Mons. De Luca (Termoli-Larino) ha aperto il Cammino sinodale ‘in cordata con l’umiltà’

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Domenica 17 ottobre la diocesi di Termoli-Larino ha festeggiato san Pardo, protettore della città di Larino e della diocesi, conosciuto come ‘San Pardo di Vendemmia’, la cui messa è stata presieduta da don Claudio Cianfaglioni alla presenza delle autorità civili e militari, che nell’omelia ha osservato:

“Gesù ancora oggi continua con pazienza a ripeterci: ‘Che cosa volete che io faccia per voi?’ Egli non annulla i nostri desideri, ma li educa. Non frena la nostra corsa al podio, ma la reindirizza. Non spegne la nostra sete di primato, ma ci indica il primato vero, l’unico che conta: il primato dell’amore.  San Pardo ha raggiunto quel ‘podio’: oggi a lui facciamo festa. Ma su quel podio, che ce lo mostra patrono e modello da imitare, Pardo non ci si è messo da solo”. 

Ed ha tracciato una breve biografia del patrono: “Dalle note biografiche di san Pardo sappiamo che egli rinuncia all’episcopato e abbraccia la vita eremitica per meglio dedicarsi al servizio di Dio e dei fratelli: lascia una carica che può apparentemente sembrare di potere e di prestigio per mettersi all’ultimo posto e continuare a servire il regno di Dio nel nascondimento.

E questo rimane per sempre: l’amore che, senza clamore, si fa servizio, a immagine del ‘Figlio dell’uomo che non è venuto per farsi servire, ma per servire’. Che san Pardo interceda presso il Padre per farci un solo dono: quello di saper puntare al primato dell’amore, l’unico che può realizzarci come donne e uomini cristiani, l’unico che nel cader dei secoli immoto resterà”.

Al termine della processione il sacerdote ha impartito la benedizione alla città con la reliquia del patrono: “Proprio a questo pensavo a questi giorni: è vero, per due lunghi anni la statua del nostro patrono non usciva per le strade della nostra Città.

Ma lui non ha mai smesso di continuare a camminare al nostro fianco. Né i Larinesi hanno smesso di amarlo!  Continuiamo allora a farci compagni di strada di san Pardo, a farci compagni dei santi. Per poter anche noi vivere come loro, da donne e uomini cristiani realizzati!”

Inoltre, come in tutte le diocesi, nella stessa domenica, il vescovo della diocesi, mons. Gianfranco De Luca, ha aperto la fase diocesana del Sinodo indetto da papa Francesco: “Questi gesti si intonano realmente con un cammino sinodale da vivere sotto la luce del Vangelo accompagnati dalla Vergine Maria e dai nostri santi.

La Parola di Dio sia la guida di questo tempo; impariamo a frequentarla e contemplarla ogni giorno a livello personale e comunitario come, ad esempio, siamo abituati a recitare la preghiera rosario. Così come abbiamo la corona in mano dovremmo avere almeno il Vangelo dentro le nostre borse e le nostre tasche come popolo di Dio che cammina insieme”.

 Al termine della santa messa il vescovo ha così voluto lanciare un’altra iniziativa dedicata alla famiglia: la peregrinatio di un’icona della Santa Famiglia tra le famiglie della diocesi per raccogliere, di casa in casa, considerazioni, proposte e riflessioni per un cammino da fare insieme.

E per questo cammino sinodale mons. De Luca ha offerto la lettera pastorale ‘Con cuore di padre’ ha offerto alcune piste di riflessione per l’anno pastorale: “Il camminare insieme è possibile solo se la sua forza è l’umiltà e il disinteresse e solo se, camminando insieme, ci si prende cura gli uni degli altri. Il camminare insieme nella cura reciproca è fonte di gioia e presupposto di compimento del nostro essere persone e popolo”.

Ha spiegato il significato del sinodo: “Camminare insieme vuole dire uniformare il proprio passo a quello del fratello che forse è claudicante, più lento, più incerto; camminare insieme richiede un supplemento di sguardo e di attenzione verso gli altri che fanno con me la stessa strada…

Si cammina insieme solo se si abbandonano le proprie certezze, se si è capaci di condividere fatiche, obiettivi, se si spezza lo stesso pane (il viatico, il pane del cammino), solo se si vince l’arroganza, l’individualismo, la presunzione, l’abbandono del passo solitario e orgoglioso. Si entra dunque in cordata con l’umiltà di chi si assume il compito di sostenere l’altro e di essere da lui sostenuto e incoraggiato, rinunciare al proprio interesse di raggiungere una meta a prescindere o a scapito dell’altro”.

Riprendendo uno scritto di Chiara Lubich il vescovo ha offerto alcune raccomandazioni per il cammino sinodale: “Una comunità cristiana cerca di camminare insieme, avendo cura di tutti, approfittato di tutti gli strumenti e le possibilità di cui dispone, come gli organismi di partecipazione, che sono i luoghi concreti dove si vive, si realizza, si costruisce e si misura la realtà della comunione, nell’ascolto e nel dialogo continuo, nella condivisione e nella corresponsabilità.

Questi consigli collegiali sono per questo vivamente raccomandati perché sono lo specchio della realtà della comunità cristiana. Nel rispetto della diversità dei ministeri e dei carismi, gli organismi collegiali diventano i polmoni della comunità; in essi si incontrano e si arricchiscono le molte vocazioni suscitate dallo Spirito, quelle ordinate all’esercizio del ministero presbiterale, quelle della vita consacrata, quella della vita coniugale, e le altre suscitate dallo Spirito che guida la Chiesa e non cessa di stupire per le novità di cui la ricolma”.

(Foto: Diocesi di Termoli-Larino)

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