. Fermati Morte! Attenta voglio parlarti di Halina: lei ha meno di 24 anni i dottori mi dicono che presto, in pochi mesi morirà. Non ti arrabbi vero, se noi portiamo a lei miseri 1.500 Euro per dare più tempo a lei di stare con il suo piccolo? La muta Morte ritorna verso di me, mi prende il braccio destro dove ho il braccialetto che Everlyne portava, lo prende con le ossa delle mani, lo strappa e mi lascia con un terzo meraviglioso sorriso! Il suo sorriso è legato ad Everlyne, che anche lei era pronta al Paradiso… In verità, il braccialetto di Everlyne mi si è rotto ora, ma ieri si era aggiunto quello di Bendera… Sorella Morte se ne va, mi gira le spalle, ma forse alla morte dovremmo tutti pensare più spesso: mi ricordo un anno in un viaggio della nostra Associazione a Gerusalemme. Avevo impostato tutta la riflessione sulla Morte ed ogni sera concludevamo la giornata con al preghiera per la buona morte, notate, non bella morte, di Sant’Alfonso Maria de Liguori. La Morte mi si allontana e mi lascia in ricordo tre bellissimi sorrisi! Ti ricordi quali? Se non li ricordi, non andare avanti, torna indietro, perché ora ti devo parlare di Halima» (Luigi Ginami, 27 settembre 2021).

[*] La strage di Garissa è avvenuta il 2 aprile 2015 presso l’Università di Garissa, in Kenya, causando la morte di 150 persone, per mano del gruppo islamista di Al-Shabaab. Alle ore 05.30 un gruppo di terroristi ha fatto irruzione nel campus, utilizzando delle bombe e uccidendo le due persone adibite alla sorveglianza dell’ingresso. Una volta penetrati nella struttura, i terroristi si sono recati nel dormitorio, dove hanno svegliato gli studenti e chiesto loro che religione professassero: i cristiani venivano uccisi immediatamente. Al-Shabaab (in lingua somala significa “i Giovani”, dall’arabo Ḥizb al-Shabāb, ovvero “Partito dei Giovani”) o «Movimento di Resistenza Popolare nella Terra delle Due Migrazioni» (MRP), è un gruppo terroristico jihadista sunnita di matrice islamista attivo in Somalia, nato intorno al 2006. Il nome completo sarebbe Ḥarakat al-Shabāb al-Mujāhidīnal. Il gruppo si è creato a seguito della sconfitta dell’Unione delle Corti Islamiche (UCI) a opera del Governo Federale di Transizione (GFT) e dei suoi sostenitori, in primo luogo i militari dell’Etiopia, durante la guerra civile in Somalia. È la cellula somala di al-Qāʿida, formalmente riconosciuta nel 2012. Da numerosi governi e servizi di sicurezza occidentali è considerata un’organizzazione terroristica.

“Halima”

«Dopo il dialogo con la Morte, forse avete più chiaro il progetto, ma sarà la vita stessa di Halima a raccontare meglio le cose. È una ragazza normalissima dell’Africa, scelta senza alcun merito. Proprio per questo può incarnare il volto ti tutta la povertà africana. Lei ha 24 anni e viene dal villaggio di Gingoni, ha un piccolo bambino che si chiama Aron e che compirà tre anni a Natale. Ho incontrato la ragazza in ospedale in uno stato pietoso, parla a fatica e la mamma Margaret ha cura di lei. I vestiti sono stracci ed iniziamo un discorso io, Margaret e Halima. Al collo ha il segno della dialisi: una garza bianca e mercoledì prossimo sarà sottoposta all’ultima dialisi poi… sarà abbandonata a sé stessa, nel suo villaggio alla sua capanna con una morte in poche settimane. Il motivo della condanna a morte: denutrizione sfociata in anemia severa e cronica… La guardi e nei suoi occhi vedi l’abisso del dolore, della depressione, della paura. Guardo il suo collo con il segno della dialisi, sarà la ferita con la quale entrerà in paradiso, una ferita luminosissima. Ora altro non è che una piccola garza imbevuta di sangue. Vado a prendere una pulita, che la gentile infermiera musulmana immediatamente mi offre e ho l’onore di sostituirla. Pulisco, disinfetto e rimetto.

Nella copertina del nostro libretto lei appare proprio così! Con la garza nuova, che ho appena messo. Margaret inizia: “Grazie padre, ho saputo dai dottori che la tua Associazione pagherà per mia figlia costose cure. Halima sorride e quel sorriso mi trapana il cervello, perché mi ricorda quello della Morte, quello di una prospettiva di vita che non è di questo mondo, e che noi ricchi facciamo fatica a mostrare! Mi sorride in segno di condivisione con quanto ha detto la madre. Chiedo a Margaret attraverso la traduzione di Jimmy di raccontare la sua storia. E Margaret in swahili inizia il racconto della situazione di Halima, che la Signora Morte mi ha concesso per alcuni mesi in più. E il mio carissimo Jimmy traduce in inglese, il solito casino di incrociare almeno tre lingue! Ma il racconto procede nel puzzolente reparto con un caldo fuori di testa. Margaret ma tuo marito lavora? No padre, svolge lavori occasionali… E tu lavori? No padre, io svolgo lavori occasionali. E Kasua lavora? No padre, svolge lavori occasionali… Sembra una litania di miseria. Guardo Jimmy. Spiegami bene tu, che considero ormai da tanti anni come figlio: dunque questo Kazungo ha 15 figli, due mogli e nessuno dei tre lavora???? Mi sembra una cosa pazzesca! Non mi abituo mai all’ Africa. Esattamente così, Gigi, mi risponde Jimmy con uno sguardo sconsolato. Mio Dio, se i tre adulti non lavorano capisco la denutrizione dei bambini… Ma i figli più grandi lavorano? Jimmy pone la domanda alla donna… E la donna con uno sguardo di ghiaccio risponde: “Gigi, mio marito non vuole che le donne lavorino, solo gli uomini si devono affermare con il lavoro! Mio marito Kazungo solo ai due miei figli maschi ha permesso il lavoro, le altre sette figlie femmine nessun lavoro se non quello dei campi e i lavori in casa! Quanti maschi ha da Kasua? Sono due maschi e 4 femmine… Cosa? Rispondo allibito? Facciamo un po’ i conti…. 7 bambine da te, 4 figlie da Kasua, dunque un totale di 11 figlie di cui nessuna lavora? Se poi ci aggiungo le due mogli in un nucleo famigliare così scriteriato come questo ci sono 18 persone di cui solo i 5 maschi lavorano e le 13 femmine niente? Halima risponde con un semplice sì… Continuo io… E i cinque maschi che lavoro svolgono? Solo e semplici lavori occasionali… Inghiotto amaro la normalità di molte famiglie come queste che vivono nei villaggi vicino a Mambrui.

Ogni parola che ascolto mi getta nello sconforto, ma mi provoca anche una forte volontà di far vivere il nostro #EverlyneProgram. Queste incredibili situazioni prima di risolvere il problema delle medicine devono risolvere un problema basilare: la sopravvivenza! L’alimentazione, la fame. Ma 18 persone senza introiti come possono vivere? Non riescono a fare ragionamenti finiti su come mangiare perché non hanno nessun tipo di riflessione su questo…

È una vita elementare alla quale manca una cosa ancora più importante, quella della educazione! E purtroppo questo è l’ultimo gradino della miseria di Halima, che devo salire con voi. Il nostro discorso continua nell’affollato schifoso ospedale. Con curiosità domando a Margaret. Margaret, avete fatto la scuola primaria vero? Tu i tuoi figli sapete leggere e scrivere no? La risposta arriva puntuale e tagliente, fredda: “No padre, nella mia casa sanno leggere e scrivere solo i maschi. Nessuna di noi femmine sa leggere e scrivere!

Anche questa volta, leggendo la storia viva che ho presentato, non informazioni dotte delle Nazioni Unite che lasciano il tempo che trovano, vengo a conoscere che su 18 persone solo 5 sanno leggere e scrivere e il motivo per il quale le donne non sanno leggere e scrivere? Perché il marito comanda da padrone assoluto!

Ora guardo ad Halima e provo per questa infelice una grande tenerezza, la accarezzo e lei mi guarda con occhi vuoti di futuro. Margaret, se tu e tua figlia volete, noi vorremmo esservi vicini. Vorrei scrivere un libretto dal titolo “Halima” e far conoscere la sua storia agli Italiani che vivono come me in un paradiso terrestre immeritato che può essere anche la facile anticamera dell’inferno, quel paradiso che pone nel senso del vivere una bella vita e non una buona vita come in questa miseria spesso respiro. Se mi autorizzi io vorrei parlare con il direttore e nei prossimi mesi aiutare tua figlia Halima con trasfusioni di sangue e dialisi e che Halima possa giungere a Natale per festeggiare il compleanno del piccolo Aron. Che ne dici?

La donna mi guarda incredula… E mi domanda in swahili: “Padre perché lo fai?”. La guardo e le dico… Solo per un nome, “Everlyne”, una donna meravigliosa che mi aveva lasciato un braccialetto che oggi si è rotto, forse perché mi stavo per incontrare con te! Ora la nostra Everlyne è Halima! Non siamo ricchi…. E lo facciamo per avere davanti agli occhi l’esempio di una sofferenza che può curare le nostre sofferenze, come quelle di Simona a Bergamo, che mi legge in ospedale o quelle di Manuela, che ha perso il marito Giancarlo due giorni fa! Guardo Halina e mi rivolgo a lei: “Tu in questi mesi curerai molti dolori in Italia, li allieverai, perché chi leggerà questa tua vita sarà vicino qui al tuo letto e la tua sofferenza non sarà per nulla vana! Ho bisogno del vostro sì, della vostra autorizzazione. Poi, con quella andremo dal dottore che ci scriverà la tua patologia: anemia severa… E le cure necessarie: dialisi e trasfusioni! Sarà Jimmy a pagare di volta per volta la cura specifica e a inviare a noi via WhatApp la ricevuta. Ormai siamo esperti. Gli 1500 Euro, dalle tasche di Gianfranco e Novella finiranno sul conto della nostra Associazione. La nostra Associazione provvederà ad inviare a Padre Lukas della parrocchia di Msabaha e il padre cappuccino darà al nostro Jimmy il costo della cura: 60 Euro per la dialisi e 80 Euro per il flacone di sangue. Iniziamo così… Almeno questi ultimi mesi per Halina saranno meno dolori.

Parlo liberamente, perché nel frattempo Alima si è addormenta sfinita. Margaret ci dice di sì. Sulla cartella rossa che ho nelle mie mani vi è scritto anemia severa, una brutta parola da queste parti… Sono stanco, queste storie ti ammazzano il cervello, il caldo è insopportabile e chiedo così a Jimmy se possiamo continuare fuori. Il bravo ragazzo mi risponde di sì. Chiede a Margaret di seguirci fuori… Lei acconsente, ci accompagna una bella ragazza musulmana velata, prima di uscire dò un bacio sulla fronte febbricitante di Halima. Mi sembra di aver fatto qualcosa di buono, mi sembra di aver scontato una bella tonnellata di peccati dalle mie spalle. Questa opera mi purifica dentro e mi dà una forte energia, quella del cuore, perché solo chi guarda con il cuore sa vedere dentro, dice Papa Francesco.

Usciamo ed è molto caldo, è da poco passato mezzogiorno. Ci mettiamo all’ombra e i piedi nudi si scottano sulla pietra infuocata, che sembra essere invece indolore per Jimmy e Margaret. I piedi di un muzungo [nelle lingue bantu il termine significa “vagabondo”, originariamente riferito agli spiriti, attualmente utilizzato nelle nazioni prevalentemente di lingua swahili per riferirsi ai bianchi, risalente al XVIII secolo] sono come quelli delicati di una nostra donna che si fa la pedicure. Gli africani hanno delle suole come pianta dei piedi.

Margaret, dicci ancora qualche cosa per la nostra Halima… Che ti devo dire, padre. Halima è una ragazza semplice ed analfabeta. Lavorava duro nei campi. Poi, 4 anni fa si è sposato con un uomo di nome Kazungo come mio marito! Da Kazungo, Halima ha avuto il piccolo Aron e lo ama con tutte le forze. Lei però non ha accettato che il marito la tradisse con diverse donne. È tornata a casa e sfidando il padre ha iniziato a lavorare facendo la donna delle pulizie in famiglie musulmane. Noi cristiani siamo da loro disprezzati, ma ci pagano bene! Con il suo modesto lavoro cresceva bene Aron e la sua preoccupazione è quella di mandarlo a scuola. Se venisse a mancare, come faremo?

Cavolo, che brava questa Halima. Ha tentato anche di emanciparsi e di lavorare. È una brava cristiana e vogliamo aiutare cristiani buoni come quelli che a Garissa hanno dato la vita per Gesù. Lei non sarà martire nel vero senso della parola, ma è martire della povertà sicuramente!

Sai, Gigi, continua Margaret, Halima quando vedeva una maglietta nuova semplice e povera, metteva da parte qualche centesimo al giorno del magro stipendio di uno o due euro al giorno e per Natale, al compleanno di suo figlio, riusciva a comperare, magari usata, una maglietta per il suo Aron!

Questa meravigliosa cosa mi commuove. Sto diventando vecchio con i miei 60 anni. Ma immaginate un momento questa povera donna a risparmiare ogni giorno uno o due centesimi per comperare una maglietta usata al figlio per il valore di 2 Euro? Spero ti commuova tutto questo. Questa immagine si impasta con i miei pensieri nel cervello…

Jimmy si fa dire dove abitano, andremo a trovarli per incontrare Aron [il bambino nelle foto sopra] e vedere lo splendido residence di Kazungo. Tranquilli, non mi interessa parlare con lui, ma Aron, si lo voglio incontrare… Con Jimmy ci guardiamo negli occhi, e lui ha il potere di capirmi dentro: “Margaret non ti preoccupare per Aron, lui studierà! Quando la nostra Halima ci lascerà se vuoi me ne prendo cura io vicino a Gingoni, il tuo villaggio, vi è la cittadina di Mambrui… Li abitano i tre figli di Everlyne: Santina, Nora e Ramsi e due gemellini di Bendera: Isac ed Abraham. È un orfanotrofio, ma fanno la doccia due volte al giorno, vestono abiti puliti, mangiano con abbondanza tre pasti al giorno e… soprattutto imparano a leggere ed a scrivere! Aron potrà andare lì: Margaret sembra meravigliata: “Padre, non solo vi curate di Halima, ma anche di Aron?”. Sì Margaret, soprattutto di Aron, che voglio presto conoscere. Sai questo anno ho speso una parola con Suor Nadia e farò per loro un impianto a pannelli solari per luce e per riscaldare acqua per i più piccolini. Mi dirà di sì… Anche perché devo chiedere probabilmente per un altro bambino, il figlio di Bendera, che è ancora nel pancione della mamma, ma che nascerà questo mese. Lei non sa né leggere né scrivere, è sieropositiva ed ha nove figli! Ieri mi ha messo al polso il braccialetto che vedi. Come posso dimenticarmi di lei? Dopo il dormitorio e l’asilo nido i pannelli solari… Non ho neppure un Euro e me ne occorrono 11.000, ma sai, li troverò da un generoso lettore di questa storia, che aprirà il suo cuore e realizzerà il miracolo? io credo che Everlyne e Santina in paradiso stanno lavorando di più ora, che quando erano in terra e penso che anche Halima se le dovesse raggiungere, contribuirà dal cielo ad aiutarmi per dare acqua calda al suo piccolo che vive nell’ orfanotrofio di Mambrui. Jimmy mi batte sulla spalla e mi dice: “Avevo pensato anche io al figlio di Bendera oltre che a quello di Halima, ottima idea! Spero che in questi giorni non venga in testa a qualche altra donna africana di regalarti un braccialetto, altrimenti… la vedo dura con Suor Nadia!”.

Ridiamo stanchi morti… Salutiamo Margaret e ci diamo appuntamento per incontrare presto il suo amato Aron. Si è fatto sera da queste parti. La stanchezza si fa sentire, ma questa stanchezza è unita alla pace! Una pace profonda e prepotente che volerà con me a Bergamo, in città alta, via Arena 5, dove al suono delle campane e nel silenzio avrò il tempo di riflettere su questi giorni e tradurli in aiuto concreto. Hamina non può attendere oltre la fine di ottobre ed io non ho nessuna voglia di lasciarla morire prima.

Il muezzin invita dalla moschea alla preghiera del mezzogiorno e io lo ringrazio perché come a Bergamo al suono delle campane, qui, alla voce del muezzin recito l’Angelus. Mi sembra una buona forma di dialogo interreligioso. Prego i martiri di Garissa. Qui ogni giorno penso a loro e chiedo il loro aiuto e la loro protezione. E quando non basta, chiedo anche ad Everlyne. Il 29 settembre saranno due anni dalla morte, martire della povertà, mi protegge dal cielo con il suo aiuto.

Una noce di cocco cade, guardo l’orario e decido di inviare questo report e di buttarmi nell’Oceano Indiano. Una nuotata salutare fa molto bene, anche se dopo le corse di oggi non sono proprio in ottima forma per i cento metri stile libero… Nuotando sulle rive dell’oceano riassaporerò questa storia e pregherò Dio perché questo viaggio possa portare i frutti desiderati.

Ciao Europa! Ora queste parabole mi lasciano e arrivano da voi… Simona bergamasca ha già letto l’ultimo report. Come l’amico calabrese Nicola, pur “leggermente impegnato”, ha letto il report. Dunque dal nord al sud dell’Italia qualche pazzo mi legge.

Se Nicola con tutti i casini ha trovato il tempo per leggere e per venire il 2 settembre a tagliare il nastro a S. Andrea Ionio in Calabria con Silvana, cosa hai tu da fare per non leggere?

Grazie Nicola e grazie Simona! Grazie e coraggio. Simona, a te questo rapporto farà bene per combatte in ospedale a Bergamo la tua malattia. Nicola, a te farà bene questo report per continuare a lottare per la legalità in Calabria. A proposito mi hai detto che presto uscirà un tuo libro… Mi sono dimenticato di chiederti il titolo! Se arrivi fino a qui, mi invii il titolo? Lo voglio passare a tutti gli amici. Grazie, mi butto nell’ oceano! Non è come Pizzo Calabro, ma è davvero meraviglioso!» (Luigi Ginami, 28 settembre 2021).

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(Corano, sura 41,34).

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