Calano gli aborti, ma aumenta l’uso di farmaci

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Nelle scorse settimane il Ministero della Salute ha pubblicato la Relazione trasmessa nel luglio scorso al Parlamento sullo stato di attuazione della legge n. 194 del 1978, contenente i dati relativi agli aborti volontari effettuati in Italia nell’anno 2019 e i dati preliminari relativi all’anno 2020.

In totale gli aborti effettuati nel 2019 risultano essere 73.207, in leggera diminuzione (- 4 %) rispetto al 2018. I tassi di abortività più elevati restano quelli riguardanti donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni: la percentuale più elevata si è osservata, nello specifico, per le donne di età 30-34 (22,3%).

Dal documento risulta che il 25% delle donne che ha abortito nel 2019 aveva una precedente esperienza abortiva, mentre il 60% degli aborti è stato effettuato da donne con almeno un figlio, il 37% da donne con almeno 2 figli. Tali dati non possono non essere sottovalutati, soprattutto nella programmazione di politiche a sostegno della natalità e della maternità.

Il ricorso all’IVG nel 2019 è diminuito in tutte le classi di età rispetto al 2018, tranne che tra i 35 e i 39 anni. In particolare questa diminuzione si è osservata tra le giovanissime, i tassi di abortività più elevati restano nelle donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni.

Per quanto riguarda il titolo di studio, nel 2019 per le italiane prevale la percentuale di donne in possesso di licenza media superiore (44,8%); per le straniere prevale la percentuale di donne in possesso di licenza media (47,0%).

Per quanto riguarda lo stato occupazionale, nel 2019 il 50,2% delle italiane risulta occupata (in aumento rispetto al 2018, quando le occupate erano il 48,6%), mentre per le straniere la percentuale delle occupate è del 39,2% (dato anche questo in aumento rispetto al 38,2% dell’anno precedente).

La ripartizione per stato civile evidenzia che per le italiane la percentuale delle nubili (62,6%) è in aumento e superiore a quella delle coniugate (31,4%), mentre per le straniere le percentuali nei due gruppi sono molto più simili (48,0% le coniugate, 46,7% le nubili). Il 45,5% delle donne italiane che ha eseguito una IVG non aveva figli, per le donne straniere tale percentuale è pari al 26,8%.

Per quanto riguarda il periodo temporale nei quali è stato effettuato l’aborto rispetto alle settimane di gestazione, il 53,5% degli interventi è stato effettuato entro le 8 settimane, il 29,6% a 9-10 settimane, l’11,4% a 11-12 settimane e il 5,4% dopo la dodicesima settimana.

Nella Relazione si riporta che nel 2019 ha presentato obiezione di coscienza il 67% dei ginecologi, il 43,5% degli anestesisti e il 37,6% del personale non medico, valori che presentano ampie variazioni regionali per tutte e tre le categorie.

Per quanto riguarda l’aborto farmacologico, nel 2019 il Mifepristone con successiva somministrazione di prostaglandine è stato adoperato nel 24,9% dei casi, (erano il 20,8% nel 2018). Per quanto riguarda le ragazze minorenni, il tasso di abortività per il 2019 è risultato essere pari a 2,3 per 1.000 donne: i 1.936 interventi effettuati da minorenni sono pari al 2,6% del totale.

L’assenso per l’intervento in caso di ragazze minorenni è stato rilasciato prevalentemente dai genitori (77,8%) con alcune differenze tra Regioni che, secondo il Ministero, “potrebbero anche dipendere dalla diversa entità dei casi con informazione mancante (non rilevati) che sono in aumento nel 2019 e particolarmente elevati in Valle d’Aosta, Basilicata e Toscana”.

Il ricorso alla cosiddetta contraccezione di emergenza è stabile, dopo anni di costante e importante aumento: 259.644 le confezioni di EllaOne vendute (la cosiddetta pillola dei cinque giorni dopo) e 288.498 quelle di Norlevo (la cosiddetta pillola del giorno dopo), per un totale di 548.142 confezioni nel 2019. Un prodotto per cui il Consiglio Superiore di Sanità in un parere del 2015 su EllaOne, non escludeva l’azione antinidatoria – cioè un precocissimo aborto.

Invece per quanto riguarda il 2020 il dato provvisorio calcola che sono state calcolate 67.638 IVG con un decremento del 7,6% rispetto al dato definitivo del 2019 (73.207 IVG) e un decremento del 71,2% rispetto al 1982, anno con il valore più elevato di IVG. Il tasso di abortività, calcolato utilizzando la popolazione femminile fornita dall’Istat, è risultato pari a 5,5 IVG per 1.000 donne di età 15-49 anni, con un decremento del 5,0% rispetto al 2019 (5,8 per 1.000) e del 67,7% rispetto al 1982.

 Il rapporto di abortività è stato calcolato utilizzando i dati provvisori dei nati vivi del 2020 forniti dall’Istat, ed è risultato pari a 169,0 IVG per 1.000 nati vivi, con un decremento del 3,2% rispetto al 2019 (174,5 per 1.000) e del 55,6% rispetto al 1982 (calcolati sempre con 2 decimali). In aumento il metodo farmacologico, ormai 1 aborto su 4 (il 24,9% di tutte le Ivg), pur essendo variabili i rapporti fra le regioni: prime tre Piemonte (45,6%), Liguria (44,2%), Emilia Romagna (41,1%).

Una diffusione disomogenea perché l’aborto farmacologico è innanzitutto una strategia politica, quella che vuole modificare di fatto la 194, trasformando l’aborto da un problema sociale ad un atto privato, facendolo uscire dagli ospedali per confinarlo a domicilio.

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