Madre di misericordia, vita, dolcezza, speranza, clemente, pia, dolce Vergine di Pompei aiutaci!

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Come da tradizione, l’8 maggio – il primo di due appuntamenti, l’altro è la Prima domenica di ottobre – si recita la Supplica alla Madonna di Pompei, celebrazione religiosa tra le più attese in Campania, ma non solo, che si tiene nel Pontificio Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei.

I fedeli si sono preparati alla Supplica con la Novena d’Impetrazione, cominciata il 29 aprile. Venerdì scorso, 6 maggio hanno celebrato l’83° anniversario della dedicazione della Basilica Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario e la Discesa del Quadro della Madonna.

Ricordiamo, che al 1° maggio è iniziato il “Buongiorno a Maria”, l’appuntamento di preghiera del mattino alle ore 06.30, per affidare alla Vergine il nuovo giorno.

Oggi, domenica 8 maggio 2022, la Supplica alla Madonna di Pompei è tornata in presenza, dopo due anni di restrizioni causa Covid-19, nel piazzale antistante al Santuario di Pompei. Tanti i fedeli quest’oggi nella città mariana, con le celebrazioni iniziate nella serata di ieri, sabato 7 maggio, con la Veglia Mariana e con la Celebrazione Eucaristica della mezzanotte presieduta dall’Arcivescovo Tommaso Caputo, Prelato di Pompei, Delegato pontificio del Santuario della Beata Vergine del Rosario e Assessore dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Oggi, il Cardinale Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo ha presieduto la Santa Messa delle ore 10.30, a cui è seguito l’antica invocazione alla Vergine del Rosario composta nel 1883 dal Beato Bartolo Longo.

“Dio ha scommesso sull’umanità e continua a farlo. Davanti alla Vergine Maria portiamo il popolo dell’Ucraina e tutti coloro che oggi soffrono, scommettendo sull’umanità”, ha detto il Cardinale Mario Grech, centrando la sua omelia sul cammino sinodale intrapreso dalla Chiesa Cattolica Romana. “Per intercessione di Maria, chiediamo anche noi di essere imitatori di Dio, capaci di scommettere su un’umanità capace di costruire e difendere la pace. Non possiamo non portare davanti al «cuore di madre» della Vergine Maria «le tristezze e le angosce» della guerra, della violenza e dell’odio che insanguinano oggi l’Europa e tante altre parti del Mondo”, ha esortato il Cardinal Grech. “Maria”, ha osservato, “è “donna sinodale” e il volto di una Chiesa sinodale ha due ingredienti: la preghiera e la carità”. “Una Chiesa sinodale è una Chiesa che scommette sull’uomo” con compassione e tenerezza.

Dunque, a Pompei questa mattina si è pregato anche per la pace in Ucraina, invaso dalla Russia oltre due mesi fa e che sta vivendo tragici giorni di guerra, presentandolo tra le intenzioni alla Vergine, perché interceda per la fine del conflitto.

Papa Francesco, in Piazza San Pietro dopo il Regina Caeli ha detto: «Proprio in quest’ora tanti fedeli si stringono intorno alla venerata Immagine di Maria nel Santuario di Pompei, per rivolgerle la Supplica sgorgata dal cuore del Beato Bartolo Longo. Spiritualmente inginocchiato davanti alla Vergine, le affido l’ardente desiderio di pace di tante popolazioni che in varie parti del mondo soffrono l’insensata sciagura della guerra. Alla Vergine Santa presento in particolare le sofferenze e le lacrime del popolo ucraino. Di fronte alla pazzia della guerra, continuiamo, per favore, a pregare ogni giorno il Rosario per la pace. E preghiamo per i responsabili delle Nazioni, perché non perdano “il fiuto della gente”, che vuole la pace e sa bene che le armi non la portano, mai».

Il culto della Beata Vergine del Rosario di Pompei, o della Madonna di Pompei, nasce alla fine del 1800 ad opera del Beato Bartolo Longo, che mentre si trovava nei campi, udì la Madonna dirgli: “Se propagherai il Rosario sarai salvo” . Il giovane Bartolo Longo rimase scosso da questo messaggio della Madonna, tanto da abbandonare gli ambienti satanici che frequentava e di iniziare la propria opera di diffusione della recita del Santo Rosario.

I primi tentativi di diffusione della preghiera del Rosario non ottennero grandi risultati e per questo si recò a Napoli, per acquistare un dipinto affinché il popolo di Pompei potesse più facilmente convertirsi a questa preghiera. La sorte volle che, una volta giunto a Napoli, Bartolo Longo incontri il proprio confessore, che gli suggerì di rivolgersi a Suor Maria Concetta del convento di Porta Medina, la quale custodiva un dipinto della Madonna del Rosario, che lo stesso confessore gli aveva affidato anni prima.
La tela era in pessime condizioni, danneggiata dalle tarme e con intere parti di colore mancante, tanto che Bartolo Longo non voleva accettarlo. Ma, di fronte alle insistenze della suora, non poté rifiutare il dono e con questo si diresse verso Pompei, su un carretto utilizzato per il trasporto del letame.
Come era, il quadro non poteva essere esposto al popolo, sia per lo stato di degrado, che per un errore nel dipinto, che ritraeva Santa Rosa, al posto di Santa Caterina da Siena, come colei che riceveva il rosario e dunque ponendo l’immagine a rischio di interdetto. Fu così che Bartolo Longo decise di affidare alle mani di un restauratore il quadro e contemporaneamente diede inizio alla costruzione di una nuova chiesa nella quale esporre il dipinto. L’edificazione di questa chiesa sarà resa possibile dalla Contessa Marianna De Fusco, futura sposa dello stesso Bartolo Longo – che fece cospicue donazioni – e le successive elargizioni dei fedeli fecero in modo che ben preso la chiesa si trasformasse nella attuale Basilica Pontificia della Beata Vergine del Rosario di Pompei.

Il dipinto della Beata Vergine del Rosario di Pompei venne venerato fin dalla prima esposizione pubblica. Già il 13 febbraio 1876, quando venne mostrato per la prima volta il dipinto, si verificò il primo miracolo: la guarigione a Napoli di una ragazzina malata di epilessia inguaribile. In ben poco tempo iniziarono a giungere a Pompei migliaia di fedeli, ciascuno chiedendo una grazia alla Madonna. Si stima che più di 4 milioni di persone ogni anno si rechino qui in pellegrinaggio, che rendono Pompei uno dei santuari mariani più visitato al mondo.

L’importanza della Basilica di Pompei, per il mondo cattolico, è testimoniata anche dal fatto che è stata visitata da tre papi: San Giovanni Paolo II, Papa emerito Benedetto XVI e Papa Francesco.

Mentre i fedeli giungevano al Santuario, Bartolo Longo cominciò a diffondere preghiere e pie devozioni, componendo, poi, nel 1883, anche la Supplica. Questa è una preghiera, inizialmente intitolata “Atto d’amore alla Vergine” ma poi ribatezzata “Supplica alla potente Regina del SS.mo Rosario di Pompei”. Il testo ha avuto nel tempo vari ritocchi, prima della formula attuale.

La Supplica viene recitata solennemente due volte l’anno, l’8 maggio e la prima domenica di ottobre. L’otto maggio del 1915, la preghiera fa il suo ingresso in Vaticano: alle 12.00 di quel giorno, Benedetto XV e i dignitari vaticani la recitarono nella cappella Paolina. Da allora la tradizione è continuata con i Pontefici successivi.

Supplica alla Regina del Santissimo Rosario di Pompei

O Augusta Regina delle vittorie, o Vergine sovrana del Paradiso, al cui nome potente si rallegrano i cieli e tremano per terrore gli abissi, o Regina gloriosa del Santissimo Rosario, noi tutti, avventurati figli vostri, che la bontà vostra ha prescelti in questo secolo ad innalzarvi un Tempio in Pompei, qui prostrati ai vostri piedi, in questo giorno solennissimo della festa dei novelli vostri trionfi sulla terra degl’idoli e dei demoni, effondiamo con lacrime gli affetti del nostro cuore, e con la confidenza di figli vi esponiamo le nostre miserie.

Deh! da quel trono di clemenza ove sedete Regina, volgete, o Maria, lo sguardo vostro pietoso verso di noi, su tutte le nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa, su tutta la Chiesa; e vi prenda compassione degli affanni in cui volgiamo e dei travagli che ne amareggiano la vita. Vedete, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo ne circondano: quante calamità e afflizioni ne costringono! O Madre, trattenete il braccio della giustizia del vostro Figliuolo sdegnato e vincete colla clemenza il cuore dei peccatori: sono pur nostri fratelli e figli vostri, che costarono sangue al dolce Gesù, e trafitture di coltello al vostro sensibilissimo Cuore. Oggi mostratevi a tutti, qual siete, Regina di pace e di perdono.

Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

È vero, è vero che noi per primi, benché vostri figliuoli, coi peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù, e trafiggiamo novellamente il vostro Cuore. Sì, lo confessiamo, siamo meritevoli dei più aspri flagelli. Ma Voi ricordatevi che sulla vetta del Golgota raccoglieste le ultime stille di quel sangue divino e l’ultimo testamento del Redentore moribondo. E quel testamento di un Dio, suggellato col sangue di un Uomo-Dio, vi dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Voi, dunque, come nostra Madre, siete la nostra Avvocata, la nostra Speranza. E noi gementi stendiamo a Voi le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!

Pietà vi prenda, o Madre buona, pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri fratelli estinti, e soprattutto dei nostri nemici, e di tanti che si dicono cristiani, e pur dilacerano il Cuore amabile del vostro Figliuolo. Pietà, deh! pietà oggi imploriamo per le nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, che torni pentito al cuor vostro. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia.

Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra , salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

Che vi costa, o Maria, l’esaudirci? Che vi costa il salvarci? Non ha Gesù riposto nelle vostre mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie? Voi sedete coronata Regina alla destra del vostro Figliuolo, circondata di gloria immortale su tutti i cori degli Angeli. Voi distendete il vostro dominio per quanto son distesi i cieli, e a Voi la terra e le creature tutte che in essa abitano sono soggette. Il vostro dominio si estende fino all’inferno, e Voi sola ci strappate dalle mani di Satana, o Maria.

Voi siete l’Onnipotente per grazia. Voi dunque potete salvarci. Che se dite di non volerci aiutare, perché figli ingrati ed immeritevoli della vostra protezione, diteci almeno a chi altri mai dobbiamo ricorrere per essere liberati da tanti flagelli.

Ah, no! Il vostro Cuore di Madre non patirà di veder noi, vostri figli, perduti. Il Bambino che noi vediamo sulle vostre ginocchia, e la mistica corona che miriamo nella vostra mano, c’ispirano fiducia che noi saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in Voi, ci gettiamo ai vostri piedi, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, ed oggi stesso, sì, oggi da Voi aspettiamo le sospirate grazie.

Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra , salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
Chiediamo la benedizione a Maria.

Un’ultima grazia noi ora vi chiediamo, o Regina, che non potete negarci in questo giorno solennissimo. Concedete a tutti noi l’amore vostro costante, e in modo speciale la vostra materna Madonna di Pompei. No, non ci leveremo dai vostri piedi, non ci staccheremo dalle vostre ginocchia, finché non ci avrete benedetti.

Benedite, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. Ai prischi allori della vostra Corona, agli antichi trionfi del vostro Rosario, onde siete chiamata Regina delle vittorie, deh! aggiungete ancor questo, o Madre: concedete il trionfo alla Religione e la pace alla umana società. Benedite il nostro Vescovo, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l’onore del vostro Santuario.

Benedite infine tutti gli Associati al vostro novello Tempio di Pompei, e quanti coltivano e promuovono la devozione al vostro Santo Rosario.
O Rosario benedetto di Maria; Catena dolce che ci rannodi a Dio; Vincolo di amore che ci unisci agli Angeli; Torre di salvezza negli assalti d’inferno; Porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia; a te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle smorte labbra sarà il nome vostro soave, Regina del Rosario della Valle di Pompei, o Madre nostra cara, o unico Rifugio dei peccatori, o sovrana Consolatrice dei mesti. Siate ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Così sia.

Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra , salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

Postscriptum

Un tale Massimo De Propris, Parroco di S. Giuliano Martire sulla Cassia, non contento di una Chiesa in condizioni deplorevoli, se la prende con la Supplica e la devozione popolare, che lo creano “profondo disagio”, povero disgraziato, che il Signore abbia pietà di lui: «Confesso il mio profondo disagio davanti al testo della Supplica alla Madonna di Pompei, Un testo desueto, con un linguaggio e una teologia difficilmente comprensibili ai nostri contemporanei».

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