Il papa ai catechisti: trasmettete il Vangelo

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Nell’udienza ai catechisti, che hanno partecipato all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione su ‘Catechesi e Catechisti per la Nuova Evangelizzazione’, papa Francesco ha offerto alcune raccomandazioni ribadite nel recente viaggio apostolico per non disperdere la tradizione cattolica:

“Sono reduce dalla celebrazione del Congresso Eucaristico Internazionale, svoltosi a Budapest nei giorni scorsi, e l’occasione è favorevole per verificare come il grande impegno della catechesi possa essere efficace nell’opera di evangelizzazione se tiene fisso lo sguardo sul mistero eucaristico.

Non possiamo dimenticare che il luogo privilegiato della catechesi è proprio la celebrazione eucaristica, dove i fratelli e le sorelle si ritrovano insieme per scoprire sempre di più i differenti modi della presenza di Dio nella loro vita”.

Ha sottolineato che Gesù manda gli apostoli in città per preparare la Pasqua: “Questo particolare (pensando a voi e al vostro servizio) ci fa rileggere il cammino della catechesi come momento attraverso il quale i cristiani, che si preparano a celebrare il culmine del mistero della fede, sono invitati ad andare prima ‘in città’, per incontrare le persone indaffarate nei loro impegni quotidiani”.

Riprendendo un brano del nuovo Direttorio per la catechesi il papa ha sottolineato che essa si basa sull’esperienza: “La catechesi non è una comunicazione astratta di conoscenze teoriche da memorizzare come fossero formule di matematica o di chimica.

E’ piuttosto l’esperienza mistagogica di quanti imparano a incontrare i fratelli là dove vivono e operano, perché loro stessi hanno incontrato Cristo, che li ha chiamati a diventare discepoli missionari.

Dobbiamo insistere per indicare il cuore della catechesi: Gesù Cristo risorto ti ama e non ti abbandona mai! Questo primo annuncio non può mai trovarci stanchi né ripetitivi nelle varie fasi del cammino catechistico”.

Ed ecco il significato dell’istituzione del ministero del catechista: “Stanno preparando il rituale per la ‘creazione’ dei catechisti. Perché la comunità cristiana senta l’esigenza di suscitare questa vocazione e di sperimentare il servizio di alcuni uomini e donne che, vivendo della celebrazione eucaristica, sentano più viva la passione di trasmettere la fede come evangelizzatori”.

Essi sono testimonianza di fede: “Il catechista e la catechista sono testimoni che si mettono al servizio della comunità cristiana, per sostenere l’approfondimento della fede nel concreto della vita quotidiana. Sono persone che annunciano senza stancarsi il Vangelo della misericordia; persone capaci di creare i legami necessari di accoglienza e vicinanza che permettono di gustare meglio la Parola di Dio e di celebrare il mistero eucaristico offrendo frutti di opere buone”.

Durante l’incontro il papa ha ricordato la sua preparazione alla Prima Comunione: “Ricordo con amore le due catechiste che mi hanno preparato per la Prima Comunione, e ho continuato il rapporto con loro da sacerdote e anche, con una di loro che era viva ancora, da vescovo. Sentivo un grande rispetto, anche un sentimento di ringraziamento, senza esplicitarlo, ma si sentiva come una venerazione… C’è una vicinanza, un legame molto importante con i catechisti”.

Ed ha ripetuto le parole dette a Bratislava sui nuovi alfabeti: “Questo chiede di saper ascoltare la gente, ascoltare i popoli a cui si annuncia: ascoltare la loro cultura, la loro storia; ascoltare non superficialmente, pensando già alle risposte preconfezionate che abbiamo nella valigetta, no!

Ascoltare davvero, e mettere a confronto quelle culture, quei linguaggi, anche e soprattutto il non-detto, il non-espresso, con la Parola di Dio, con Gesù Cristo Vangelo vivente”.

La catechesi è vita, ha concluso il papa: “E la catechesi è tradizione, è tradere, ma tradizione viva, da cuore a cuore, da mente a mente, da vita a vita. Dunque: appassionati e creativi, con la spinta dello Spirito Santo. Ho usato la parola ‘preconfezionato’ per il linguaggio, ma ho paura dei catechisti con il cuore, l’atteggiamento e la faccia ‘preconfezionati’. No.

O il catechista è libero o non è catechista. Il catechista si lascia colpire dalla realtà che trova e trasmette il Vangelo con una creatività grande, o non è catechista. Pensate bene su questo”.

(Foto: Santa Sede)

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