Domenica XXX: Coraggio, alzati! Gesù ti chiama

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Il cieco di Gerico: un fatto storicamente vero e nello stesso tempo sconvolgente. Un cieco mendicante grida, implorando da Gesù la grazia della vista. Chi ascolta, lo rimprovera perché le sue grida disturbano la gente che segue Gesù. Gesù invece si ferma, si commuove e lo chiama. Un episodio storico che l’evangelista Marco sente il bisogno di riportarlo nel vangelo perché assai significativo.

Il dono della vista è veramente un grande dono di Dio per il quale è nostro dovere ringraziarlo; la vista di un cieco, costretto a chiedere l’elemosina per vivere, rattrista il cuore e ci fa particolarmente apprezzare il dono della vista. Assai preziosa la vista del corpo, ma ancora più preziosa la vista dell’anima.

Gerico nella storia oggi rappresenta l’uomo lontano da Dio; l’uomo che conosce il calice amaro della sofferenza non solo fisica ma soprattutto morale: la solitudine, l’oblio, il grido disperato di chi invoca o bussa al cuore di chi non vuole ascoltare. Bartimeo grida, invoca aiuto ma la gente, che passa o accompagna Gesù, si disturba.

Il cieco non si rassegna e nel suo cuore nutre una sola speranza: incontrare Cristo Gesù di cui avrà sentito parlare; non si abbandona alla disperazione, ma una luce nel suo cuore lo invita a sperare. Arriva il momento: non conosce Gesù, ma il suo udito, raffinato dalla sofferenza, gli fa cogliere il momento propizio; Gesù stava passando e Bartimeo grida: ‘Gesù, figlio di David, abbi pietà di me’!

La gente, non curante della sofferenza altrui, vorrebbe farlo zittire, ma le sue grida sono raccolte dal Cristo, che cerca la pecorella smarrita; Cristo che, da vero medico, cerca l’ammalato; Cristo, vero maestro di vita, che è venuto per amore, lenire le sofferenze, guarire chi nutre fede e speranza.

Gesù si ferma, guarda attorno e lo chiama. Bartimeo, resosi conto del momento propizio, rinsalda la sua speranza e, gettato via il mantello, si presenta davanti a Gesù. Bartimeo è chiamato da Gesù stesso, che lo guarisce in modo plateale: ‘Cosa vuoi che io faccia per te?’ e il cieco gli risponde: ‘Rabbuni, che io veda di nuovo!’ E Gesù: ‘vai, la tua fede ti ha salvato’.

Bartimeo ci insegna a non disperare mai, ma ad aver fede. Guai a fermarsi dietro una sterile litania di lamentazioni; guai a perdere la speranza dell’incontro con Dio. Ma, come Bartimeo, bisogna gettare il mantello, l’uomo vecchio, avere il coraggio di balzare in piedi con la consapevolezza che niente è impossibile a Dio e Gesù è misericordioso ed amabile.

Ringraziamo Dio per la vista che ci ha donato non solo del corpo ma soprattutto dell’anima e, come il cieco di Gerico, riacquistata la vista, ‘prese a seguirlo’, così chi ha fede deve seguire Cristo Gesù ed aiutare gli altri fratelli a vedere. Quanti ciechi forse incontriamo ogni giorno nella via. Sono ciechi che con il loro grido inconscio forse gridano anche contro lo stesso Cristo.

Il cristiano vero non può soffocare tale grido e, come Gesù si è fermato nella via di Gerico, così io, tu dobbiamo testimoniare l’amore misericordioso di Dio con la parola e la testimonianza della vita. Dobbiamo imparare a scoprire la dimensione sacerdotale di popolo di Dio. Il vangelo oggi ci interpella nella nostra dimensione personale, ma anche sociale, ecclesiale, politica ed economica.

Non sono energie sprecate, risorse buttate al vento quando ci scopriamo ‘Chiesa viva, popolo di Dio nella dimensione sacerdotale’. Guai a me se non predico, se non evangelizzo, se non annuncio con la parola e l’esempio l’amore di Dio per l’uomo. Cristo ha dato la sua vita per la salvezza di ogni uomo; ogni vero cristiano è chiamato oggi ad essere vero apostolo perché, come dice Gesù: ‘Come il Padre ha mandato me, io mando voi’.

Sulla via di Gerico, sulle nostre vie, ieri come oggi, quanti ciechi gridano implorando aiuto: sono uomini e donne, giovani ed adulti che hanno perduto la vista, la vista vera: quella dell’anima, e da qui la disperazione che si coglie dai loro occhi e il ricorrere spesso alla droga, all’alcool, al gioco, alla perversione e talvolta anche al suicidio. Non si può rimanere sordi o fingere di non vedere.

Il sacerdozio comune di tutti i fedeli, legato al battesimo, e il sacerdozio ministeriale anche se distinti non sono separabili per cui sant’Agostino poteva dire: ‘Per voi io sono vescovo, con voi sono cristiano’. Oggi è anche la Giornata Missionaria mondiale.

E’ necessario aprire il il cuore, l’udito, la vista verso il fratello cieco che incontriamo sulla via di Gerico ed implora con gli occhi ricolmi di tristezza. Se tu sei in alto, devi fare luce e non puoi fare i tuoi comodi; la gente ti guarda, ti osserva, ti scruta; se qualcuno è stato generoso con te, tu non puoi essere avaro con gli altri.

Come vuoi che la gente non si lamenta se invece di fare luce sei buio pesto? Se una lucerna non fa luce, non serve e si butta; se un fiore è solo appassito, lo si calpesta e si butta; se una bandiera è solo un cencio, si butta via. Su, amico, è tempo di risvegliarci dal sonno. Suvvia, siamo oggi tutti mendicanti di gioia, di pace, di amore; allora vogliamoci bene; questo è incontrare oggi Cristo Gesù sulla via di Gerico.

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