La musica che non c’è. George Winston e Everything But The Girl

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Un disco di solo pianoforte e una miscela di generi differenti con atmosfere anni ’80 caratterizzano questo appuntamento con “La musica che non c’è” curato da Gianni Giletti, membro della Fraternità del Sermig di Torino che ospita anche il Laboratorio del Suono. Una rubrica che parla di musica, ma non della solita “sbobba” che troppo spesso subiamo dai mass-media.

Parliamo di musica vera, che trasmette emozioni, che tocca il cuore e che non è tanto conosciuta. Meglio, tentiamo di trovare un disco – di ieri o di oggi – che ancora ci possa far sognare, spaziando un po’ su tutti i generi. Le caratteristiche che deve avere il “lettore tipo” sono la curiosità e la ricerca della qualità della musica…

GEORGE WINSTON, Night divides the day – The music of the Doors – Bmg 2002. “Dal giorno in cui ascoltai il mio primo disco, seppi che volevo suonare. Quel disco era The Doors e l’anno in cu lo ascoltai era il 1967”. Così ha detto George Winston, autore di questo sorprendente disco di solo pianoforte… aspettate, non dite niente, prima ascoltatelo. Anch’io pensavo che di un disco dove suona solo uno strumento non sarei riuscito ad ascoltarne più di tre tracce… e invece mi sbagliavo! Di George Winston già abbiamo parlato qualche anno fa (www.giovanipace.org) per un suo disco precedente e si può definirlo senza paura di sbagliare uno dei più grandi musicisti del nostro tempo, non tanto perché dotato di chissà quale sopraffina tecnica strumentale, ma per la sua sorprendente capacità di comunicare con uno strumento solo – sia pure il pianoforte, uno dei più completi – tutta la gamma di emozioni che generalmente dà un disco suonato (e cantato) da più persone. Questa virtù, credetemi, è sempre più rara in un ambiente musicale come quello attuale, dove si moltiplicano e si affinano strumenti per far musica e spettacolo, cresce a dismisura la tecnica strumentale e vocale dei musicisti, ma, ahimè, diminuiscono in maniera drammatica idee nuove e la capacità di comunicarle. Questo disco per fortuna non ha tali problemi. Sorprende (forse l’ho già detto?!) e spiazza. Spiazza se chi lo ascolta, leggendo sul titolo “La musica dei Doors”, si aspetta psichedelia e chitarre distorte.

Niente di tutto questo. Solo un pianoforte. E un grande artista. Buon ascolto! Un assaggio…

EVERYTHING BUT THE GIRL, Eden – Wea 1985. Un tuffo nei suoni e atmosfere degli anni 80, questo disco infatti è uno dei pochi che salverei di quel periodo che, musicalmente parlando, non mi ha mai entusiasmato. Gli Everything But The Girl nascono da due talentuosi inglesi, Tracey Thorn e Ben Watt, che hanno trovato il nome del gruppo su un cartello di un negozio che, in tempo di saldi, voleva appunto vendere “tutto, tranne la ragazza”. l “versante” di questo disco è il pop di classe, mescolato con una manciata di “generi” sapientemente dosati e tenuti insieme dalla voce ammaliante di Tracey. Lei ha una voce davvero a parte, profonda ed evocativa, soffusa e colorata; in effetti costruisce da sola l’80% del successo di questo disco, che nel 1985 fece conoscere questo duo in tutto il mondo. Il merito di Ben Watt è quello di aver costruito attorno ad una voce simile un ambiente musicale perfetto, passando con leggerezza e gusto da una ballata lenta, ad una bossa nova appena accennata, mettendo un sax qui, una trombetta laggiù in fondo, una chitarrina simil-country su un ripiano, jazz quando occorre, il Brasile delicato e meno chiassoso sullo sfondo. In questo collage di suoni, profumi e generi musicali diversi, si staglia il profilo di un disco sorprendentemente omogeneo, in cui la piacevolezza d’ascolto è solo il suo pregio migliore che ci regala 35 minuti di musica sognante e divertente. Pillola…

Per contattare l’autore dell’articolo: giannig@sermig.org  

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