Il rabbino e Papa Francesco. Per un dialogo di qualità

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Ricreare lo spirito delle origini. È questa la chiave del dialogo  secondo Abraham Skorka, responsabile del seminario rabbinico latinoamericano di Buenos Aires.  Skorka è a Roma per partecipare al seminario di dialogo ebraico cristiano, organizzato dal Centro per il Dialogo Interreligioso del Movimento dei Focolari,  che si svolge dal 10 al 13 giugno presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo. Insieme a 27 rabbini e ad esponenti del mondo cristiano, hanno discusso su come alzare l’asticella della qualità nelle relazioni ebraico-cristiane. Ma Skorka è anche un amico personale di Papa Francesco. Quando questi era il cardinal Jorge Mario Bergoglio, hanno scritto insieme un libro, “Il cielo e la terra”.

 

E a sentire parlare Skorka, si capisce subito che il cielo è quello delle due religioni, in un dialogo che non fruttifica se “è solo l’unione di due monologhi”. E che la terra è quella del mondo secolarizzato. Un problema fortissimo in Argentina, colpita da quella colonizzazione dell’essere umano che ha portato in un solo anno cinque leggi che hanno aperto a matrimoni omosessuali, fecondazione eterologa, aborto. Una situazione tale che l’ultimo Rapporto sulla Dottrina Sociale nel mondo dell’Osservatorio Van Thuan ha segnalato l’Argentina come case history.

Secondo il rabbino Skorka, è quasi una situazione simile a quella che si viveva nel I secolo dopo Cristo. “Ho trovato nel Talmud – dice – esperienze di dialogo tra i primi cristiani e i giudei. Era una situazione di forte crisi, anche religiosa, e anche all’interno dell’ebraismo. La tradizione era stata come troncata con la distruzione del tempio di Gerusalemme”. In quel tempo, anche i cristiani erano perseguitati, e la secolarizzazione dell’Impero Romano aveva portato ad una diffusione della superstizione e del sincretismo religioso. Il mondo e il suo opposto. Eppure – sottolinea Skorka – “c’era un dialogo vivo, fecondo”.

Ed è a questo dialogo che pensa, il rabbino di Buenos Aires, quando gli si chiede in che modo vede, da esponente del mondo ebraico, l’elezione del suo amico Jorge Mario Bergoglio al soglio pontificio. “Penso che insieme possiamo ricreare quello spirito delle origini, quel dialogo dei nostri padri”, dice.

Un dialogo che è già realtà, secondo Roberto Catalano, responsabile del dialogo interreligioso del movimento dei focolari. Il quale sottolinea che “siamo in un momento di svolta qualitativa nel dialogo ebraico cristiano”. “Vogliamo imparare dagli altri, per uno scambio che non sia solo di idee, ma di spirito”, afferma Eric Tsvi Blanchard, di New York.

Il dialogo interreligioso è fatto di storie. Racconta Gustavo Clarià, argentino, responsabile del sito del Movimento dei Focolari, che l’avvicinamento di Skorka al cristianesimo è nato da un incontro. Nell’Argentina dove il dialogo tra le religioni è una realtà consolidata, dove ebrei, cristiani e musulmani si invitano gli uni gli altri alle feste delle loro religioni, Skorka fu colpito ad un tavolo di dialogo interreligioso da “un sacerdote molto umile, un cristiano che aveva dedicato tutta la vita a studiare l’ebraismo con una tale passione da averlo compreso a fondo, e che pure nonostante la sua sapienza si poneva in modo umilissimo con tutti. Quel sacerdote era Joseph Sievers”.

Da lì, il crescente interesse per il dialogo per il cristianesimo e poi l’incontro con Jorge Mario Bergoglio, che – ha sottolineato il rabbino Mario Burman, della Organizzazione Giudaica argentina per il dialogo interreligioso – “aveva fatto del dialogo interreligioso uno dei pilastri del suo lavoro pastorale”.

Ma il dialogo tra Ebrei e cristiani è stato soprattutto uno dei pilastri del Movimento dei Focolari, che ha come charisma l’unità non solo tra cristiani, ma tra popoli e religioni.

Sviluppatosi negli Anni Settanta e Ottanta, il cammino di dialogo ebraico-cristiano del Movimento dei Focolari ha un impulso proprio durante la visita di Chiara Lubich a Buenos Aires nel 1998. Invitata dalla B’Nai B’rith argentina e da altre organizzazioni, la fondatrice del movimento presentò la spiritualità dell’unità. La Lubich mise in luce i punti in comune tra le due religioni, e allo stesso tempo parlò della Shoah come un dolore che “non può non portare frutto”, auspicando che quel dolore diventi “un seme di unità”. Da lì è scaturita la Giornata della Pace che si celebra ogni anno a O’Higgins, nella cittadella argentina dei focolari. Dal 2005 ad oggi si sono svolti tre simposi di dialogo ebraico-cristiano.

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