Aics e Avsi: con il progetto ‘Mustaqbaluna’ 791 palestinesi sono diventati imprenditori

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In tre anni 791 persone in Palestina hanno trovato lavoro grazie a un progetto di formazione all’imprenditorialità sostenuto da Aics, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e Avsi. Da persone vulnerabili a imprenditori: è questa la sintesi del progetto triennale (2018-2021) ‘Mustaqbaluna’, nato con l’obiettivo di accrescere le opportunità lavorative delle fasce più deboli della popolazione, tramite iniziative di innovazione sociale e imprenditorialità inclusiva.

La conclusione del progetto è stata celebrata presso la Scuola di Terra Santa di Gerico, in Palestina, alla presenza d Giuseppe Fedele, console generale d’Italia a Gerusalemme, Guglielmo Giordano, direttore di Aics Gerusalemme e Mirella Orlandi, direttrice del dipartimento cooperazione e aiuto umanitario della Regione Emilia-Romagna.

Diversi i punti di forza del progetto, come spiegano da Avsi, l’ong che lo ha implementato insieme con il partner Basr (Bethlehem Arab Society for Rehabilitation):

“La creazione di attività proprie da parte di 108 persone con disabilità; l’aumento delle vendite e l’acquisizione di nuove competenze grazie al conseguimento del diploma di Supply Chain Management da parte di 9 cooperative di donne su 12 totali; la partecipazione a corsi di formazione da parte di 12 artigiani per sviluppare competenze commerciali, creando ricadute economiche positive anche per le loro famiglie;

la formazione di 21 persone portatrici di handicap con l’assunzione a fine corso da parte di imprese locali; l’apertura del negozio ‘Hamed Helo’ gestito dalle 12 cooperative di donne coinvolte nel progetto, un luogo a Gerico dove vendere i loro prodotti per diventare più indipendenti finanziariamente; il sostegno grazie a un workshop, la ristrutturazione dei laboratori e un programma di formazione a 12 artigiani del legno d’ulivo nella zona di Betlemme che hanno sofferto la riduzione del flusso turistico dovuto alla pandemia”.

Il progetto è stato sostenuto anche dal Ministero del Lavoro palestinese, dalla Regione Emilia Romagna, dalla Cooperativa Nazareno, dalla Young Women’s Christian Association, dal Palestinians Shippers’ Council, dalla Palestinian Fund for Employment and Social Protection e dall’Arab Center for Agricultural Development. Avsi è presente in Palestina dal 1993 per sostenere la popolazione con progetti di educazione, formazione professionale e sviluppo di micro-imprese.

Mentre presso il centro culturale del Banco do Brasil (Ccbb) si è inaugurata una mostra fotografica che documenta il viaggio dei migranti venezuelani e il percorso di integrazione in Brasile portato avanti grazie al progetto ‘Welcomed through Work’.

L’iniziativa è stata avviata nell’ottobre 2019 e implementata da Avsi Brasil, socio fondatore di Fondazione Avsi, con l’Istituto migrazioni e diritti umani (Imdh)/Suore Scalabriniane e sostenuto dai fondi del Dipartimento degli Stati Uniti per la popolazione, i rifugiati e le migrazioni (Prm).

Il progetto ha aiutato più di 1.000 migranti venezuelani a integrarsi nel Paese: tra questi 500 hanno trovato lavoro. La mostra, con gli scatti del fotografo italiano Antonello Veneri, è stata inaugurata mercoledì 29 settembre, illustrando il percorso fatto da centinaia di famiglie venezuelane dall’arrivo in Brasile, in cerca di riparo, fino al loro inserimento in azienda.

Per l’occasione è stato organizzato anche un seminario dal titolo ‘Il viaggio dei migranti venezuelani verso l’autonomia in Brasile’, al quale sono intervenute alcune organizzazioni che lavorano con i rifugiati come l’Unhcr e la task force ‘Operazione Acolhida’.

E’ stata anche presentata una ricerca realizzata sui dati raccolti nei primi due anni di progetto, come ha spiegato spiega Giampaolo Silvestri, segretario generale di Avsi:

“Il progetto che in questa mostra e nel seminario viene analizzato conferma che solo un approccio multistakeholder, che coinvolge cioè imprese private, donatori istituzionali e altre ong, può aiutare a fronteggiare il fenomeno migratorio. Questa ci sembra la strada maestra per garantire la tutela dei diritti fondamentali di tutti”.

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