Massimo Cacciari ha colto il punto: il fascismo non è nelle piazze, ma indossa giacca e cravatta

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Contro il Green Pass ha preso nuovamente posizione anche Massimo Cacciari. Le sue posizioni sono note da tempo, ma con l’entrata in vigore del lasciapassare verde obbligatorio per poter accedere al luogo di lavoro (e non solo, come per esempio per andare a sciare, partecipare ad eventi, ecc.), il filosofo ed ex sindaco di Centrosinistra di Venezia ha rincarato la dose. Nel mirino è finito ovviamente il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, ma non solo. Cacciari spiega che oggi il fascismo non si trova nelle piazze, ma indossa giacca e cravatta.

Un sondaggio di Alessandra Ghisleri per Euromedia Research rivela un’Italia ancora impaurita e in parte dubbiosa su vaccini, misure di contenimento e l’infame lasciapassare verde. Sono numeri che il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi dovrebbe vedere e che dimostrano soprattutto, che urlare al complottismo fascista e contro il fantasma dei “fascismi” (come fanno i sindacati, invece di occuparsi dei problemi reali dei lavoratori) non basta ed è anche inutile, a parte del fatto che distrae dai fatti della vita reale del Paese e dei cittadini [QUI].

È sotto gli occhi di tutti che Mario Draghi, afferrato in economia, “sul terreno della politica internazionale spesso finisce per impantanarsi” e produce “un flop dietro l’altro”, come ha osservato Luigi Bisignani ieri su Nicolaporro.it, assegnandolo “zero tituli in politica estera” e paragonandolo addirittura a Luigi di Maio, consigliandolo di “lasciare qualche spazio in più al suo giovane ministro degli Esteri”. Peggio di una discesa negli Inferi esiste? Poi, altri osservatori hanno osservato, che sul piano dell’interno Draghi “è completamente inadatto a ruoli politici”.

Cacciari ha espresso la sua amarezza ad Alberto Maggio per Affaritaliani.it del 14 ottobre 2021, ricordando come in Italia ci siano le regole “più restrittive del mondo” e nonostante questo abbiamo vissuto “un problema enorme e clamoroso della chiusura delle scuole per mesi”. Non solo, perché per il filosofo questo grande miglioramento nei contagi non c’è stato, così come sul fronte “dell’occupazione delle terapie intensive e dei morti”. Da qui la frecciata al Presidente del Consiglio dei Ministri. Un duro sfogo quello di Cacciari, che già mesi fa, assieme a Giorgio Agamben, aveva compilato una missiva al vetriolo sull’infame lasciapassare verde e la vaccinazione non obbligatoria ma reso tale con il ricatto [1].

Poi, Cacciari ha affidato il suo pensiero in riferimento al “punto di non ritorno sul cambiamento in atto” ad un articolo condiviso dal Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.) [2] su Mercurius5.it e CataniaCreAttiva.it del 15 ottobre 2021. Afferma: «Dopo mesi di manifestazioni, centinaia di migliaia di persone scese in piazza pacificamente e inascoltate, diritti erosi, ricatti, adesso si sono accesi i riflettori. Adesso che si è usata violenza. È un copione che conosciamo, Cossiga Docet. Un copione che ancora funziona evidentemente: infiltrare i movimenti per politicizzarli e avere una scusa per reprimerli».

È un riferimento storico che abbiamo già ricordato: Roma, 9 ottobre 2021, qualcosa non torna. Francesco Koᛋᛋiga, 23 ottobre 2008: «Voglio sentire il suono delle ambulanze» – 14 ottobre 2021.

Inoltre, elaborando sul tema, Cacciari è ritornato sulla manifestazione del 9 ottobre 2021 a Roma: «L’assalto alla sede della CGIL è da manuale. Quello che non è da manuale è vedere che a 20 anni dal G8 c’è ancora chi ci casca». Anche questo avevamo evidenziato nel già citato articolo.

Sull’assalto alla Cgil del 9 ottobre, sulla manifestazione dei sindacati a Roma del 16 ottobre e sulla vera emergenza in Italia è intervenuto anche il giornalista de La Verità Daniele Capezzone, più unico che raro tra i pochissimi commentatori televisivi pacati e comprensibili che ragionano con il buon senso, con la logica e con i fatti. Ospite nella puntata del 16 ottobre del programma Controcorrente di Rete4 condotto da Veronica Gentili, Capezzone ha demolito in tre punti le tante chiacchiere della sinistra nelle ultime settimane.

Sul tema Forza Nuova ha detto Capezzone: “Ci siamo completamente e allegramente scordati la principale responsabile del fallimento della manifestazione del 9 ottobre a Roma, che ha un nome e un cognome, Luciana Lamorgese, il ministro degli Interni. Sono uscite le carte di una trattativa tra la Digos e Forza Nuova, è sulla base di quella trattativa che i fascisti sono stati condotti attraverso un percorso dinamico davanti alla sede della Cgil. C’è una responsabilità chiarissima nella mala-gestione dell’ordine pubblico”.

Sulla manifestazione della Cgil e degli altri sindacati alla presenza di molti esponenti della sinistra italiana, Capezzone ha puntualizzato: “Oggi poi c’era una piazza San Giovanni piena di bandiere rosse, una signora con il cartello per Gualtieri”. Claudia Fusani, giornalista de Il Riformista presente in studio, interviene e lo interrompe: “Era piena di palloncini di altri colori”. “Io – replica subito Capezzone – ti prego di non sfidare i telespettatori e non trattarli da scemi, ognuno guarda quella piazza e nel giorno del silenzio elettorale c’è una piazza piena di bandiere rosse. Che deve pensare uno? C’era Gualtieri in prima fila, una signora con un cartello per lui, magliette del Che Guevara, magliette di Cuba… Perché non si poteva fare sabato prossimo?”.

Sull’emergenza in Italia Capezzone ha concluso: “Vogliamo raccontare al Paese che l’emergenza in Italia è il fascismo? Ma stiamo scherzando? L’emergenza sono le tasse, il lavoro, è morto l’ennesimo operaio sul lavoro. Mentre quelli gridavano contro il fascismo è morto un operaio edile. C’è un’incredibile mole di tasse che arrivano. Ma stiamo a discutere di Forza Nuova… Dal 2001 al 2018 ha sempre preso meno dell’1%. Ma davvero – chiosa Capezzone alzando gli occhi – vogliamo raccontare al Paese che questo è un pericolo? Ma dai”.

Green Pass, Cacciari: “Draghi se ne strafotte, decide il Pd”
Green Pass obbligatorio per lavorare, “complicazioni inaudite e inspiegabili”
di Alberto Maggi
Affaritaliani.it, 14 ottobre 2021


Ci siamo. Domani parte il Green Pass obbligatorio per tutto i lavoratori, sia del settore pubblico sia di quello privato. Massimo Cacciari, ex sindaco di Centrosinistra di Venezia, esprime la sua amarezza ad Affaritaliani.it: “Crea una complicazione inaudita, oltre al vulnus di tipo giuridico-istituzionale di cui ho parlato tantissimo volte, anche con fior di giuristi, e di cui ho ormai non dico più nulla avendo la nausea. Mi arrivano ogni giorni centinaia di mail, soprattutto da parte di piccoli imprenditori, che segnalano le incredibili complicazioni che l’obbligatorietà del Green Pass crea. Una scelta la cui ragione continua a sfuggirmi”.

Cacciari sottolinea: “Abbiamo in Italia le misure più restrittive del mondo. Un’inchiesta dell’Università di Oxford, voluta dal governo britannico, ha elaborato lo ‘Stringency Index’ di tutti i Paesi del mondo in base ai provvedimenti adottati per contenere il Covid e l’Italia è risultata prima al mondo, con problema enorme e clamoroso della chiusura delle scuole per mesi. Tutto ciò, senza alcun miglioramento sul fronte dei contagi, dell’occupazione delle terapie intensive e dei morti. Draghi e il governo dovrebbero spiegare perché intendono aggravare ulteriormente la situazione, soprattutto per le piccole imprese, quando questi sono i dati scientifici”.

Draghi non è quindi infallibile… “Il presidente del Consiglio di queste cose se ne strafotte, sono giochetti che lascia fare ai politici. Draghi si occupa di economia industriale e finanza. È ovvio che tra i partiti quello più convinto sul Green Pass obbligatorio sia il Pd, è la forza politica più governativa di tutte negli ultimi 30 anni”. Prevede grossi problemi nei prossimi giorni? “No, tranne qualche scimunito che farà casino a vanvera e servirà solo per eliminare le voci razionali di dissenso”.

Il pensiero di Massimo Cacciari. Il punto di non ritorno sul cambiamento in atto
di Massimo Cacciari
Mercurius5.it e CataniaCreAttiva.it, 15 ottobre 2021


È un punto di non ritorno credo. Quello che vedo intorno a me è difficile persino da descrivere per quanto sia angosciante e al contempo ignorato dai più.

A prescindere da quello che uno possa pensare su una data questione, al di là delle proprie scelte personali, esistono dei fatti oggettivi che non possono essere ignorati e vanno analizzati lucidamente.

Non si vedeva da decenni uno stato che era in grado di far sparire nel silenzio decine di migliaia di persone che protestano. A prescindere da quello che sostengono quelle persone, il fatto che si siano ignorate queste manifestazioni (mentre venivano trasmessi servizi su tg nazionali con persino inviati sul posto per raccontare di sgomberi di rave non autorizzati) dovrebbe fare venire un brivido nella schiena a chiunque.

Viviamo in uno stato che ha deciso di applicare un ricatto paragonabile solo a certe leggi fasciste e questo lo dicono anche filosofi e politologi come Agamben.

Questo ricatto, di fatto, viola leggi e trattati che hanno molto più valore legalmente parlando, e discrimina di fatto milioni di persone sulla base di una scelta legale e permessa, sulla carta, dallo stato stesso.

Circa il 20% dei lavoratori italiani non vuole il green pass. Il venti per cento. Dopo mesi di manifestazioni, centinaia di migliaia di persone scese in piazza pacificamente e inascoltate, diritti erosi, ricatti, adesso si sono accesi i riflettori. Adesso che si è usata violenza.

È un copione che conosciamo, Cossiga Docet. Un copione che ancora funziona evidentemente: infiltrare i movimenti per politicizzarli e avere una scusa per reprimerli.

L’assalto alla sede della CGIL è da manuale. Quello che non è da manuale è vedere che a 20 anni dal G8 c’è ancora chi ci casca.

Il discorso di Landini all’indomani di questo fatto è da copione: un inno alla resistenza, all’antifascismo, alla difesa dei diritti del lavoro. Gli stessi principi che avrebbero dovuto far muovere i sindacati per proteggere i lavoratori da quello che sta accadendo, ma finora non pervenuti.

L’appello alla mobilitazione generale dopo questo evento è la ciliegina su una torta di escrementi. La risposta generosa e partecipata a questo appello da parte di chi non ha mosso paglia contro quello che sta succedendo, invece, è il sintomo finale di una metastasi in corso da tempo. Il suo auspicare a una riforma generale del lavoro dopo questo specifico fatto è da brividi, per chi sa leggere tra le righe.

Proclami da una parte e violenza dall’altra, tutto purché il copione silenzi quello che succede nelle piazze, le ragioni dei manifestanti e le manganellate prese da giovani, vecchi, mamme.

Ma, anche volendo fare gli ingenui e senza considerare la palese infiltrazione delle manifestazioni pacifiche (sforzandoci parecchio), la destra fa solo quello che sa fare da sempre: cavalcare il malcontento di gente esausta e lasciata sola da organizzazioni governative e non, comprese più colpevolmente quelle di sinistra e per la difesa dei diritti. Ma cavalcare non significa rappresentare e quindi associare le piazze ai fascisti, anche in questo caso, sarebbe per usare un eufemismo, ingenuo e miope.

Il vero attacco alle sedi dei sindacati non è quello studiato a tavolino da quattro fascisti che rappresentano lo 0,01% del paese, ma quello che sta avvenendo da molto tempo, globale, massivo che ha spogliati i sindacati dei loro ruoli e in maniera molto più subdola rispetto a quello che è successo ieri, ma come al solito ci si sveglia solo quando si è attaccati da fascisti che si dicono apertamente fascisti, senza nessuna valutazione sociale sul perché e in quale contesto si sia arrivati a questo, anche perché questo vorrebbe dire fare un’autocritica che le varie organizzazioni “di sinistra” non possono permettersi.

E quindi ora è il momento della retorica e di slogan antifascisti, di difesa del lavoro e dei diritti. Quando invece, nel silenzio censorio dei media, ci sono decine di migliaia di persone in piazza contro un fascismo mascherato da democrazia che erode i diritti e attacca il lavoro discriminando circa il 20% dei lavoratori, non si fa volare una mosca, anzi.

Questo è solo pericoloso e vile collaborazionismo. Non solo, è una fotografia perfetta di come i fascismi, così come successe in passato, possano subdolamente emergere sulle onde di applausi e mobilitazioni di certi apparati che si proclamano antifascisti.

[1] Freccero con Cacciari e Agamben: no al certificato verde. L’adesione acritica dei cittadini è più inquietante dell’autoritarismo. Brizzi: siamo padroni della nostra anima. La libertà di scelta è un nostro diritto – 2 agosto 2021 e Il filosofo Agamben al Senato: «Green Pass peggio dell’Unione Sovietica» – 9 ottobre 2021.

[2] Il Comitato Tecnico Libera Informazione (Co.Te.L.I.) vede la collaborazione di diversi giornalisti e blogger, tra cui le fondatrici Marzia Chiocchi di Mercurius5.it e Monica Tomasello di CataniaCreAttiva.it, supportati da un team di medici ed avvocati, formatosi con l’unico intento di collaborare per la ricerca e condivisione della Verità sui principali fatti di rilevanza sia nazionale, che europea, che mondiale.

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