Non basta più esprimere il “grande dispiacere” per le ferite delle vittime degli abusi sessuali e dei crimini di pedofilia

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Sono circa 330mila le vittime di abusi sessuali e di crimini di pedofilia da parte di circa 3mila preti, religiose e laici cattolici impegnati in servizi ecclesiali negli ultimi 70 anni in Francia. Dal 1950 ad oggi il numero di abusi sessuali, stupro di minore e atti connessi al crimine della pedofilia, avvenuti in Francia sono sconvolgenti, spaventosi.

Il dossier francese dopo altre indagini simili in altri Paesi – per la verità non molti, osserva Luis Badilla sull’aggregatore para-vaticano Il Sismografo – dopo quello canadese, dopo quello tedesco, dopo quello australiano, dopo quello cileno, dopo quello statunitense, dopo quello irlandese, dopo quello spagnolo. Aspettando quello italiano… se la Conferenza Episcopale Italiana c’è, batti un colpo.

Martedì 5 ottobre 2021 la Commissione indipendente sugli abusi sessuali (CIASE) consegnato il suo rapporto ufficiale sulla pedofilia nella Chiesa Cattolica Romana in Francia a Mons. Eric de Moulins-Beaufort, Presidente della Conferenza Episcopale Francese e a Suor Véronique Margron, Presidente della Conferenza dei religiosi e delle religiose di Francia.

L’indagine per valutare l’ampiezza del fenomeno delle violenze sessuali compiute sui minori dal 1950 in poi è durata due anni e mezzo ed è stata commissionato dai vescovi, e dai religiosi e dalle religiose francesi, alla luce di numerosi processi per pedofilia nella Chiesa iniziati a partire dal 2000. L’indagine è stata affidata a Jean-Marc Sauvé nella qualità di Presidente della Commissione indipendente, alto dirigente francese, già Membro del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ora Presidente e Portavoce di svariate associazioni di vittime di pedofilia.

«Sono migliaia, milioni di piccole vittime in tutto il mondo: un tappeto non basta più, il marcio sta esondando, la struttura crolla. E forse è giusto così» (Alice Porta, Unavoce.it).

Dopo la presentazione a Parigi del rapporto drammatico della Commissione indipendente, la gerarchia della Chiesa Cattolica Romana in Francia ha espresso “vergogna” e “spavento” e chiede “perdono”. Per Papa Francesco si tratta di una «notizia dolorosa, è il momento della vergogna, la mia e la nostra; la pedofilia è un atto crudele, la Chiesa deve chiedere perdono». il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha riferito ai giornalisti accreditati, che il pensiero del Pontefice da subito è andato «alle vittime, con grande dispiacere, per le loro ferite e gratitudine, per il loro coraggio nel denunciare». Ma anche «alla Chiesa di Francia – ha detto Bruni – perché, nella consapevolezza di questa terribile realtà, unita alla sofferenza del Signore per i suoi figli più vulnerabili, possa intraprendere una via di redenzione».

La Chiesa cattolica ha manifestato “fino all’inizio degli anni 2000 un’indifferenza profonda, e anche crudele, nei confronti delle vittime” della pedofilia al suo interno, ha detto Jean-Marc Sauvé presentando il 5 ottobre 2021 il suo Rapporto. Dal 1950 al 2000, “le vittime non vengono credute, ascoltate – ha aggiunto Sauvé, illustrando ai giornalisti le conclusioni della Commissione indipendente da lui presieduta – si ritiene abbiano un po’ contribuito a quello che è loro accaduto”.

Secondo il rapporto della CIASE sono state 330.000 le vittime di violenze o aggressioni quando erano minorenni da parte di circa 3.000 preti, religiosi e laici cattolici che lavorano nelle istituzioni della chiesa cattolica, come sagrestani, insegnanti nelle scuole cattoliche, responsabili di movimenti giovanili cattolici in Francia tra il 1950 e il 2020. “Queste cifre, che sono il risultato di una stima statistica comprendente un margine di circa 50.000 persone – ha commentato Sauvé – sono ben più che preoccupanti, sono agghiaccianti e non possono in nessun caso rimanere senza conseguenze”.

La “terribile realtà” degli abusi in ambito ecclesiastico continua ad addolorare profondamente Papa Francesco. Dopo la catechesi, nel saluto ai pellegrini di lingua francese presenti all’Udienza generale di mercoledì 6 ottobre 2021, ha manifestato la sua personale vicinanza alle vittime della pedofilia nella Chiesa Cattolica Romana in Francia, alla luce dei “numeri considerevoli” emersi dal Rapporto Sauvé. Nelle parole di Papa Francesco pronunciate a braccio tristezza, dolore ma anche l’incoraggiamento a compiere ogni sforzo perché simili drammi non si ripetano e la Chiesa sia una casa sicura: «Desidero esprimere alle vittime la mia tristezza e il mio dolore per i traumi che hanno subito e la mia vergogna, la nostra vergogna, la mia vergogna, per la troppo lunga incapacità della Chiesa di metterle al centro delle sue preoccupazioni, assicurando loro la mia preghiera. E prego e preghiamo insieme tutti: “A te Signore la gloria, a noi la vergogna”: questo è il momento della vergogna. Incoraggio i vescovi e voi, cari fratelli che siete venuti qui a condividere questo momento, incoraggio i vescovi e i superiori religiosi a continuare a compiere tutti gli sforzi affinché drammi simili non si ripetano. Esprimo ai sacerdoti di Francia vicinanza e paterno sostegno davanti a questa prova, che è dura ma è salutare, e invito i cattolici francesi ad assumere le loro responsabilità per garantire che la Chiesa sia una casa sicura per tutti».

Il Papa in preghiera con quattro vescovi francesi, 6 ottobre 2021.

Le parole sulla piaga degli abusi e il crimini di pedofilia, pronunciate a braccio da Papa Francesco durante l’Udienza generale, sono state precedute da un momento di preghiera silenziosa con quattro vescovi francesi, Mons. Yves Michel, Vescovo di Valence; Mons. Laurent Dognin, Vescovo di Quimper et Léon; Mons. Yves Le Saux, Vescovo di Mans; e Mons. Emmanuel Gobilliard, Vescovo ausiliare di Lyon. Quest’ultimo, riferendosi a quanto detto dal Pontefice dopo la catechesi, ha sottolineato che questo, come ha affermato Francesco, è il momento della vergogna. “È il tempo – ha aggiunto Mons. Gobilliard – della preghiera, della conversione, di chiedere perdono e fare di tutto perché questa vergogna non si ripeta mai più”.

Il Presidente della Conferenza Episcopale Francese, Mons. Éric Marie de Moulins d’Amieu de Beaufort, Arcivescovo metropolita di Reims, ha espresso “vergogna” e “spavento” e chiede “perdono” alle vittime della pedo-criminalità in seguito alla pubblicazione del rapporto sugli abusi sessuali all’interno della Chiesa Cattolica Romana in Francia. “Il mio desidero, oggi, è di chiedervi perdono, perdono ad ognuna e ad ognuno di voi”, ha dichiarato de Moulins-Beaufort alla stampa, aggiungendo che la voce delle vittime “ci sconvolge, il loro numero ci devasta”.

Riferendosi al Rapporto Sauvé, Padre Federico Lombardi, S.I., Presidente della Fondazione vaticana “Joseph Ratzinger-Benedetto XVI”, ha sottolineato a Vatican News un aspetto rilevante di questa indagine, cioè che essa “sia stata chiesta dalla Conferenza Episcopale Francese e che adesso sia a disposizione per un esame approfondito”, in modo che si possa compiere “un nuovo passo qualificato nel campo della lotta contro gli abusi, non solo quelli sessuali”. Padre Lombardi, nel febbraio 2019 Moderatore al summit in Vaticano sulla protezione dei minori nella Chiesa, ha voluto sottolineare inoltre che la pubblicazione del Rapporto, “con tutta la ricchezza di informazioni e di proposte”, è un “passo prezioso per andare avanti”.

Il Segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della fede, Mons. Charles J. Scicluna, Arcivescovo di Malta, esperto di inchieste canoniche sugli abusi commessi da chierici, già Promotore di giustizia vaticano e già Membro del Comitato organizzatore del Summit sulla protezione dei minori svoltosi in Vaticano nel febbraio 2019, commentando le cifre drammatiche del Rapporto sugli abusi sessuali nella Chiesa Cattolica Romana in Francia pubblicato dalla Commissione indipendente, ha dichiarato: «Occorre passare dal lutto a una rinnovata determinazione e convinzione ad agire. Di fronte alle cifre di questo rapporto – ha spiegato il 7 ottobre 2021 in un’intervista a Fabio Colagrande per Vatican News [QUI] – dobbiamo capire che le vittime sono una parte di noi stessi. Per questo, dobbiamo agire in una maniera più determinata e positiva”.

Secondo Mons. Scicluna, la Chiesa dal punto di legislativo ha già fatto i passi necessari. Oggi serve un impegno rinnovato nella formazione dei futuri sacerdoti e la capacità di reagire con chiarezza e determinazione davanti a una denuncia di abuso. Rispetto alle raccomandazioni contenute nel Rapporto, si dice d’accordo sulla necessità di riflettere di più sui diritti delle vittime nei processi canonici.

Arcivescovo Sicluna: «Mi unisco ai sentimenti di Papa Francesco che ha espresso dolore e vicinanza alle vittime, perché il primo pensiero deve andare alle numerosissime vittime di questa grande tragedia che segna una generazione. Ma, come ha ricordato il Papa, quanto accaduto deve essere anche per noi occasione per fermarci e affermare con convinzione che dobbiamo fare di più. Dobbiamo riconoscere il fatto che la Chiesa negli ultimi anni ha fatto grandi passi. Ma, come ho avuto l’occasione di scrivere in un libro uscito in Francia su questo fenomeno così triste degli abusi sessuali sui minori commessi da chierici, noi dobbiamo compiere una sorta di elaborazione del lutto. Ogni lutto ha infatti delle sue fasi. In questo caso, la prima fase è quella in cui siamo paralizzati e non riusciamo neanche a digerire questa realtà così triste, così drammatica. Ma poi, dobbiamo passare dal lutto a una rinnovata determinazione e convinzione di agire. Questo seguendo la linea tracciata da Papa Francesco che già nella Lettera al Popolo di Dio dell’agosto 2018 aveva ricordato che “quando uno di noi soffre tutti noi soffriamo”. In quella citazione di San Paolo, che il Papa rivolge a tutti noi, c’è la teologia della solidarietà e della nostra risposta. Dobbiamo capire che le vittime – che hanno sofferto gli abusi, l’umiliazione, poi anche il trauma della copertura istituzionale – sono parte di noi. Per questo, dobbiamo agire in una maniera più determinata e positiva».

Il rapporto francese parla di almeno 216 mila vittime di abusi tra il 1950 e il 2020 e di circa 3 mila sacerdoti e religiosi coinvolti in crimini di pedofilia. Sono cifre sorprendenti secondo la sua esperienza?
Arcivescovo Sicluna: «Evidentemente siamo gli unici – e secondo me facciamo bene – a dare queste informazioni e a fare questi studi. Io vorrei vedere anche altri studi, altri rapporti, che coinvolgano la realtà dell’ambiente educativo, dell’ambiente della cultura. Queste sono cifre che ci colgono certamente di sorpresa perché, come dice il Papa, anche solo un caso di abuso è per noi un caso di troppo. L’esperto che ha coordinato questa lodevole iniziativa della Chiesa francese ha detto che questi dati costituiscono circa il 3% di tutti i casi di abusi compiuti in questi decenni in Francia. Ciò significa che c’è un 97% di casi che ancora non sono indagati, non sono messi alla luce. Auguriamoci che questo rapporto, anche se senz’altro triste, sia l’inizio di un maggiore processo di consapevolezza in tutta la società che questo fenomeno dilagante deve essere fermato».

Cosa è possibile fare ancora in ambito ecclesiale, secondo lei?
Arcivescovo Sicluna: «Se lei mi chiedesse se bisogna fare nuove leggi, io le risponderei di no. Basta coi documenti, basta con le prediche, noi dobbiamo passare all’azione. Prima di tutto serve un nuovo impegno nella formazione della comunità. Quindi la formazione delle famiglie, dei giovani, ma anche dei futuri sacerdoti e degli stessi sacerdoti. Dobbiamo essere in grado di avere tutte le informazioni per poter individuare le situazioni di pericolo, per individuare le persone che potrebbero abusare di qualcuno. Lo ripeto, in questo campo la formazione è essenziale. Poi serve la determinazione di reagire con chiarezza davanti a una denuncia di abuso. Dobbiamo essere convinti che non bisogna coprire mai una denuncia fatta in buona fede, ma darle seguito, perché ormai abbiamo gli strumenti legislativi adeguati. Abbiamo anche una nuova legge, voluta da Papa Francesco, sulla responsabilità di noi pastori della Chiesa e mi riferisco a Come una madre amorevole, il suo Motu Proprio del 2016. Poi c’è anche il Motu Proprio Vos estis lux mundi del 2019 che non solo ci insegna l’esigenza di pensare alla vittima, di offrirle il nostro supporto, ma che stigmatizza ogni tentativo di coprire gli abusi e cioè ogni tentativo di omertà. Mi pare chiaro perciò che le leggi ci sono e sono buone, solo che manca la ricezione di queste norme. Dobbiamo assimilare questi valori e metterli in pratica.

Il Presidente della commissione Jean-Marc Sauvé, commentando il Rapporto, si è augurato che d’ora in poi nei casi di abusi la prassi canonica renda possibile processi più equi e che le vittime possano essere informate sull’andamento degli stessi processi. Come commenta?
Arcivescovo Sicluna: «Questa è una modifica che io stesso ho suggerito in un articolo pubblicato sulla rivista “Periodica de Re Canonica” pubblicata dalla Pontificia Università Gregoriana. Ho inoltre ricevuto ultimamente un invito a partecipare a un seminario, organizzato dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei minori, dedicato proprio ai diritti delle vittime nei processi canonici, a uno studio comparativo per capire esattamente come si agisce anche nelle altre giurisdizioni civili e per poter suggerire anche delle prassi utili nel diritto canonico. Già nella legge Vos estis lux mundi di Papa Francesco si stabilisce che, una volta iniziata un’inchiesta nei confronti di un membro del clero accusato di abuso, chi la conduce deve avvisare il rappresentante della vittima della fine e anche dell’esito dell’indagine stessa. Per cui già abbiamo un piccolo segno di un’apertura verso un dialogo più istituzionale, diciamo più strutturale, con le vittime».

La Postilla della Giornata: gli abusi nella chiesa francese dimostrano che il silenzio sulla pedofilia ha acconsentito che venisse occultata
di Luis Badilla
Il Sismografo, 6 ottobre 2021


Il rapporto Sauvé che in Francia racconta gli abusi all’interno della Chiesa cattolica da parte di preti, religiose e laici impegnati in servizi ecclesiali, è sconvolgente da molti punti di vista. È giusto e buono che si parli molto e a lungo su questa orrenda storia. È incoraggiante che ancora una volta lo abbia fatto anche Papa Francesco, con parole dure e chiare, con grande vicinanza alle vittime. Ma il Rapporto francese, come altre indagini simili in altri Paesi – per la verità non molti – evidenzia un qualcosa di terribilmente incredibile: come mai per tanti decenni in tanti luoghi del mondo nessun membro rilevante e autorevole della gerarchia cattolica se ne sia accorto, o meglio, nessun vescovo o responsabile di seminario, nessuna autorità diocesana o parrocchiale abbia sentito il dovere morale e religioso di aprire bocca e scatenare un movimento e una denuncia clamorosa nel cuore della Chiesa Cattolica?

Perché si è taciuto per tanti decenni e forse di più?

È vero che la Chiesa, gli ultimi Papi, hanno denunciato anche la pratica dell’occultamento dei preti pedofili molti dei quali hanno abusato per decenni di bambine e bambini. Migliaia di denunce in diversi Paesi del mondo raccontano che si trattava di fatti ampiamente conosciuti nei rispettivi ambienti o luoghi. Così si è dato l’impressione che per proteggere l’immagine della Chiesa era meglio applicare la regola riassunta nella frase: “chi tace acconsente” [si dice che sarebbe una variante di una frase latina: Qui tacet, consentire videtur (Chi tace sembra acconsentire). La frase sarebbe tratta da un decreto di Bonifacio VIII].

La stragrande maggioranza di coloro che sapevano tacevano e poi entravano a far parte dei meccanismi dell’occultamento, sovente organizzato per non fare trapelare nulla che causasse danno alla Chiesa.

Il Rapporto Sauvé dimostra che non basta punire i pedofili e non basta neanche punire chi ha occultato i primi. Occorre punire anche coloro che hanno applicato, e lo fanno ancora, la politica del silenzio che precede l’occultamento.

Il Rapporto Sauvé sulla pedofilia nella Chiesa di Francia
L’ennesimo scandalo e il silenzio del clero, scandalo tra gli scandali
di Alice Porta
Ultimavoce.it, 8 ottobre 2021


La pedofilia nella Chiesa non è certo un mistero, anzi. Oggi uno scandalo travolge la Francia e la Santa Sede dovrà risponderne.

Non è certo il primo scandalo sulla pedofilia nella Chiesa. Nel 2003 il Boston Globe portò alla luce decine di casi di pedofilia nella Chiesa Cattolica della città. Lo stesso è avvenuto a Chicago nel 2014: un orrore che ha colpito 350 minori, riguardante 36 vescovi e che è costato alla Chiesa un indennizzo di 130 milioni di dollari. L’Irlanda fu sconvolta da Brendan Smyth, prete di Dublino che in oltre 40 anni di attività pastorale stuprò 17 bambini prima a Dublino e poi negli USA, dove venne trasferito; il suo nome comparve però in altri 74 casi connessi alla pedofilia nella Chiesa Cattolica. In Brasile 1700 preti sono stati collegati a casi di pedofilia o condannati per stupro di minore.

Tra questi è noto alle cronache Padre Dos Santos di cui sono famosi i suoi diari personali: «Io sono un seduttore e, dopo aver applicato le regole correttamente, il ragazzino cadrà dritto dritto nella mia… saremo felici per sempre […] Dopo le sconfitte nel campo sessuale ho imparato la lezione! E questa è la mia più solenne scoperta: Dio perdona sempre ma la società mai». Un vero e proprio manuale sulla pedofilia, dove aveva stilato un decalogo di regole e accorgimenti per restare impunito. Quella dei diari è una sorta di moda raccapricciante che ha interessato diversi prelati, poi scoperti e condannati per pedofilia proprio grazie ai loro stessi scritti. Tra questi anche Padre Bompani, italianissimo stupratore seriale di bambini dai 6 ai 10 anni.

Un silenzio assordante

Jean-Marc Sauvé chiede una reazione vigorosa da parte della Chiesa, un cambiamento repentino. Al di là del dolore per le vittime e della vergogna per l’Istituzione stessa, c’è qualcosa che accomuna tutto il clero di fronte ai casi di pedofilia: il silenzio. Poco prima che il rapporto Sauvé fosse pubblicato, fu il presidente della Conferenza Episcopale, Mons. De Moulins-Beaufort, a sostenere che fosse necessario prepararsi ad un impatto gigantesco, uno tsunami di cifre spaventose. Così è stato. Un sistema di segreti intorno alla pedofilia al limite della connivenza e dell’omertà. Un elefante rosa nella stanza fatto di preti pedofili riassegnati e mandati lontano, verso nuove vittime. Le quali non avranno mai giustizia, almeno quella terrena. Buona parte degli atti di pedofilia scoperti sono caduti in prescrizione o i carnefici sono morti.

La via della redenzione

Il rapporto tra la Chiesa e la pedofilia sta tutto nella natura stessa della santa istituzione. La Chiesa ha una missione pastorale da condurre sulla Terra, si fa portavoce e garante del mistero di Dio e in funzione di questo opera e prolifica. La sua struttura deve essere quindi solida nel tempo, inattaccabile, per poter sostenere il Popolo di Dio. Questa è la sua priorità, così come esplicitato in tutte le Costituzione ecclesiastiche, nel diritto canonico e nelle encicliche papali nei tempi. In funzione di questa solidità la riparazione dallo scandalo è tutto, anche quando si tratta di pedofilia. Nascondere sotto il tappeto perché lo sporco non intacchi l’intera casa di Dio. Questo non significa che la pedofilia riguardi ogni prelato, la responsabilità di un crimine resta personale; ma questa attitudine a coprire o a chiudere gli occhi non può continuare, la confessione non può bastare per riparare qualcosa di orribile come un atto di pedofilia. I bambini vivono nel mondo secolare; sono cittadini degli Stati in cui vivono e hanno diritto ad avere giustizia. Sono migliaia, milioni di piccole vittime in tutto il mondo: un tappeto non basta più, il marcio sta esondando, la struttura crolla. E forse è giusto così.

Postscriptum

1. Non è più tempo di “dispiacere” e di “vergogna”. È tempo di verità. È tempo di giustizia. È tempo del giudizio di Dio

Rispondendo alle domande dei giornalisti, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, il 5 ottobre 2021 ha affermato quanto segue: “Il Santo Padre è stato informato dell’uscita del rapporto dai vescovi francesi, che ha incontrato nei giorni scorsi durante le visite ad limina, e ne ha appreso con dolore il contenuto.
Il suo pensiero va anzitutto alle vittime, con grande dispiacere, per le loro ferite, e gratitudine, per il loro coraggio nel denunciare, e alla Chiesa di Francia, perché, nella consapevolezza di questa terribile realtà, unita alla sofferenza del Signore per i suoi figli più vulnerabili, possa intraprendere una via di redenzione.
Con la sua preghiera il Papa affida al Signore il Popolo di Dio in Francia, particolarmente le vittime, perché doni loro conforto e consolazione e con la giustizia possa giungere il miracolo della guarigione”.

Esprimere il “grande dispiacere” per le ferite delle vittime degli abusi sessuali e dei crimini di pedofilia non basta più. Il limite della decenza è stato oltrepassato da un pezzo. Oltre al riconoscimento e alla “gratitudine” per il “coraggio nel denunciare” degli abusi da parte delle vittime, servirebbe fare ben altro. Il Papa può fare di più. Il Papa deve fare di più! Invece fa emettere comunicati insulsi come questo.

Nel comunicato non si legge mai la parola condanna o la parola scomunica per chi compie tali crimini. Perché tali sono! Ma mai vengono definiti tali dall’Uomo che Veste di Bianco.

Comunicati come questo sono un ulteriore offesa nei confronti di chi ha subito violenze indicibili. Comunicati come questo sono carta straccia per le vittime che hanno visto la loro vita distrutta e devastata, da chi avrebbe avuto il compito e l’onere di tutelarla la loro vita.

Abbiamo già detto in più occasioni che non c’è guarigione per le vittime se non c’è giustizia. E se non c’è giustizia non ci sarà mai il perdono. Senza il perdono, le vittime non avranno mai la pace. Quella pace che ogni essere umano dovrebbe ricevere. Ma questa pace legittima, alle vittime dei preti, non viene concessa.

Le parole di questo comunicato sono un’offesa a tutto il popolo di Francia e a tutto il Popolo di Dio. Un Popolo stanco; stremato; afflitto e indignato da parole di circostanza che sanno di beffa. Il vero rispetto per le vittime, riconosciute tali, arriverà solo quando verranno condannati i colpevoli senza se e senza ma; quando verranno condannati, scomunicati e denunciati alle autorità civili; processati e se ritenuti colpevoli dai tribunali ordinari detenuti per la giusta pena da espiare. Senza corsie preferenziali, senza scudi penali, senza scappatoie ecclesiastiche d’altri tempi.

Non è più tempo di “dispiacere” e di “vergogna”. È tempo di verità. È tempo di giustizia. È tempo del giudizio di Dio. Anche per un Papa che si nasconde dietro parole di circostanza, ridicole in confronto con l’immane dramma degli abusi sessuali e dei crimini di pedofilia nella Chiesa Cattolica Romana (Ivo Pincara).

2. Come sempre, quando la giustizia zoppica, i criminali corrono

Purtroppo, come tutti i fenomeni di pubblica rilevanza, il sistema è stato, con danni enormi, sbilanciato dalla necessità di offrire una immagine di pulizia. È un po’ come se avessero moltiplicato le telecamere risparmiando sui tribunali.
Il misero organico della Congregazione per la Dottrina della Fede, competente per legge a giudicare in questi casi, non è certo stato incrementato (anzi …!) e questo ha portato – di fronte all’enorme numero di denunce, accresciuto dalla facilità di ottenere risarcimenti senza troppe indagini – ad aggirare una serie di disposizioni ben calibrate. Le Diocesi, anche quelle piccole, con poco personale esperto di diritto, si sono trovate a dover gestire dei procedimenti la cui più facile soluzione era mostrarsi determinate a condannare l’accusato.

Come sempre, quando la giustizia zoppica, i criminali corrono (Mauro Visigalli).

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