Papa Francesco ai farmacisti: l’obiezione di coscienza è lecita

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Di nuovo papa Francesco ha ripetuto che l’aborto è un omicidio e non bisogna diventare ‘complici’ ai farmacisti, ricevendo in udienza i congressisti della Società italiana di farmacia ospedaliera, affrontando il valore di una professione sanitaria meno visibile di altre e la responsabilità di destinare le risorse secondo riferimenti etici di giustizia sociale.  

Nell’articolato discorso il papa ha proposto la figura dell’albergatore nella parabola del buon Samaritano: “In questo personaggio possiamo vedere due aspetti significativi del lavoro del farmacista ospedaliero: la routine quotidiana e il servizio nascosto. Sono aspetti comuni a molti altri lavori, che richiedono pazienza, costanza e precisione, e che non hanno la gratificazione dell’apparire, hanno poca visibilità”.

La preghiera è necessaria per dare vita nuova alla routine quotidiana: “La routine quotidiana e il servizio nascosto non hanno visibilità, poca, diciamo così, poca visibilità. Proprio per questo, se sono accompagnati dalla preghiera e dall’amore, essi generano la ‘santità del quotidiano’.

Perché senza preghiera e senza amore questa routine diventa arida. Ma con amore, fatta con amore e con preghiera ti porta alla santità ‘della porta accanto’: santi anonimi che sono dappertutto perché fanno bene quello che devono fare”.

Per questo è necessaria la professionalità del farmacista per individuare la cura al malato: “Insieme con il clinico, è il farmacista ospedaliero che ricerca, sperimenta, propone percorsi nuovi; sempre nel contatto immediato con il paziente.

Si tratta della capacità di comprendere la malattia e il malato, di personalizzare le medicine e i dosaggi, confrontandosi talvolta con le situazioni cliniche più complesse. Il farmacista infatti è in grado di tenere conto degli effetti complessivi, che sono più della semplice somma dei singoli farmaci per le diverse patologie”.

Quindi il compito del farmacista è quella di individuare le giuste dosi di medicina, ammettendo anche l’obiezione di coscienza: “Qui si tratta di esercitare una costante vigilanza, perché il fine sia sempre la vita del paziente nella sua integralità. Voi siete sempre al servizio della vita umana. E questo può comportare in certi casi l’obiezione di coscienza, che non è infedeltà, ma al contrario fedeltà alla vostra professione, se validamente motivata”.

E’ una difesa dell’obiezione di coscienza, che è scelta etica del sanitario: “E’ un tema molto delicato, che richiede nello stesso tempo grande competenza e grande rettitudine. In particolare, sull’aborto ho avuto occasione di tornare anche recentemente.

Sapete che su questo sono molto chiaro: si tratta di un omicidio e non è lecito diventarne complici. Detto questo, il nostro dovere è la vicinanza, il dovere positivo nostro: stare vicino alle situazioni, specialmente alle donne, perché non si arrivi a pensare alla soluzione abortiva, perché in realtà non è la soluzione”.

Ed ha parlato di giustizia sociale: “Pertanto i criteri gestionali e finanziari non sono l’unico elemento da prendere in considerazione. La cultura dello scarto non deve intaccare la vostra professione. E anche su questo bisogna essere sempre vigilanti…

La gestione delle risorse e l’attenzione a non sprecare quanto affidato alle mani di ogni singolo farmacista assumono un significato non solo economico ma etico, anzi, direi umano, molto umano.

Pensiamo all’attenzione ai dettagli, all’acquisto e alla conservazione dei prodotti, all’uso corretto e alla destinazione a chi ne abbia necessità e urgenza. Pensiamo al rapporto con i vari operatori (i capisala, gli infermieri, i medici e gli anestesisti) e con tutte le strutture coinvolte”.

(Foto: Santa Sede)

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