Il papa affida il popolo slovacco al Madonna dei sette dolori

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Giunto all’ultima tappa del viaggio apostolico papa Francesco ha celebrato la messa al Santuario della Madonna dei sette dolori di Šaštín, venerata nel giorno odierno dalla Chiesa locale, disegnando l’identikit dell’autentico fedele di Cristo attraverso il disegno del logo del viaggio in Slovacchia:

“Nel Tempio di Gerusalemme, le braccia di Maria si protendono verso quelle del vecchio Simeone, che può accogliere Gesù e riconoscerlo come il Messia inviato per la salvezza di Israele. In questa scena contempliamo chi è Maria: è la Madre che ci dona il Figlio Gesù. Per questo la amiamo e la veneriamo.

E in questo Santuario nazionale di Šaštín, il popolo slovacco accorre, con fede e devozione, perché sa che è Lei a donarci Gesù. Nel ‘logo’ di questo Viaggio Apostolico c’è una strada disegnata dentro un cuore sormontato dalla Croce: Maria è la strada che ci introduce nel Cuore di Cristo, che ha dato la vita per amore nostro”.

Nell’invito a guardare alla Madre di Dio come modello di fede ne delinea tre caratteristiche, di cui la prima è proprio la fede: “Anzitutto, la fede di Maria è una fede che si mette in cammino. La fanciulla di Nazaret, appena ricevuto l’annuncio dell’Angelo, ‘si mise in viaggio verso la montagna’, per andare a visitare e aiutare Elisabetta, sua cugina.

Non ritenne un privilegio l’essere stata chiamata a diventare Madre del Salvatore; non perse la gioia semplice della sua umiltà per aver ricevuto la visita dell’Angelo; non rimase ferma a contemplare sé stessa, tra le quattro mura di casa sua”.

E’ andata da Elisabetta per compiere una missione: “Per questo Maria si mette in cammino: alla comodità delle abitudini preferisce le incognite del viaggio, alla stabilità della casa la fatica della strada, alla sicurezza di una religiosità tranquilla il rischio di una fede che si mette in gioco, facendosi dono d’amore per l’altro”.

La Madre di Dio che cammina è un modello di fede: “Così, la Vergine è modello della fede di questo popolo slovacco: una fede che si mette in cammino, sempre animata da una devozione semplice e sincera, sempre in pellegrinaggio alla ricerca del Signore.

E, camminando, voi vincete la tentazione di una fede statica, che si accontenta di qualche rito o vecchia tradizione, e invece uscite da voi stessi, portate nello zaino le gioie e i dolori, e fate della vita un pellegrinaggio d’amore verso Dio e i fratelli. Grazie per questa testimonianza!”.

La fede si concretizza nella profezia: “La profezia di Israele culmina in Maria, perché Ella porta in grembo la Parola di Dio fattasi carne, Gesù. Egli realizza pienamente e definitivamente il disegno di Dio…  Non dimentichiamo questo: non si può ridurre la fede a zucchero che addolcisce la vita. Non si può. Gesù è segno di contraddizione”.

Gesù è segno di contraddizione, che invita alla scelta: “Davanti a Gesù non si può restare tiepidi, con ‘il piede in due scarpe’. No, non si può. Accoglierlo significa accettare che Egli sveli le mie contraddizioni, i miei idoli, le suggestioni del male; e che diventi per me risurrezione, Colui che sempre mi rialza, che mi prende per mano e mi fa ricominciare. Sempre mi rialza”.

Ed ha chiesto ai vescovi di mettersi sulla strada di Gesù: “Non si tratta di essere ostili al mondo, ma di essere ‘segni di contraddizione’ nel mondo. Cristiani che sanno mostrare, con la vita, la bellezza del Vangelo.

Che sono tessitori di dialogo laddove le posizioni si irrigidiscono; che fanno risplendere la vita fraterna, laddove spesso nella società ci si divide e si è ostili; che diffondono il buon profumo dell’accoglienza e della solidarietà, laddove prevalgono spesso gli egoismi personali, gli egoismi collettivi; che proteggono e custodiscono la vita dove regnano logiche di morte”.

Infine Maria è Madre della compassione, perché partecipa alla passione dell’umanità: “La sua fede è compassionevole. Colei che si è definita ‘la serva del Signore’ e che, con premura materna, si è preoccupata di non far mancare il vino alle nozze di Cana, ha condiviso con il Figlio la missione della salvezza, fino ai piedi della Croce.

In quel momento, nel dolore straziante vissuto sul Calvario, Ella ha compreso la profezia di Simeone: ‘Anche a te una spada trafiggerà l’anima’. La sofferenza del Figlio morente, che prendeva su di sé i peccati e i patimenti dell’umanità, ha trafitto anche Lei”.

Ella rimane sotto la croce: “Non scappa, non tenta di salvare sé stessa, non usa artifici umani e anestetizzanti spirituali per sfuggire al dolore. Questa è la prova della compassione: restare sotto la croce. Restare col volto segnato dalle lacrime, ma con la fede di chi sa che nel suo Figlio Dio trasforma il dolore e vince la morte”.

Prima della celebrazione eucaristica il papa ed i vescovi hanno recitato l’atto di affidamento alla Madonna: “Nostra Signora dei sette dolori, siamo riuniti qui davanti a te come fratelli, grati al Signore per il Suo amore misericordioso. E tu sei qui con noi, come con gli Apostoli nel Cenacolo. Madre della Chiesa e Consolatrice degli afflitti, con fiducia ci rivolgiamo a te, nelle gioie e nelle fatiche del nostro ministero. Guardaci con tenerezza e accoglici tra le tue braccia.

Regina degli Apostoli e Rifugio dei peccatori, che conosci i nostri limiti umani, i fallimenti spirituali, il dolore per la solitudine e l’abbandono: risana con la tua dolcezza le nostre ferite. Madre di Dio e Madre nostra, ti affidiamo la nostra vita e la nostra patria,ti affidiamo la nostra stessa comunione episcopale.

Ottienici la grazia di vivere con fedeltà quotidiana le parole che il tuo Figlio Gesù ci ha insegnato e che ora, in lui e con lui, rivolgiamo a Dio nostro Padre”.

(Foto: Santa Sede)

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