Bologna: don Fornasini è beato

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Domenica 26 settembre è stata celebrata a Bologna la messa di canonizzazione di don Giovanni Fornasini, presieduta dal card. Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e Delegato Pontificio, e concelebrata dall’arcivescovo della città, card. Matteo Zuppi e mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea e compagno di seminario di don Fornasini:

“Don Giovanni Fornasini è stato un profeta dell’inclusione, odiato dai banditori della discriminazione. Curando gli sfollati non smise mai di pregare con la gente, nella Messa, con i Sacramenti e il Rosario. Soprattutto moltiplicava gli sforzi per evitare ulteriori spargimenti di sangue.

Così, la violenza evitata alle pecorelle ha colpito il pastore, diventando odio alla sua mediazione sacerdotale. Persino l’inganno che lo ha attirato nel luogo del martirio ha dovuto far leva sulla sua premura pastorale”.

Poco prima dello svelamento dell’immagine del nuovo Beato, l’arcivescovo di Bologna ha domandato a papa Francesco, per tramite del Delegato Pontificio, di iscrivere nel numero dei Beati il Venerabile Servo di Dio don Giovanni Fornasini. Subito dopo il vice postulatore diocesano della causa di canonizzazione, mons. Alberto Di Chio, ha letto una breve biografia del giovane sacerdote martire:

“Nella facile tiepidezza della paura don Giovanni ci trasmette, senza lezioni e paternalismi, entusiasmo e passione. Tutti in realtà viviamo la condizione umana di insicurezza universale, vertiginosa, e siamo alla ricerca di un equilibrio.

Ecco la santità semplice e mite che oggi ci comunica Fornasini, accogliente, generoso, dolce e mite in tutte le occasioni come deve essere il cristiano. Don Giovanni ci insegna nelle pandemie a restare cristiani, cioè umani, attenti alle sofferenze dell’altro”.

E papa Francesco durante l’Angelus di domenica scorsa ha ricordato don Giovanni Fornasini: “Oggi, a Bologna, verrà beatificato don Giovanni Fornasini, sacerdote e martire. Parroco zelante nella carità, non abbandonò il gregge nel tragico periodo della seconda guerra mondiale, ma lo difese fino all’effusione del sangue. La sua testimonianza eroica ci aiuti ad affrontare con fortezza le prove della vita. Un applauso al nuovo Beato!”

Nell’omelia il card. Semeraro ha sottolineato che il cristianesimo è apertura: “Un cristianesimo non geloso, dunque, ma attento e aperto e anche umile giacché pure ai cristiani potrà accadere, ed accadrà, di essere pellegrini nel mondo per annunciare il vangelo ed essere stanchi e assetati come lo fu Gesù presso un pozzo dove domandò da bere a una donna samaritana… Come è consolante questa parola! Per vivere la carità non è necessario essere ricchi”.

In questa visione evangelica si inserisce la vita del nuovo beato: “Lo sfondo storico della sua vicenda martiriale è dato dagli eccidi di Monte Sole, alla fine di settembre del 1944. In quell’agghiacciante contesto, nelle due settimane che seguirono le stragi, on Fornasini fu l’angelo custode dei suoi parrocchiani.

Seppelliva i cadaveri insepolti; nel solco del vangelo di questa Liturgia, dissetava e nutriva i bisognosi; accoglieva tutti i rifugiati dei dintorni nella sua canonica, dove poi si insediarono i nazisti. Negoziava perfino con loro, maneggiando il dizionario di tedesco che si era procurato appositamente.

Cercava così di attirare nel bene anche gli oppressori. In tal modo riuscì a difendere dagli abusi degli occupanti anche la dignità di alcune ragazze, impedendo lo scandalo dei piccoli”.

Per questo stile di vita i nazisti nutrirono odio: “Così, la violenza evitata alle pecorelle ha colpito il pastore, diventando odio alla sua mediazione sacerdotale. Persino l’inganno che lo ha attirato nel luogo del martirio ha dovuto far leva sulla sua premura pastorale, attraverso un pretestuoso invito a seppellire i morti presso San Martino di Caprara il 13 ottobre 1944. Mentre vi si recava pregando, rimase vittima di una imboscata…

La colpa maggiore del ricco, potremo dire anche del prepotente, è secondo san Giacomo la colpa più grave. Nella categoria del giusto egli rappresenta tutti coloro che sono vittime dell’ingiustizia e della prepotenza degli uomini. In questa luce guardiamo oggi al beato Giovanni Fornasini. Più che essere l’eroe di un qualsiasi ideale, egli è autenticamente martire di Cristo”.

Infine il card. Zuppi ha invitato i fedeli ad ‘usare’ gli occhiali del nuovo beato: “Prendiamo noi gli occhiali di Fornasini per vedere la vita con i sentimenti di Gesù, che la accendono tutta perché piena di amore da dare e ricevere. Diventiamo noi benedizione per il prossimo.

Prendiamo noi la sua bicicletta per andare in fretta nei tanti luoghi di sofferenza, evidente e nascosta nelle pieghe dei cuori, per portare la consolazione e la speranza di Dio, la medicina del suo amore”.

(Foto: diocesi di Bologna)

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