Lepanto 7 ottobre 1571-2021. 450° anniversario della vittoria della Lega Santa nella battaglia di Lepanto. «San Pio V volle, Maria aiutò»

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Giovedì 7 ottobre 2021, Memoria della Beata Maria Vergine del Rosario, abbiamo ricordato [QUI] il 450° anniversario della Battaglia navale di Lepanto e della vittoria della Lega Santa sulla flotta dell’Impero Ottomano, che con l’aiuto di Santa Maria della Vittoria fermò l’espansionismo islamico verso occidente. Fu uno degli storici scontri militari che decisero le sorti dell’Europa.

La Lega Santa fu un’alleanza di Stati cattolici (Stato Pontificio, Repubblica di Venezia, Impero Spagnolo, Repubblica di Genova, Cavalieri di Malta, Ducato di Savoia, Granducato di Toscana, Ducato di Urbino) incaricata di sconfiggere i turchi. Papa San Pio V, che perseguì con tenacia e abilità diplomatica la creazione della Lega Santa, nel 1572 istituì in ringraziamento per l’esito dello scontro navale la festa di Santa Maria della Vittoria, nel 1573 dal successore Papa Gregorio XIII tramutata in festa della Madonna del Rosario, 1716 da Papa Clemente XI e nel 1913 da Papa San Pio X estesa a tutto l’orbe cattolico e fissata al 7 ottobre.

Il 450° anniversario della vittoria di Lepanto fu ricordato, tra gli altri, dalla Fondazione Lepanto, presieduta dallo storico Roberto de Mattei.

Cari amici,
il 7 ottobre 2021 la Fondazione Lepanto ha ricordato il 450esimo anniversario della battaglia di Lepanto, con due eventi svoltisi in due tra le più importanti chiese di Roma.
Nel pomeriggio è stata celebrata da mons. Marco Agostini una Santa Messa, secondo il Rito Romano Antico, nella magnifica cappella che conserva la tomba di san Pio V nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Durante la Messa solenne ha cantato il coro della parrocchia di Santo Stefano proveniente appositamente dalla Pennsylvania.
La sera il Coro Filarmonico Vaticano diretto da mons. Pablo Colino ha tenuto nella chiesa di sant’Ignazio un concerto celebrativo dedicato a Maria SS.ma. San Pio V. Il Santo Rosario nel 450esimo anniversario della battaglia di Lepanto.  
In un momento di profonda crisi della Chiesa, mi sembra importante, anche da un punto di vista simbolico. che tutto ciò sia avvenuto nel cuore di Roma, centro della Cristianità. Vedo in questo un segno di speranza per il futuro.
Vi allego due brevi video che spero possano rendere l’atmosfera dei due eventi [seguono in fondo a questo articolo].
Con i più cordiali saluti
In Domino
Roberto de Mattei
14 ottobre 2021

Mons. Marco Agostini celebra la Santa Messa in rito romano antico nella Cappella Sistina di Santa Maria Maggiore a Roma.

La prima parte

Innanzitutto, la Fondazione Lepanto ha promosso nel pomeriggio del 7 ottobre 2021, nella Cappella Sistina della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, davanti alla tomba di Papa San Pio V, una Santa Messa in rito romano antico officiata dal cerimoniere pontificio Mons. Marco Agostini, assistito da un sacerdote della Fraternità Sacerdotale San Pietro e da un diacono dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote.

La statua di Papa San Pio V sopra la sua tomba nella Cappella Sistina di Santa Maria Maggiore a Roma.

La celebrazione della Santa Messa nel Vetus Ordo è iniziata con il canto O Sanctissima o piissima, eseguito dal coro della parrocchia di Santo Stefano d’Ungheria di Allentown in Pennsylvania.

Il coro della parrocchia di Santo Stefano di Ungheria di Allentown in Pennsylvania.

Commenta l’amico e collega Giuseppe Rusconi oggi sul suo blog Rossoporpora.org, introducendo la pubblicazione di alcuni spunti “tutt’altro che banali” tratti dall’omelia di Mons. Agostini, che facciamo seguire: «Si sa che la Messa in rito romano antico pretende da chi vi assiste un approccio, fondamentalmente contemplativo, assai diverso da quello indotto dalla Messa postulata dal Vaticano II, che pure, se ben celebrata, alimenta anch’essa una spiritualità intensa. Raccoglimento, senso della sacralità del Mistero e silenzi – accompagnati dai sobri canti gregoriani del coro statunitense – sono stati interrotti nelle poche occasioni previste”.

Mons. Marco Agostini tiene l’omelia.

Spunti tratti dall’omelia di Mons. Marco Agostini

All’ombra del monumentale tabernacolo, trionfo della Santissima Eucaristia, di Sebastiano Torrigiani (1596), celebriamo la Madonna del Rosario, Festa religiosa mariana legata indissolubilmente a una battaglia. Solo un mese fa abbiamo commemorato l’altra Festa, quella del Santissimo Nome di Maria, istituita dal Beato Pontefice Innocenzo XI, all’indomani del prodigioso intervento della Beata Vergine di Loreto nella vittoria contro i Turchi – che varcato il confine ungherese stavano alle porte di Vienna – l’11-12 settembre del 1683. Anche allora la Lega Santa promossa dal Pontefice, con Giovanni III Sobieski, re di Polonia, e l’imperatore Leopoldo d’Asburgo, riportò la vittoria che la cristianità aveva implorata con pubbliche preghiere chieste dal Pontefice. Quest’anno, nella Festa del Nome di Maria, il Papa celebrava la Messa a Budapest.

Celebrare una festa religiosa mariana legata a una battaglia, in un tempo ipo-credente, anche se sedicente ricco di tutte le fedi, vale a dire di nessuna fede, ridondante di sentimenti buonisti come il nostro, risulta almeno strano anche solo da pensare. Ai tempi, però, in cui la Fede non era ipo ma era tutto, la celebrazione della Festa della Madonna del Rosario, istituita da papa Gregorio XIII con la bolla ‘Monet Apostolus’ nel 1573, due anni dopo il prodigioso evento della vittoria navale, serviva ai cristiani per ricordare la battaglia, per antonomasia, Lepanto il 7 ottobre 1571 contro l’impero ottomano e la sua religione che minacciava il mondo, la civiltà, la Fede della cristianità. Esattamente 450 anni fa!

La battaglia oltre l’indubbio successo politico, ebbe un profondo significato religioso. La Fede e l’abilità di S. Pio V (…) avevano stretto in lega spirituale tutti i cristiani attraverso la preghiera del Rosario. Lo stendardo rosso, benedetto dal Papa, con il Crocifisso tra gli Apostoli Pietro e Paolo sormontato dal motto costantiniano ‘In hoc Signo vinces’, e l’immagine della Vergine con l’iscrizione ‘Sancta Maria succurre miseris’, che svettavano sulla nave ammiraglia sono emblema del significato religioso della battaglia.

Gli affreschi di Vasari (NdR: i due nella Sala Regia nel Palazzo apostolico che ricordano la preparazione della battaglia e il suo svolgimento) ci consentono di guardare l’avvenimento storico unitamente al suo significato metastorico, spirituale e soprannaturale: per tale ragione tale affreschi talora possono apparire urticanti a qualche anima bella. (…) Gli affreschi della Sala Regia non costituiscono solo una commemorazione dei fatti – per qualcuno da liquidare sbrigativamente come espressioni artistiche d’un passato un po’ trionfalistico ormai buone solo per gli storici dell’arte – no! Queste raffigurazioni e le Feste a loro connesse, offrono una visione, imprimono una direzione, inclinano a un’interpretazione del presente che rifugge le secche dell’ideologia, i cliché irenistici puramente umani, spalancando il piano della Provvidenza.

Lepanto rammenta in qualche modo il fatto del Mar Rosso, l’evento che costituì l’identità del popolo eletto, la irrobustì, ne spiegò le ragioni: “Quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano dell’Egitto…e Israele vide la grande potenza che il Signore aveva usato contro l’Egitto”. Lepanto non è solo passato e sua memoria, è presente in vista del futuro; abbiamo dunque da conservare e irrobustire la vista che proviene dalla Fede per navigare nella giusta direzione. (…) Ancor oggi la civiltà cristiana è in pericolo, attaccata dagli irriducibili antichi nemici, pericolosi al pari dei nemici recenti che non di rado si definiscono cristiani. Gli uni e gli altri possono essere sconfitti con le armi della vita sacramentale, della preghiera, dello studio e con una azione missionaria degna di questo nome.

La Beata Vergine del Rosario ci si mostra come invincibile ausilio e ci indica l’arma con cui noi stessi possiamo diventare invincibili: il Rosario. Usiamolo! Narrano le cronache che i cappellani che assistevano i soldati sopra le navi, nelle loro prediche li spronavano con queste parole: “Nessun cielo per i codardi”. Chiediamo a Lei di poter di nuovo udire dai Ministri del suo Divin Figlio parole, se non proprio così, almeno simili. Sia lodato Gesù Cristo!

Il concerto mariano nella chiesa di Sant’Ignazio in Campo Marzio a Roma.

La seconda parte

La seconda parte della celebrazione promossa il 7 ottobre 2021 dalla Fondazione Lepanto, si è tenuta la sera nella chiesa di Sant’Ignazio in Campo Marzio, composta di tre momenti: la recita del Santo Rosario in un’atmosfera di grande spiritualità, guidato da Mons. Tarcisio Cola (musicologo e canonico di San Pietro), con l’accompagnamento liturgico del Coro Filarmonico Vaticano diretto dal Maestro Mons. Pablo Colino (anche lui canonico di San Pietro), a cui è seguito e alle ore 20.00 un concerto celebrativo dedicato a Maria SS.ma. San Pio V. Il Santo Rosario nel 450° anniversario della Battaglia di Lepanto, durante il quale il Professore Roberto de Mattei ha commemorato la vittoria del 1571.

Mons. Tarcisio Cola con il Coro Filarmonico Vaticano diretto dal Maestro Mons. Pablo Colino durante la recita del Santo Rosario.

Le decine del Santo Rosario sono state intervallate da antifone in latino relative ai Misteri gaudiosi cantate dal coro. Sono seguite le Litanie lauretane, che comprendono anche quell’Auxilium christianorum derivato proprio dalla vittoria di Lepanto.

Il Maestro Mons. Pablo Colino con il Coro Filarmonico Vaticano nella chiesa di Sant’Ignazio in Campo Marzio.

Il coro – con Giulia Cignoni e Daniela Tollis soprano, e Alessio Pacchiarotti organista – ha eseguito diversi brani mariani, dal Regina Coeli laetare all’Alma Redemptoris Mater all’Ave Regina Coelorum al Salve Regina, Vergin tutt’amor, le Vergine degli Angeli verdiana e Ave Maria di Mascagni, con l’accompagnamento del violinista quindicenne Davide Gagliardi.

Il concerto mariano nella chiesa di Sant’Ignazio in Campo Marzio a Roma.

San Pio V volle, Maria aiutò
La riflessione dello storico Roberto de Mattei


Siamo qui per ricordare e per celebrare un evento e i suoi protagonisti. L’evento è la vittoria di Lepanto del 7 ottobre 1571, di cui ricorre oggi il 450esimo anniversario. Chi furono i protagonisti e gli artefici della vittoria a cui oggi dedichiamo questo concerto? Per comprenderlo dobbiamo tornare indietro nel tempo, a quella giornata del 7 ottobre, che è incisa a lettere d’oro nella storia dell’Occidente cristiano.

L’arte ha immortalato quel giorno di trionfo. Basti ricordare il celebre dipinto di Paolo Veronese, intitolato Allegoria della battaglia di Lepanto, custodito nelle gallerie dell’Accademia di Venezia. Questo dipinto fissa il momento cruciale della battaglia, che si svolse nel pomeriggio del 7 ottobre. Nella parte inferiore della tela il pittore raffigura la furibonda mischia dei combattenti, sullo sfondo di un mare, scuro e agitato, in cui le galere sono avvolte dal fumo e dal fuoco. Nella parte superiore del dipinto, vediamo i santi e gli angeli che rendono omaggio alla Vergine del Rosario e scagliano saette sui vascelli turchi.

Il Professore Roberto de Mattei svolge la sua riflessione durante il concerto nella Chiesa di Sant’Ignazio in Campo Marzio.

Ma noi allontaniamoci dalla mischia e proviamo a tornare, con la memoria a quel momento di supremo silenzio che precedette l’inizio della battaglia. Non è fantasia, è storia, è realtà. Sono le undici del mattino. Gli Angeli e i santi a cui non sfuggono le vicende umane, ma che ad esse partecipano con più intensità e chiaroveggenza di quanto non le vivano gli uomini, contemplano dal Cielo una scena straordinaria. Il mare della Grecia, all’altezza delle isole Calzolari, scintilla sotto i raggi del sole, mentre due flotte, le più imponenti che abbia mai visto il Mediterraneo, avanzano l’una contro l’altra, preparandosi ad uno scontro mortale.

La prima flotta, che forma una grande mezzaluna, proviene da Oriente e avanza veloce con il vento in poppa. Sull’albero maestro della sua galea ammiraglia, sventola uno stendardo verde, venuto dalla Mecca, che reca, ricamato in caratteri oro per 28.900 volte, il nome di Allah. La seconda flotta è schierata in forma di Croce e da Occidente muove verso il nemico contro vento, con la sola forza dei remi.

Da chi è composta questa flotta? Colui che la comanda è un giovane di 24 anni che porta al collo la reliquia di un frammento della Croce donatagli dal Papa. Il suo nome è Giovanni d’Austria, figlio dell’Imperatore Carlo V, fratellastro del re di Spagna Filippo II.

Accanto alla sua galea navigano quelle comandate da un principe romano, Marcantonio Colonna ammiraglio della flotta pontificia, e da un patrizio veneziano di settantacinque anni, Sebastiano Venier. All’ala sinistra dello schieramento Agostino Barbarigo comanda la flotta di Venezia; all’ala destra Gianandrea Doria guida quella di Genova. La flotta di retroguardia è comandata dallo spagnolo don Alvaro di Bazan.

Sulle duecentoquaranta galee di questa flotta, trentamila combattenti sono in questo momento in ginocchio. In piedi sono soli i sacerdoti. Gesuiti sulle navi spagnole, cappuccini su quelle pontificie, domenicani e francescani su quelle di Genova, Venezia e Savoia. Essi hanno appena celebrato la Messa. Il tema di tutte le prediche è stato “nessun cielo per i codardi”. Poi, su ogni nave è stata letta la bolla pontificia con cui viene concessa l’indulgenza plenaria a tutti coloro che fossero caduti combattendo gli infedeli.

Con gesti solenni i sacerdoti impartiscono l’assoluzione generale. Poi, sull’albero maestro della nave ammiraglia di don Giovanni viene issato il grande stendardo della Santa Lega che reca impressa l’immagine del Crocifisso sul fondo azzurro. Un urlo esplode e corre per tutto lo schieramento, ripetendosi come un’eco da una nave all’altra: “Vittoria!” Ecco. Noi oggi siamo qui per rendere omaggio a quegli uomini che pregarono, combatterono e vinsero. Molti di essi riposano, fino al giorno della Resurrezione nelle acque del Mediterraneo. Altri tornarono alle loro case, e sono sepolti in angoli diversi d’ Europa dove attendono il giorno del giudizio. Quel giorno, pentiti dei loro peccati, potranno rivolgere con fiducia lo sguardo al Divin Salvatore, mormorando: “Io ero a Lepanto”. Però, se questo giorno di gloria fu possibile il merito va soprattutto a un uomo che a Lepanto fu presente spiritualmente: il santo Pontefice Pio V, a cui oggi abbiamo reso omaggio nella cappella che ne custodisce le spoglie in Santa Maria Maggiore. Fu lui che, fin dal primo giorno del suo pontificato, si prefisse, tra i tanti obiettivi, quello di difendere la Cristianità dal pericolo dell’Islam. A questo fine adoperò tutte le sue forze, creò la Santa Lega e la sostenne con mezzi finanziari, uomini in armi e, soprattutto con la preghiera.

Quando si concluse la battaglia alle cinque di sera della domenica 7 ottobre 1571, Pio V, stava esaminando i conti con il suo tesoriere generale Bartolomeo Bussotti. Tutto d’un tratto, quasi mosso da un impulso irresistibile, si alzò, aprì la finestra e fissò lo sguardo verso l’Oriente come assorto in contemplazione; poi, si voltò indietro, con gli occhi brillanti d’una luce divina: “Non occupiamoci più di affari – esclamò – ma andiamo a ringraziare Iddio perché la nostra armata in questo momento ha ottenuto la vittoria”. L’episodio è storico e fu uno dei miracoli riconosciuti per la canonizzazione di san Pio V. La notizia ufficiale della vittoria arrivò a Roma solo quindici giorni dopo, portata da un corriere che giunse da Venezia, nella notte del 21 ottobre. Il Papa proruppe in lacrime di gioia, pronunziando le parole del vecchio Simeone : “nunc dimittis servum tuum Domine (…) quia viderunt oculi mei salutare tuum” (Lc 2, 29-30).

San Pio V era convinto che la vera vincitrice della battaglia di Lepanto fosse la Beatissima Vergine Maria e ordinò che nelle Litanie Lauretane si aggiungesse l’invocazione: “Auxilium Christianorum, ora pro nobis”, fissando al 7 ottobre una f.sta in onore di nostra Signora della Vittoria, che poi fu trasformata in quella della Madonna del Rosario.

Anche noi siamo convinti del ruolo decisivo della Vergine Maria nella storia.

Tutto il male che, dal primo peccato ad oggi, ogni giorno si rinnova sulla terra viene dagli uomini; tutto il bene che sulla terra si diffonde viene da Dio. Ma Dio ha disposto che il bene che Egli comunica agli uomini, le grazie spirituali e materiali che Egli elargisce, frutto del sacrificio Redentore del Verbo Incarnato, giungano agli uomini per mano di Maria. Non c’è grazia che non passi per le mani di Maria, non c’è vittoria che a Lei non sia attribuita. E Lei, Maria, fu la vera artefice del trionfo di Lepanto, come il Senato veneziano scolpì nella sala delle sue adunanze con queste parole: «Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii, victores nos fecit». «Non il valore, non le armi, non i condottieri, ma la Madonna del Rosario ci ha fatto vincitori». Maria vince, nel tempo e nell’eternità, nelle anime e nella società intera. Ma Maria, per vincere, ha bisogno della nostra collaborazione, della nostra corrispondenza alle sue grazie.

Il concerto mariano nella chiesa di Sant’Ignazio in Campo Marzio a Roma.

Lo splendido coro che stiamo ascoltando è più importante delle mie povere parole e il Santo Rosario che recitiamo tocca il Cielo più della musica e delle parole. Ma queste parole, questa musica, questo Rosario, testimoniano la consapevolezza di una verità di fede che proclamiamo a voce alta: «Tutto possiamo con Maria, nulla senza di Lei».

Questa verità ci riempie di fiducia, ci infonde coraggio, ci rende certi del trionfo del Cuore Immacolato di Maria, di cui vogliamo essere strumenti con i nostri piccoli gesti di ogni giorno, come quello di oggi, in cui siamo riuniti per ricordare e per celebrare Maria Regina delle vittorie, e con Lei il grande san Pio V e tutti i combattenti che, non solo a Lepanto, ma nel suo spirito, sono vissuti e morti in difesa della Chiesa e della Civiltà cristiana.

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