Papa Francesco chiede ai vescovi vicinanza al ‘gregge’

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“Ieri a Cordova, in Spagna, sono stati beatificati il sacerdote Juan Elías Medina e 126 compagni martiri: sacerdoti, religiose, seminaristi e laici, uccisi in odio alla fede durante la violenta persecuzione religiosa degli anni trenta in Spagna. La loro fedeltà dia la forza a tutti noi, specialmente ai cristiani perseguitati in diverse parti del mondo, la forza di testimoniare con coraggio il Vangelo. Un applauso ai nuovi Beati!”

Così al termine dell’angelus papa Francesco ha ricordato il martirio non solo di sacerdoti, ma anche di religiosi e laici, le cui esecuzioni si inseriscono nell’ambito del clima di persecuzione che, durante la guerra civile spagnola, i miliziani repubblicani instaurarono nei confronti di tutti quelli che si professavano membri della Chiesa cattolica.

Questo ricordo si inserisce nel filo conduttore del servizio alla luce della lettura evangelica odierna nella differenza tra emergere ed immergersi: “l primo è emergere. Esprime quella mentalità mondana da cui siamo sempre tentati: vivere tutte le cose, perfino le relazioni, per alimentare la nostra ambizione, per salire i gradini del successo, per raggiungere posti importanti.

La ricerca del prestigio personale può diventare una malattia dello spirito, mascherandosi perfino dietro a buone intenzioni; ad esempio quando, dietro al bene che facciamo e predichiamo, cerchiamo in realtà solo noi stessi e la nostra affermazione, cioè andare avanti noi, arrampicarci… E questo anche nella Chiesa lo vediamo”.

Invece la logica evangelica è diversa: “Gesù ci chiede di immergerci. E come immergersi? Con compassione, nella vita di chi incontriamo… Immergersi con compassione, avere compassione. Non è un dato di enciclopedia: ci sono tanti affamati… No! Sono persone. E io ho compassione per le persone?

Compassione della vita di chi incontriamo, come ha fatto  Gesù con me, con te, con tutti noi, si è avvicinato con compassione. Guardiamo il Signore Crocifisso, immerso fino in fondo nella nostra storia ferita, e scopriamo il modo di fare di Dio.

Vediamo che Lui non è rimasto lassù nei cieli, a guardarci dall’alto in basso, ma si è abbassato a lavarci i piedi. Dio è amore e l’amore è umile, non si innalza, ma scende in basso, come la pioggia che cade sulla terra e porta vita”.

Il servizio e non il potere è la missione del vescovo, ha ribadito papa Francesco nella messa dell’ordinazione episcopale di mons. Guido Marini del clero dell’Arcidiocesi di Genova, nominato vescovo di Tortona il 29 agosto 2021 e mons. Andrés Gabriel Ferrada Moreira del clero dell’Arcidiocesi di Santiago de Chile, eletto arcivescovo di Tiburnia l’8 settembre 2021, nominato Segretario della Congregazione per il Clero:

“E’ Cristo, infatti, che nel ministero del vescovo continua a predicare il Vangelo di salvezza e a santificare i credenti, mediante i Sacramenti della fede. E’ Cristo che nella paternità del vescovo accresce di nuove membra il suo corpo, che è la Chiesa.

E’ Cristo che nella sapienza e prudenza del vescovo guida il popolo di Dio nel pellegrinaggio terreno fino alla felicità eterna. Accogliete, dunque, con gioia e gratitudine questi nostri fratelli, che noi vescovi con l’imposizione delle mani oggi associamo al collegio episcopale”.

Un invito a riflettere sul significato del servizio: “Episcopato infatti è il nome di un servizio (non è vero episcopato senza servizio), non di un onore, come volevano i discepoli, uno alla destra, uno alla sinistra, poiché al vescovo compete più il servire che il dominare, secondo il comandamento del Maestro…

Servire. E con questo servizio voi custodirete la vostra vocazione e sarete autentici pastori nel servire, non negli onori, nella potestà, nella potenza. No, servire, sempre servire”.

Il servizio comporta l’annuncio della Parola, anche nel modo importuno, attraverso la vicinanza: “Vicinanza, con due tracce che l’accompagnano: una vicinanza che è compassione e tenerezza. Per favore, non lasciate questa vicinanza, avvicinatevi sempre al popolo, avvicinatevi sempre a Dio, avvicinatevi ai fratelli vescovi, avvicinatevi ai sacerdoti. Queste sono le quattro vicinanze del vescovo. Il vescovo è un uomo vicino a Dio nella preghiera”.

Un invito ad essere vescovi: “Siate vescovi! Ci saranno discussioni fra voi, ma come fratelli, vicini. Mai sparlare dei fratelli vescovi, mai. Vicinanza ai vescovi: seconda vicinanza, al corpo episcopale. Terza vicinanza, vicinanza ai sacerdoti. Per favore, non dimenticatevi che i sacerdoti sono i vostri prossimi più prossimi”.

Il vescovo non fa parte dell’elite con una raccomandazione: “Non dimenticare che sei stato ‘tolto dal gregge’, non da una élite che ha studiato, ha tanti titoli e tocca essere vescovo. No, dal gregge. Per favore, non dimenticatevi queste quattro vicinanze: vicinanza a Dio nella preghiera, vicinanza ai vescovi nel corpo episcopale, vicinanza ai sacerdoti e vicinanza al gregge.

Che il Signore vi faccia crescere su questa strada della vicinanza, così imiterete meglio il Signore, perché Lui è stato sempre vicino e sta sempre vicino a noi, e con la sua vicinanza che è una vicinanza compassionevole e tenera ci porta avanti. E che la Madonna vi custodisca”.

(Foto: Santa Sede)

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