In visita al Santuario di Maria SS. della Misericordia nel complesso monumentale di Monte Castello a Castel Morrone, costatandone con sgomento lo stato di degrado e di abbandono

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Il complesso monumentale di Monte Castello sorge sull’omonima vetta posta sul versante orientale della catena dei Monti Tifatini (420 m s.l.m.) e domina, grazie alla sua posizione privilegiata dovuta non tanto alla sua altezza quanto alla visibilità datagli da un gioco di prospettive, la valle del basso Volturno e la piana di Caserta. A circa 10 km a nord di Caserta, fa parte del territorio del Comune di Castel Morrone, di cui fu il centro abitato alto medievale. Morrone in Terra di Lavoro – come si chiamava fino all’Unità d’Italia – è stato un ambito ducato del Regno di Napoli al cui titolare spettava anche il titolo di Nobile Patrizio Napolitano.

Il complesso monumentale di Monte Castello comprende:

  • il Castello feudale, il cui nucleo può essere considerato l’antico maniero normanno, oggi ormai un rudere (XII secolo);
  • l’Eremo e Santuario di Maria SS. della Misericordia, che nasce su di una preesistente cappella, ancora oggi mantiene la sua funzione di luogo di culto (intorno al XVII secolo e);
  • la Tomba di Pilade Bronzetti, che è sepolto nella Città di Trento, nasce come monumento commemorativo alla Battaglia di Monte Castello nell’ambito della Battaglia del Volturno del 1° e 2 ottobre 1860, e mantiene tale funzione (8 dicembre 1887).

Oggi, approfittando della bella giornata di sole, siamo saliti fino al cucuzzolo di Monte Castello e, purtroppo, abbiamo dovuto costatare il grave stato di degrado e abbandono in cui versa il complesso monumentale, nonostante tutte le assicurazioni di voler valorizzare il sito dal punto di vista turistico. Poi, saremo curioso di sapere cosa pensa la Curia diocesana di Caserta della valorizzazione religiose (a parte degli eventi occasionali, peraltro molto sentiti dalla popolazione).

Frutto di diversi periodi storici

Il complesso monumentale di Monte Castello è frutto di diversi periodi storici e, in quanto tale, è esempio di diverse forme di arte e architettura. Il castello, la torre maestra e il villaggio sono esempi di architettura fortificata alto medievale, con un particolare richiamo ai manieri di epoca normanna di cui, insieme ad altri esempi diffusi sul territorio di Caserta, ne costituisce una viva testimonianza. La Chiesa, nonostante i rimaneggiamenti che ne hanno alterato l’immagine esterna, è esempio di architettura barocca con le sue volute e i suoi stucchi che ne caratterizzano lo spazio interno. La Tomba di Pilade Bronzetti è, invece, un monumento commemorativo di una battaglia che è stata fondamentale per la fine del Regno delle Due Sicilie e nell’ottica del processo di unificazione italiana e ricorda i caduti per tale causa.

I resti della fortezza del feudo di Castel Morrone

Un antico detto «il Castello di Morrone (si vede) da ogni cantone», fotografa esattamente la posizione di questa collina. E proprio alla sua posizione di osservatorio privilegiato, si devono gli accadimenti storici. La sua storia ebbe inizio nel 313 a.C. quando in seguito alla distruzione di Plistica da parte dei Sanniti, i superstiti fuggirono all’interno della valle e dopo aver fondato diversi “Fundus” alla maniera Sannita, verso la fine del II secolo a.C. avvertirono la necessità di costruirsi una fortezza.

Il complesso di Monte Castello costituisce il primo nucleo abitativo di Castel Morrone. Fondato dai Sanniti tra il IV e il III secolo a.C. fu poi abbandonato in epoca romana e riutilizzato nell’Alto Medioevo. Il Castello, le mura e il villaggio furono costruiti dai normanni intorno al XII secolo e dismessi nel XV secolo a seguito di un evento sismico.

Il primo insediamento risale al periodo sannitico costituiva l’anello meridionale di una rete di insediamenti fortificati di cui facevano parte anche Caiazzo, Monte Santa Croce e Monte Alifano, dismessi in età romana e poi riutilizzati e rifortificati durante l’Alto Medioevo. In tale contesto, quindi, venne ricostruita la fortezza del feudo di Castel Morrone, il quale è citato all’interno del Catalogus Baronum tra i possedimenti di Roberto di Lauro, nominato dai normanni Conte di Caserta nell’anno 1150. Il castello fu costruito in un periodo di tempo compreso tra la nomina del Conte di Lauro e il 1178, anno al quale risalgono alcuni documenti che citano proprio il castrum Morrone.

Ad oggi della fortezza normanna rimangono soltanto alcune porzioni del dongione, ossia della massiccia torre maestra a pianta quadrangolare. Questa, così come si evince dai ruderi, doveva essere composta da grossi conci in pietra calcarea che costituivano i cantonali, mentre la restante muratura è composta da bozze più piccole e irregolari dello stesso materiale. Sempre all’interno della cerchia muraria del castello doveva sorgere un piccolo villaggio i cui resti, ormai completamente ricoperti dalla vegetazione, ci mostrano l’esistenza di piccole strutture in pietra. Di queste, alcuni esempi, si ritrovano anche fuori dalle mura, lungo le falde del Monte Castellone, poste su una serie di terrazzamenti. Il complesso fu abbandonato dopo il 1456, a seguito di un forte evento sismico che danneggiò il castello e le abitazioni e indusse gli abitanti a spostarsi verso valle, nell’attuale centro abitato di Castel Morrone.

Il Santuario di Maria SS. della Misericordia

Poco distante dalla torre si trova il Santuario di Maria SS. della Misericordia, sorto nel XVII secolo sui resti di una piccola cappella già esistente. L’edificio si presenta attualmente come un edificio in pietra a facciavista, ma tale veste esterna risale con buona probabilità a dei restauri avvenuti in epoca recente. In particolare, la piccola chiesa presenta un impianto a navata unica con transetto estradossato su cui si imposta una terminazione absidale. All’interno ci sono diversi affreschi risalenti ad un periodo compreso tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo, i quali inquadrano affreschi ad essi coevi (si ricorda quello che rappresenta la visitazione di Maria ad Elisabetta). Il presbiterio custodisce un altare settecentesco e permette l’accesso, mediante due porte architravate in stucco, alle due cappelle laterali. Quella a destra presenta una volta a padiglione e custodisce due affreschi: uno raffigurante Maria in trono attorniata dai Santi ed uno la Crocifissione. La cappella sinistra presenta, invece, una volta a botte e una pala d’altare ad affresco che rappresenta la Trasfigurazione di Gesù. Si riscontrano decorazioni e elementi di pregio di chiara matrice barocca, in particolare paraste e cornici in stucco. Inoltre, sono presenti una serie di volute di uguale materiale come quelle poste in chiave del grande arco che separa la navata dal presbiterio. Oltre a questi elementi in stucco vi sono tre altari in marmo, anch’essi settecenteschi, posti rispettivamente nel presbiterio e nelle due cappelle laterali estradossate ad esso adiacenti. La facciata esterna, a capanna, è caratterizzata da quattro paraste che inquadrano il portale di accesso e l’ampia apertura rettangolare posta al di sopra di esso.

La Tomba di Pilade Bronzetti

Un altro elemento di notevole interesse storico a Castel Morrone è la cosiddetta Tomba di Pilade Bronzetti, ossia un monumento in pietra a forma piramidale ideato e scolpito da Enrico Mossutti e inaugurato l’8 dicembre 1887.

Ritratto del Maggiore Pilade Bronzetti.

Questo monumento ricorda la Battaglia di Castel Morrone, durante la quale il Maggiore Pilade Bronzetti e molti dei suoi 200 bersaglieri perdettero la vita, dopo aver tenuto in scacco l’esercito borbonico per un’intera giornata favorendo così la vittoria finale delle truppe di Garibaldi su quelle dei Borboni nella Battaglia del Volturno, che contribuiva in maniera forte alla fine del Regno delle Due Sicilie e fu punto di svolta fondamentale per il processo di unificazione del Regno d’Italia.

La Battaglia di Castel Morrone svoltasi tra i garibaldini, capeggiati da Bronzetti, e il regio esercito delle Due Sicilie, nel contesto della Battaglia del Volturno costituita da alcuni scontri armati avvenuti tra i volontari garibaldini e il regio esercito delle Due Sicilie, avvenuti durante la Spedizione dei Mille tra il 26 settembre e il 2 ottobre 1860 nei pressi del fiume Volturno (un territorio compreso nell’attuale provincia di Caserta, delimitato all’incirca in un triangolo avente i vertici nelle città di Capua, Caiazzo e Maddaloni).

Un momento della battaglia del Volturno. Combattimento di Porta Romana verso Santa Maria Maggiore (litografia del 1861).

La battaglia principale si svolse il 1º ottobre 1860 a sud del fiume Volturno, nella quale vennero impiegati 28.000 soldati del Regno delle Due Sicilie, contro oltre 20.000 garibaldini.

Nel frattempo si combatteva pure sulle colline a est da Monte Tifata, dove un piccolo gruppo di contadini diretti da nobili rimasti fedeli ai Borbone delle Due Sicilie resistettero per un’intera giornata: lo scontro iniziato la mattina si concluse a Monte Viro, quando i garibaldini diedero fuoco al palazzo dei Cocozza, all’interno del quale c’erano le provviste e le munizioni dei volontari borbonici.

Schizzo topografico della battaglia di Castel Morrone.

Tra il 29 e il 30 settembre 1860 gli uomini del 1º Battaglione Bersaglieri comandato dal Maggiore Pilade Bronzetti cercarono di fortificarsi alla meglio a Morrone.

Il 1º ottobre 1860 dalla parte borbonica fu dato l’ordine di attacco per l’ultima grande battaglia per la riconquista del Regno delle Due Sicilie e da Amorosi la divisione Mechel mosse verso i Ponti della Valle di Maddaloni dove era atteso dalla divisione Bixio.

Al bivio di Dugenta, la Brigata Ruiz forte di ben 5.000 uomini fu fatta deviare per Limatola con l’ordine di marciare per Castel Morrone, piombare su Caserta e spezzare il fronte nemico.

Arrivati a Morrone a Castel Morrone si ebbe l’impatto con i bersaglieri di Bronzetti. Sicché il Maggiore Domenico Nicoletti, comandante del 6º Reggimento di Linea “Farnese” ebbe l’ordine di occuparsi dei garibaldini, mentre il grosso si avviava verso Caserta. Al “Farnese” si aggregarono frazioni del 2º Reggimento di Linea “Regina” al comando del Maggiore Pietro De Francesco ed altri soldati del 4º e del 12º, che formando un battaglione erano al comando del Maggiore Musso.

Chiara risultava la sproporzione delle forze, ma Bronzetti intuì che a Castel Morrone poteva decidersi la sorte di tutta la Battaglia del Volturno e non volle cedere di un sol passo. I regimenti borbonici lentamente ascesero il monte in modo da precludere ai garibaldini ogni ritirata ed alle ore 11.00 iniziò il combattimento vero e proprio, che si protrasse per quasi 5 ore fino a quando i borbonici non riuscirono a sfondare le ultime difese dei garibaldini, che, rimasti senza munizioni, si difendevano scagliando sassi sugli assalitori.

Alla fine quasi 2.000 uomini combattevano all’arma bianca in uno spazio che non bastava nemmeno a contenerli pacificamente. Lo scontro si concluse nel pomeriggio verso le ore 16.00 con la morte del comandante dei garibaldini, il Maggiore Pilade Bronzetti.

Pochi combattimenti hanno avuto tanti testimoni che si sono premurati di fare rapporto e tutti mettono in risalto non solo l’eroismo dei garibaldini, ma anche il coraggio e il valore dei soldati del Regno delle Due Sicilie.

La morte del Maggiore Pilade Bronzetti.

Il Maggiore Giuseppe Mirri di parte garibaldina ci ha lasciato quasi una cronistoria degli eventi di quella giornata. A fronte delle sue memorie vi è il rapporto del Comandante borbonico Domenico Nicoletti, che spesso coincide con quello garibaldino. Sulla morte di Bronzetti le due versioni appaiono contrastanti. Mirri racconta che Bronzetti, per evitare una immane strage, presa una tovaglia bianca dall’altare della chiesetta, cominciò ad agitarla dichiarandosi prigioniero, ma per l’estrema confusione non fu sentito sicché infuriatosi abbandonò il drappo e si mise a menar di sciabola e, dopo essere stato ferito al collo, “…fu colpito da una palla al petto e cadde morto”. Nicoletti racconta invece di aver più volte invitato alla resa il Bronzetti senza esito, anzi questi si avventò contro il comandante borbonico con la sua sciabola ma il trombettiere di Nicoletti, per salvare il suo comandante, lo fermò con un colpo di pistola.

Elementi di interesse paesaggistico, culturale e storico-documentale

Il cucuzzolo di Monte Castello, con i suoi monumenti e le svettanti mura della torre e del campanile del Santuario di Maria SS. della Misericordia, rappresenta non solo un simbolo di alto valore storico e culturale (sottoposta a “Dichiarazione di interesse culturale” secondo quanto prescritto dalla L. 1089/1939 artt. 1, 2, 4, 21, con il vincolo apposto con D.M. 25/05/1996 e trascritto in conservatoria il 25/01/1997 con numero 2074), ma anche un punto di riferimento caratterizzante tutto il territorio del basso Volturno e della Piana di Caserta. La sua particolare posizione gli permette, infatti, di essere un punto di affaccio su tutta l’area e, allo stesso tempo, una sorta di punto di riferimento, che segna in maniera forte il paesaggio circostante e, la perdita dei suoi monumenti, costituirebbe una profonda lacuna nella catena montuosa dei Tifatini.

All’interesse paesaggistico si affianca quello storico e culturale poiché l’area è stata testimone di alcune pagine della storia italiana quali la Battaglia di Castel Morrone. Inoltre, proprio tra le mura del castello, si svolsero alcune vicende legate alla Seconda Guerra Mondiale a seguito delle quali quest’ultimo fu quasi completamente distrutto assumendo, così, la sua immagine attuale.

Il 23 settembre 2010 l’allora Sindaco di Castel Morrone, Pietro Riello aveva dichiarato: «Vi è già stato un approccio con la Soprintendenza ai Beni Culturali e nell’immediato verrà eseguito anche un primo sopralluogo per redigere uno stato dei luoghi che poi porti ad una prima stima sui lavori da eseguire».

Poi, il 20 aprile 2011 su Corrieredelsud.it si legge: «Castel Morrone- La Regione stanzia 90.000 euro per la ristrutturazione dell’Eremo di Monte Castello – Grazie al diretto interessamento del Sindaco Pietro Riello, della sua squadra di governo eletta sotto il simbolo di Rinascita Morronese e dell’Onorevole regionale Massimo Grimaldi, il quale oltre ad avere un validissimo interlocutore sul territorio qual è Pietro Riello, ha più volte precisato di tenere particolarmente al territorio morronese, la Regione Campania ha erogato un contributo straordinario di 90.000 euro per la ristrutturazione della Chiesa di Maria SS. della Misericordia sita sull’Eremo di Monte Castello. L’ufficializzazione del contributo si è avuta nella giornata di martedì 19 aprile quando l’atto concessorio, con le somme che la Regione ha appostato sul capitolo di spesa n. 5292, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Campania (BURC). Un ulteriore successo ottenuto da Pietro Riello e dalla sua squadra di governo che testimonia senza ombra di dubbio che la perseveranza e la lungimiranza politica alla lunga portano degli ottimi risultati. Infatti, in un’epoca come questa dove il verbo principale invocato dall’Amministrazione Regionale è tagliare riuscire ad ottenere un contributo consistente, come quello ottenuto per la ristrutturazione della Chiesa di Monte Castello, sicuramente non è cosa di tutti i giorni. Proprio su questi concetti e su queste fattive testimonianze si dovrà basare l’opinione pubblica dei morronesi, che prossimamente saranno chiamati al rinnovo del Consiglio Comunale, per loro si tratterà di scegliere tra il “governo del fare” rappresentato da Pietro Riello e dalla sua lista ed il “governo delle revoche” proposto degli avversari, i quali sicuramente tra tutte le revoche elencate nel loro “programma del revocare” non potranno fare a meno che inserire nei prossimi giorni anche la revoca dei fondi destinati alla ristrutturazione dell’Eremo di Monte Castello».

Successivamente, il 2 novembre 2013 si legge su Casertanews.it: «Altra brutta notizia per la Giunta comunale capeggiata da Pietro Riello, bocciato il Progetto di recupero del complesso monumentale di Monte Castello. Dalla Regione niente contributi per il progetto di restauro del complesso monumentale di Monte Castello di 1.440.000 euro presentato dal Comune di Castel Morrone nell’aprile 2013. Dei 106 progetti presentati alla Regione quello del Comune di Castel Morrone è tra i 43 bocciati (Burc n. 58 del 28/10/2013). Un’altra tegola per il sindaco che quest’anno ha collezionato solo brutte figure e bocciature a raffica. A marzo è stato bocciato dalla Regione il progetto di completamento impianti sportivi, a settembre quello per riqualificazione e messa in sicurezza delle scuole, a ottobre quello per il recupero del complesso monumentale di Monte Castello. Un quadro fallimentare che dimostra che Castel Morrone è amministrato da una Giunta a produttività zero, che fa pagare un pesante gap alla comunità morronese sia per i disagi e i disservizi che per la mancata realizzazione di importanti opere pubbliche.
Monte Castello è un complesso monumentale di rilievo nazionale, perché è stato inserito dal Presidente della Repubblica tra i “luoghi della memoria” in occasione della ricorrenza del 150 dell’Unità d’Italia, abbandonarlo all’incuria non è tollerabile. In questo modo si stanno rottamando i beni culturali di Castel Morrone e sottraendo un’opportunità di sviluppo al paese.
Il Partito Democratico chiede un cambiamento di rotta o è meglio andare a casa. Castel Morrone ha bisogno di essere governato con serietà e professionalità, qualità indispensabili per redigere progetti di sviluppo che trovano il consenso della Regione. Il lavoro dell’amministrazione comunale deve orientarsi subito al restauro e conservazione dei beni culturali e alla promozione dell’offerta culturale/turistica che dia una boccata di ossigeno anche ai numerosi operatori commerciali stanchi di pagare solo tasse e nessuno incentivo alla crescita».
Poi, la candidatura dell’Eremo di Monte Castello al bando regionale di riqualificazione turistica e messa in sicurezza dei santuari campani, il Comune di Castel Morrone – si leggeva nel febbraio del 2020 sulla pagina Facebook dell’amministrazione comunale a firma del Sindaco Avv. Gianfranco Della Valle – sembra aver ottenuto riscontro positivo: «Il progetto deliberato dalla nostra Giunta di restauro conservativo e valorizzazione del Santuario di Monte Castello per un importo di circa 200.000,00 diventa realtà. Siamo stati in Regione dove ci hanno assicurato che già nei prossimi giorni potremmo ottenere il decreto di finanziamento per dare il via alle procedure di gara per l’affidamento dei lavori. Il progetto prevede interventi di messa in sicurezza per la funzionalità dell’immobile e di manutenzione straordinaria per l’efficienza dell’intero plesso oltre all’integrale ripristino del monumento ossario con la posa di una pavimentazione per un migliore svolgimento delle attività religiose e culturali».

Lo stato di degrado e di abbandono

Ad oggi, nonostante tutte le parole e assicurazioni da più di un decennio, tutto il complesso monumentale di Castel Morrone continua versare nel suo “intollerabile” stato di degrado e di abbandono e – osserva Italia Nostra – non sembra essere inserito in un regolare programma di aperture. Il che sarebbe anche impensabile allo stato attuale, come abbiamo potuto costatare de visu oggi.

Il castello ducale ormai è un rudere, privo di apparati decorativi, già a prima vista in condizioni spaventose con il rischio di crolli. La perdita di uno dei monumenti del complesso porterebbe alla scomparsa di un luogo che è testimonianza e simbolo di momenti fondamentali della storia e che hanno segnato la vita degli abitanti di Castel Morrone e non solo.

Anche se la chiesa dell’Eremo continua a mantenere la sua funzione di luogo di culto, è aperta al pubblico solo in determinate occasioni e ambedue i cancelli che danno accesso al piazzale antistante sono chiuse. Dall’esterno si nota a prima vista un forte stato di degrado e di abbandono. Risulta che soprattutto all’interno le sue superfici appaiono fortemente danneggiate e degradate a causa dell’incuria e della presenza di umidità che sta compromettendo gli stucchi e gli affreschi.

Posato nel 1892.

Il lucchetto del cancello – che, accanto alla chiesa, dà accesso al piccolo spazio (anche esso in stato di degrado e di abbandono), con la cosiddetta Tomba di Pilade Bronzetti, sotto la chiesa – è staccato dal cancello, a causa della corrosione…

Quindi, abbiamo potuto avvinarci al monumento alla memoria della Battaglia di Castel Morrone del 1° ottobre 1860.

Fonti: Arch. Angela Lato, Lista Rossa di Italia Nostra, segnalazione del 6 settembre 2018 aggiornata al 15 giugno 2021; Nicola Busino, “Potere e territorio in area capuana. L’insediamento fortificato di Castel Morrone”, in “Lungo l’Appia. Scritti su Capua antica e dintorni”, Giannini Editore 2009; Wikipedia; Reportdifesa.org; testimonianza personale.

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