La Cei sottolinea il bello di un cammino sinodale

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Mercoledì 29 settembre si è conclusa a Roma la sessione autunnale del Consiglio Episcopale Permanente della CEI che, in vista dell’Assemblea Generale Straordinaria del prossimo novembre, si è confrontato sul cammino sinodale della Chiesa italiana, insistendo sull’ascolto dal ‘basso’, approvando un Messaggio ai presbiteri, ai diaconi, alle consacrate e consacrati e agli operatori pastorali, che offre una lettura spirituale dell’esperienza sinodale, e una Lettera alle donne e agli uomini di buona volontà, che invita a sentirsi partecipi del percorso:

“Il cammino sinodale inizierà con il biennio dell’ascolto 2021-2023; nell’anno seguente si concentrerà invece su alcune priorità pastorali, per approfondirle. I Vescovi hanno insistito sulla proposta di un coinvolgimento il più ampio possibile, cercando di interessare non solo i praticanti, ma anche coloro che si sentono ai margini o al di fuori dell’esperienza ecclesiale.

Seguirà una fase sapienziale, nella quale l’intero Popolo di Dio, con il supporto dei teologi e dei pastori, leggerà in profondità quanto sarà emerso nelle consultazioni capillari (2023-24). Un momento assembleare nel 2025, da definire, cercherà di assumere alcuni orientamenti profetici e coraggiosi, da riconsegnare alle Chiese nella seconda metà del decennio”.

In conferenza stampa il vicepresidente della Cei, mons. Erio Castellucci, su una domanda riguardante la politica ha sottolineato che occorre fare politica ragionando insieme: “Non entro nel merito della vicenda specifica, ripeto che non si può fare politica aggredendo ma ragionando, bisogna porre sul tavolo questioni vere, senza attacchi personali ma con dati, argomentazioni, ragionamenti…

Si deve recuperare questo confronto, anche duro, ma sempre rispettoso delle persone, delle idee altrui, in maniera costruttiva, credo che questo sia il futuro della politica”.

Durante i lavori i vescovi hanno ribadito preoccupazione per il referendum eutanasico: “L’inquietudine per la prospettiva di un referendum impegna maggiormente a rivolgere l’attenzione verso coloro che manifestano consapevolmente degli interrogativi sul senso del vivere e del morire, soprattutto in questo tempo di smarrimento:

la Chiesa intende farsene carico affinché le loro domande trovino persone e comunità capaci di ascoltarne le cause profonde, spesso rintracciabili in una malattia senza apparente via di uscita. Solo grazie all’ascolto, infatti, potranno scaturire quell’accompagnamento e quell’aiuto necessari a far ritrovare ragioni di vita”.

Inoltre hanno chiesto di non spegnere i riflettori sulla situazione dell’Afghanistan: “Lo sforzo messo in campo dalle nostre comunità per l’accoglienza e la protezione internazionale degli afghani arrivati con i numerosi ponti aerei è stato esemplare, così come lodevole è stata la risposta da parte delle diverse forze politiche.

La Chiesa in Italia, che si è resa subito disponibile a supportare tale impegno, si augura che la stessa sollecitudine abbracci anche gli afgani che nei prossimi mesi si metteranno in cammino per raggiungere l’Europa attraverso la rotta balcanica e il Mediterraneo. Ogni respingimento infatti negherebbe un diritto fondamentale del popolo afgano, che scappa da guerra e violenza.

L’auspicio, hanno sottolineato i Vescovi, è che il diritto alla protezione internazionale sia tutelato non solo per gli afghani ma anche per gli uomini e le donne in fuga da 70 Paesi, che arrivano via terra e via mare sia in Italia che in Europa”.

Aprendo i lavori della sessione autunnale il card. Bassetti aveva evidenziato la necessità di ‘cogliere’ i segnali di questo tempo: “Bisogna proseguire su questa strada che ci consente innanzitutto di salvare tante vite umane, specialmente tra le persone più fragili. Auspichiamo che tutto questo avvenga nel pieno rispetto della dignità della persona.

Così come auspichiamo che sia presupposto di una ripresa da consolidare oltre la fase contingente, sempre nella salvaguardia dei diritti dei lavoratori.

Allo stesso tempo, è nostro compito ricordare che la crescita economica non è un valore assoluto: va infatti declinata e giudicata secondo criteri di sostenibilità sociale e ambientale, come mette in evidenza anche il tema della prossima Settimana Sociale, che vivremo tra poco meno di un mese a Taranto”.

Segni del tempo che non devono dimenticare il lavoro per ridurre le disuguaglianze: “Le ferite causate dalla pandemia nel tessuto economico-sociale del Paese sono ancora profonde. Basti pensare che rispetto a due anni fa, nonostante il recupero degli ultimi mesi, mancano all’appello ancora migliaia di posti di lavoro.

Il nuovo Rapporto Caritas su povertà ed esclusione sociale conferma che quasi uno su tre dei nuovi poveri del 2020 si è rivolto ai Centri Caritas anche nel corso del 2021. Una rilevazione dal significato ambivalente: da una parte, può essere indice dei primi effetti positivi della ripresa; dall’altra, mostra che ancora non si è tornati ai livelli pre-crisi in cui la povertà era, comunque, un’emergenza sociale.

E’ dunque fondamentale che i benefici della crescita economica siano distribuiti in modo da ridurre, e non accrescere, le disuguaglianze che si sono approfondite a causa della pandemia”.

Inoltre il presidente della Cei è stato chiaro sul referendum a favore dell’eutanasia: “Autorevoli giuristi hanno messo in evidenza serie problematiche di compatibilità costituzionale nel quesito per il quale sono state raccolte le firme e nelle conseguenze che un’eventuale abrogazione determinerebbe nell’ordinamento.

Senza voler entrare nelle importanti questioni giuridiche implicate, è necessario ribadire che non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire, ma il prevalere di una concezione antropologica e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali.

C’è una contraddizione stridente tra la mobilitazione solidale, che ha visto un Paese intero attivarsi contro un virus portatore di morte, e un’iniziativa che, a prescindere dalle intenzioni dei singoli firmatari della richiesta referendaria, propone una soluzione che rappresenta una sconfitta dell’umano.

Chi soffre va accompagnato e aiutato a ritrovare ragioni di vita; occorre chiedere l’applicazione della legge sulle cure palliative e la terapia del dolore”.

(Foto: Cei)

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