Papa Francesco: Dio ama ogni persona

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Sabato 1^ ottobre papa Francesco ha ricevuto in udienza i membri del Movimento ‘Foi et Lumière international’ in occasione dei 50 anni della nascita di questa comunità, sorta a Lourdes nella Pasqua del 1971 in occasione di un pellegrinaggio organizzato da Jean Vanier e Marie-Hélène Mathieu a cui parteciparono 12.000 persone delle quali 4.000 con disabilità mentale. I pellegrini continuarono a riunirsi regolarmente all’interno di comunità per vivere momenti di amicizia, di preghiera e di festa.

‘Fede e Luce’ è sorta con l’intento di sottrarre le famiglie alla tentazione di isolarsi e pian piano scoprire che proprio il loro figlio più fragile può essere fonte di solidarietà e di unione con gli altri. Da qui il motto: meglio accendere una luce che maledire l’oscurità.

Quindi è un cammino di persone molto diverse tra loro che si fanno prossimo le une alle altre, senza distinzione tra chi dà e chi riceve, perché tutti danno e ricevono allo stesso tempo: “Fede e Luce è stato un minuscolo seme piantato in terra durante un pellegrinaggio. Tuttavia Dio lo vide in modo diverso. Il seme è diventato ora un grande albero che stende i suoi rami in tutto il mondo. Questo ci aiuta a comprendere come Dio ci ha guidato e protetto e quindi a rendergli grazie e lodarlo, a prendere nuove forze da questa sorgente e avere fresche speranze per il domani”.

Durante l’incontro papa Francesco ha sottolineato l’importanza del giubileo: “Voi celebrate il vostro Giubileo: questa è una bella occasione di grazia, per riconoscere i doni che il Signore vi ha concesso in questi anni di cammino e per esprimere a Lui la vostra gratitudine.

E nello stesso tempo questo Giubileo diventa anche opportunità per guardare al futuro, al compito che lo Spirito Santo ancora affida a voi e ai frutti che la Chiesa ancora si attende da Foi et Lumière, per la vocazione e la missione che ha ricevuto dal Signore”.

Ed ha ricordato che anche questa ‘nascita’ è opera dello Spirito Santo: “Sono passati cinquant’anni da quel pellegrinaggio a Lourdes, nella Pasqua del 1971, a cui erano state invitate persone con disabilità mentale, i loro familiari e molti amici. Da quel momento, sotto lo sguardo amorevole di Maria, è iniziata l’esperienza di Foi et Lumière:

lo Spirito Santo ha suggerito la nascita di qualcosa che nessuno aveva previsto, cioè le vostre comunità, nelle quali celebrate la gioia, la riconciliazione e la comunione reciproca. Così la luce e la forza del Signore risorto hanno donato speranza a tante persone che si sentivano escluse e rifiutate, a volte anche nella Chiesa”.

L’amore e l’accoglienza è al centro dell’associazione: “Questo messaggio è il cuore del Vangelo! Ci ricorda che ogni persona, anche e soprattutto la più piccola e la più fragile, è amata da Dio e ha un suo posto nella Chiesa e nel mondo. E’ il ‘vangelo della piccolezza’, come ci ricorda san Paolo quando scrive ai Corinzi”.

Questa presenza si può considerare una profezia: “La presenza di Foi et Lumière è stata ed è una profezia, perché spesso le persone più fragili sono scartate, considerate inutili. E la vostra profezia oggi è ancora più importante, per combattere la cultura dello scarto e per ricordare a tutti che la diversità è una ricchezza e non deve mai diventare motivo di esclusione e di discriminazione”.

Ma anche un cammino ecumenico: “Ed è anche un cammino ecumenico, perché nelle vostre comunità si incontrano persone di confessioni cristiane diverse: cattoliche, protestanti, anglicane, ortodosse… Un segno di comunione, un seme concreto di unità. Sono proprio le persone più fragili che diventano sorgente di riconciliazione, perché richiamano noi tutti a un cammino di conversione”.

Un cammino che è ancora carico di ‘frutti’: “Il tratto di strada che avete percorso è lungo e carico di frutti, ma ancora oggi nella Chiesa e nel mondo sono tanti coloro che nella piccolezza e nella fragilità sono dimenticati ed esclusi.

Perciò vi incoraggio a portare avanti, con la forza dello Spirito Santo, la vostra presenza accogliente; le vostre comunità siano sempre luoghi di incontro, di promozione umana e di festa per tutti coloro che ancora si sentono emarginati e abbandonati.

Per le famiglie che vivono l’esperienza della nascita di un figlio con disabilità, possiate essere segno di speranza, perché nessuno si chiuda in sé stesso, nella tristezza e nella disperazione”.

Al termine dell’udienza si è soffermato sul significato del logo: “L’emblema che rappresenta la vostra esperienza, il vostro ‘logo’, è una barca sul mare agitato, mentre il sole rispunta dalle nubi dopo la tempesta. Durante questa pandemia ho più volte ricordato, pensando all’episodio evangelico dei discepoli nella tempesta, che siamo tutti sulla stessa barca;

e dunque vi confermo in questo vostro impegno: essere, nelle tempeste che le persone e le famiglie vivono, una piccola barca su cui tutti possano trovare posto, nella certezza che su quella stessa barca c’è il Signore Gesù. Il sole della fede e della speranza, che spunta dalle nubi delle nostre paure e delle nostre insicurezze, vi accompagni sempre per il cammino che ancora vi attende”.

(Santa Sede)

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