Tutela dei minori: compito della Chiesa è proteggere i bambini

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“Le nostre espressioni di contrizione devono essere convertite in un concreto cammino di riforma, sia per prevenire ulteriori abusi che per garantire agli altri la fiducia nel fatto che i nostri sforzi condurranno a un cambiamento reale e affidabile. Vi incoraggio ad ascoltare la chiamata delle vittime e a impegnarvi, l’uno con l’altro e con la società in senso più ampio, in queste importanti discussioni poiché toccano veramente il futuro della Chiesa nell’Europa centro-orientale, non solo il futuro della Chiesa, anche il cuore del cristiano, toccano la responsabilità nostra”.

Così papa Francesco si era espresso in un video messaggio per un incontro organizzato dalla Pontificia commissione per la tutela dei minori e dalle Conferenze dei vescovi dell’Europa  centrale ed orientale sul tema ‘La nostra comune missione di proteggere i bambini di Dio’, svoltosi in Polonia:

“Vi incoraggio ad ascoltare la chiamata delle vittime e a impegnarvi, l’uno con l’altro e con la società in senso più ampio, in queste importanti discussioni poiché toccano veramente il futuro della Chiesa nell’Europa centro-orientale, non solo il futuro della Chiesa, anche il cuore del cristiano, toccano la responsabilità nostra…

Riconoscere i nostri errori e i nostri fallimenti può farci sentire vulnerabili e fragili, è certo. Ma può anche costituire un tempo di splendida grazia, un tempo di svuotamento, che apre nuovi orizzonti di amore e servizio reciproco. Se riconosciamo i nostri errori, non avremo nulla da temere, perché sarà il Signore stesso che ci avrà condotti a quel punto”.

Un comunicato stampa della conferenza episcopale polacca ha raccontato le giornate, iniziate con l’intervento della prof.ssa Hanna Suchocka, componente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, che ha ammesso che inizialmente sembrava che il problema degli abusi sessuali avesse evitato l’Europa Centro-Orientale con la scoperta che ciò non è vero.

Nella seconda giornata del convegno si è parlato della responsabilità dei pastori e della necessità di una profonda conversione di fronte ai peccati e ai reati di abuso sessuale sui minori da parte del clero, tantoché, nel discorso intitolato ‘Col cuore contrito’, don Tomáš Halík ha osservato che la pandemia di abusi sessuali, psicologici e spirituali, di abuso di potere e di autorità da parte dei membri del clero, gradualmente rivelata, a lungo nascosta e banalizzata, è uno degli aspetti della profonda crisi della Chiesa nel mondo di oggi.

Nei paesi post-comunisti, ha una serie di cause specifiche, tra cui il clericalismo, il trionfalismo e l’abuso di potere e di autorità. Questa crisi può essere superata solo con il coraggio di riformare molte questioni.

La prof. ssa Myriam Wijlens, docente di diritto canonico a Erfurt e membro della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, analizzando le norme canoniche, ha sottolineato la necessità di un approccio responsabile dei vescovi ai casi di questi crimini.

Riassumendo i quattro giorni dei lavori, mons. Wojciech Polak ha affermato che sta diventando sempre più chiaro che la crisi causata dagli abusi sessuali sui minori e dalla negligenza dei superiori ecclesiali tocca l’essenza della comunità ecclesiale, sottolineando che, di fronte al fatto che il reato di abuso sessuale devasta la vita umana in tutte le sue dimensioni; quindi è necessario combinare diverse competenze.

Pertanto, l’intero processo di superamento della crisi richiede la partecipazione di avvocati, psicologi, terapisti, psichiatri, sessuologi e anche sociologi.

Il Primate della Chiesa polacca ha espresso la speranza che la conferenza di Varsavia rafforzi la solidarietà reciproca e avvii il processo della nostra comune riflessione, dello scambio di esperienze e di soluzioni.

In apertura il presidente della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, card. Seán Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston, aveva affermato che fin dall’inizio dell’episcopato papa Francesco aveva sottolineato l’importanza della conversione pastorale come percorso missionario di tutta la Chiesa:

“Questa conversione porta con sé quel tipo di trasformazione necessaria a garantire che il Vangelo raggiunga ciascuna persona e ogni parte della nostra vita. Il Santo Padre ci ricorda l’insegnamento di papa Paolo VI, che richiamò a un profondo rinnovamento a livello personale e da parte della Chiesa tutta. La conversione, a livello personale e istituzionale, è il centro del processo di rinnovamento ed è essenziale per quella che papa Francesco chiama la ‘trasformazione missionaria’ della Chiesa”.

Parlando di persone abusate l’arcivescovo di Boston ha chiesto di ricevere le loro testimonianze: “Quando le persone che hanno subito abusi da un membro del clero, un religioso o un’altra persona nella Chiesa raccontano la loro storia, dobbiamo ricevere loro e la loro testimonianza con il più profondo rispetto. Dobbiamo istituire canali trasparenti di comunicazione e di incontro attraverso i quali i sopravvissuti possono contattare la Chiesa qualora desiderino farlo.

E’ incoraggiante che ormai molte diocesi hanno una persona di contatto o un servizio di assistenza telefonica o un indirizzo di posta elettronica al quale possono rivolgersi i sopravvissuti o membri della loro famiglia: questa è un’iniziativa buona e importante…

E’ importante che tutti manteniamo l’impegno a fornire opportunità accessibili, accoglienti e non giudicanti ai sopravvissuti e ai loro cari affinché possano contattare e iniziare un dialogo con la Chiesa locale”.

Quindi sono necessari percorsi concreti per una seria riforma, partendo dall’ascolto: “Ascoltare i sopravvissuti, riconoscerli e chiedere loro perdono sinceramente sono passi indispensabili in questo percorso di rinnovamento.

Sono parte della ricostruzione che deve avvenire se la Chiesa vuole recuperare la propria credibilità e promuovere la guarigione. La comunità chiede che sia mantenuto il giusto ordinamento, ma il giusto ordinamento della Chiesa è stato spezzato dai crimini di alcuni dei suoi ministri”.

Per questo sono necessarie politiche e metodi efficaci: “Senza politiche e procedure chiare e definite, le persone si cimentano nell’improvvisazione (spesso con buone intenzioni) ma i risultati troppo spesso sono disastrosi. Sappiamo anche, però, che le sole politiche non sono sufficienti: abbiamo bisogno di metodi efficaci per verificare la conformità e monitorare l’attuazione di queste politiche.

La formazione e la verifica del passato del personale ecclesiastico è fondamentale, come pure i controlli per la salvaguardia e la garanzia oltre a intraprendere controlli di salvaguardia e garantire che le nostre procedure canoniche e civili siano aggiornate e in armonia tra loro”.

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