Il prof. Santangelo analizza il rapporto tra democrazia e globalizzazione alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa

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‘Quale democrazia in tempo di globalizzazione? Analisi etico-politica e valutazione della concezione di Amartya Kumar Sen alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa’ è un’analisi della democrazia attraverso due scuole di pensiero: quella laica di Amartya Kumar Sen e quella della dottrina sociale della Chiesa, frutto del lavoro di ricerca condotto da don Domenico Santangelo, docente di Teologia morale presso l’ISSR Ecclesia Mater di Roma, su un terreno multidisciplinare tra filosofia, economia, politica, morale e teologia.

Il libro è diviso in quattro capitoli: il primo spazia dal concetto di democrazia alla sua evoluzione nel pensiero politico e alla sua applicazione pratica dalla Grecia antica all’età contemporanea; il secondo capitolo è dedicato alla crescita e ai nuovi orizzonti della globalizzazione, alle complessità e alle sfaccettature di un processo in piena evoluzione che investe la democrazia.

Tali questioni introducono il tema del rapporto fra la globalizzazione e una democrazia ancorata ai valori etici nel pensiero del filosofo indiano Amartya Sen, premio Nobel per l’economia nel 1998 e una delle voci più originali nel dibattito sulla globalizzazione e sui temi del welfare, della giustizia sociale, dei diritti umani, della povertà e delle disuguaglianze. Le sue teorie, trattate nel terzo, gettano un ponte fra i temi dello sviluppo e dell’economia e l’etica, tracciando un quadro valoriale per un progetto di democrazia globale capace di assicurare sviluppo e benessere non soltanto sotto il profilo economico.

Nel quarto capitolo l’autore propone una lettura della democrazia globale e del pensiero seniano secondo una prospettiva teologico-morale, dopo aver ripercorso il rapporto fra dottrina sociale della Chiesa e democrazia politica attraverso encicliche e documenti pontifici a partire da Leone XIII.

Ponendosi dal punto di vista del magistero cattolico, l’autore individua alcuni aspetti critici delle teorie seniane, in particolare nella riflessione sul rapporto religione-politica e nell’assenza della dimensione del Trascendente in senso cristiano: in Sen, ‘l’altro non si apre all’Altro’.

Il punto di arrivo della ricerca è costituito da una proposta di democrazia globale ispirata a un modello etico basato sull’inviolabilità della dignità della persona, che contempli un sistema di relazioni volto a stabilire una reale inclusione e una pace duratura e a dare vita a una governance globale per un’unica comunità, quella della famiglia umana.

Per quale motivo questo testo?

“Il punto di partenza e le finalità principali della ricerca in questione sono di carattere sia pratico che eminentemente teoretico: dalla crescente diffusione dell’ideale e della pratica di vita democratica – da verificare, insieme alle connesse problematicità che fanno parlare di ‘crisi’ della stessa – nella letteratura sull’argomento mancano studi organici rilevanti sul piano scientifico e capaci di ‘pensare’ e articolare – in prospettiva sapienziale, inclusiva e propositiva – il presente e il futuro della democrazia nella sua forma politica (più ampiamente, sociale), a livello universale. Da qui l’originale ‘singolarità’ dello studio condotto e il suo contributo di novità nel panorama scientifico contemporaneo (come rileva la prefazione del prof. Stefano Zamagni, p. 5)”.

Quale rapporto intercorre tra democrazia e globalizzazione?

“Il testo si sofferma nel presentare la configurazione ideale-valoriale e quella politico-normativa dell’attuale modello di globalizzazione, evidenziando – in relazione alla democrazia – la modifica del potere politico degli Stati nazionali, del cui ruolo si richiede una rinnovata valutazione, insieme a quelle nuove forme di partecipazione alla politica nazionale e internazionale rappresentate dalle organizzazioni che operano nella società civile sull’intero pianeta e da istanze e autorità indipendenti dal controllo dei poteri pubblici e senza una relazione costitutiva con un demos di riferimento”.

Come costruire una ‘governance’ globale?

“Davanti a noi non c’è una ‘società globale’ (anzi, sempre più frammentata), né una ‘politica globale’, priva della sua capacità di governo e inadeguata alle sfide che dovrebbe affrontare. Dall’indebolimento (non solo contingente) del nesso tra il demos, il territorio e le sedi della decisione politica, oltre agli stessi luoghi decisionali, le forme del potere democratico evidenziano un nuovo stile di governo, distinto da quello gerarchico (government) e maggiormente cooperativo e orizzontale (governance) all’interno di reti decisionali miste pubblico/private, da combinare armonicamente in modo da condurre ad una dimensione sempre più policentrica del processo politico (multilevel global governance)”.

Quale è l’approccio della Chiesa nei confronti della democrazia e della globalizzazione?

“Dovendo riassumere, evidenzio due criteri fondamentali che ispirano l’orientamento di proposta e azione della Chiesa in dialogo con la realtà. Se da un lato, la Chiesa non ha ‘il monopolio dell’interpretazione della realtà sociale o della proposta di soluzioni per i problemi contemporanei’ (Eg, n. 184), è basilare precisare che Essa: ‘Ha però una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione’ (Cv, n. 9).

Papa Francesco lo ha precisato costantemente: il realismo della dimensione sociale del Vangelo ci invita ‘alla rivoluzione della tenerezza’ (Eg, n. 88): da qui ‘scaturisce per il pensiero cristiano e per l’azione della Chiesa il primato dato alla relazione, all’incontro con il mistero sacro dell’altro, alla comunione universale con l’umanità intera come vocazione di tutti’ (Ft, n. 277)”.

Perché papa Francesco vuole globalizzare la solidarietà?

“Il dovere della solidarietà costituisce quel ‘lievito di speranza’ che permette di affrontare e superare realmente il dramma dell’indifferenza ‘fredda e globalizzata’ (Ft, n. 30) e la ‘cultura dello scarto’ (Eg, n. 53), acuiti a livello mondiale negli ultimi decenni dal prevalere di ideologie relativiste ed efficientiste che puntano al primato dell’individualismo triste, ‘comodo e avaro’ (Eg, n. 2), materialista e consumista (cfr. Eg, n. 63). Con il nostro nome e il nostro volto siamo chiamati a essere tutti responsabili del bene di ciascuno e di tutti, nessuno escluso, e prendendoci a cuore delle fragilità degli altri diventiamo veramente un’umanità dal destino comune (cfr. Ft)”.

Esiste una dimensione profetica della Dottrina Sociale della Chiesa?

“Non solo nelle sue affermazioni dottrinali, ma dalla testimonianza operosa di tutti quegli uomini e quelle donne che, a livello personale e di gruppo, hanno radicato creativamente nel loro intimo lo ‘spirito’ vissuto dai profeti (Is 58,3-11; Ger 7,4-7.31,33; Os 4,1-2; Am 2,6-7; Mi 2,1-2; Ez 36,26-27), scaturisce il lieto messaggio che la Dottrina sociale della Chiesa costituisce e incarna, quale strumento di evangelizzazione, nel suo favorire quell’incontro fecondo tra l’annuncio evangelico e la storia umana di ogni epoca e ancor di più nella nostra, costantemente minacciata da nuovi e persistenti conflitti”.

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