Papa Francesco invita a camminare dietro Gesù

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Papa Francesco ha chiuso a Budapest il Congresso eucaristico internazionale e nell’incontro con i rappresentanti del Consiglio Ecumenico delle Chiese e alcune Comunità ebraiche dell’Ungheria ha richiamato alla fraternità per vincere l’odio:

“Vedo voi, fratelli nella fede di Abramo nostro padre, e grazie a Lei, per quelle parole così profonde che mi hanno toccato il cuore. Apprezzo tanto l’impegno che avete testimoniato ad abbattere i muri di separazione del passato; ebrei e cristiani, desiderate vedere nell’altro non più un estraneo, ma un amico; non più un avversario, ma un fratello. Questo è il cambio di sguardo benedetto da Dio, la conversione che apre nuovi inizi, la purificazione che rinnova la vita.

Le solenni feste di Rosh Hashanah e dello Yom Kippur, che cadono proprio in questo periodo e per le quali vi faccio i migliori auguri, sono occasioni di grazia per rinnovare l’adesione a questi inviti spirituali. Il Dio dei padri apre sempre strade nuove: come ha trasformato il deserto in una via verso la Terra Promessa, così desidera portarci dai deserti aridi dell’astio e dell’indifferenza alla sospirata patria della comunione”.

Poi ha preso a prestito l’immagine del Ponte delle Catene che collega le due parti di Budapest: “Così devono essere i legami tra di noi. Ogni volta che c’è stata la tentazione di assorbire l’altro non si è costruito, ma si è distrutto; così pure quando si è voluto ghettizzarlo, anziché integrarlo. Quante volte nella storia è accaduto!

Dobbiamo vigilare, dobbiamo pregare perché non accada più. E impegnarci a promuovere insieme una educazione alla fraternità, così che i rigurgiti dell’odio che vogliono distruggerla non prevalgano. Penso alla minaccia dell’antisemitismo, che ancora serpeggia in Europa e altrove. E’ una miccia che va spenta. Ma il miglior modo per disinnescarla è lavorare in positivo insieme, è promuovere la fraternità. Il Ponte ci istruisce ancora: esso è sorretto da grandi catene, formate da tanti anelli. Siamo noi questi anelli e ogni anello è fondamentale: perciò non possiamo più vivere nel sospetto e nell’ignoranza, distanti e discordi”.

E’ un invito a costruire ponti: “Un ponte mette insieme due parti. In questo senso richiama il concetto, fondamentale nella Scrittura, di alleanza. Il Dio dell’alleanza ci chiede di non cedere alle logiche dell’isolamento e degli interessi di parte. Non desidera alleanze con qualcuno a discapito di altri, ma persone e comunità che siano ponti di comunione con tutti.

In questo Paese voi, che rappresentate le religioni maggioritarie, avete il compito di favorire le condizioni perché la libertà religiosa sia rispettata e promossa per tutti. E avete un ruolo esemplare verso tutti: nessuno possa dire che dalle labbra degli uomini di Dio escono parole divisive, ma solo messaggi di apertura e di pace.

In un mondo lacerato da troppi conflitti è questa la testimonianza migliore che deve offrire chi ha ricevuto la grazia di conoscere il Dio dell’alleanza e della pace”.

Ed ha citato il poeta Miklós Radnóti, che morì in un campo di concentramento: “Rinchiuso in un campo di concentramento, nell’abisso più oscuro e depravato dell’umanità, continuò a scrivere poesie, fino alla morte.

Il suo Taccuino di Bor è l’unica raccolta poetica sopravvissuta alla Shoah: testimonia la forza di credere al calore dell’amore nel gelo del lager e di illuminare il buio dell’odio con la luce della fede…

Le nostre voci, cari fratelli, non possono che farsi eco di quella Parola che il Cielo ci ha donato, eco di speranza e di pace. E se anche non veniamo ascoltati o siamo incompresi, non smentiamo mai con i fatti la Rivelazione di cui siamo testimoni”.

Mentre ai vescovi ha ricordato di essere testimoni della speranza: “Davanti alle crisi, sociali o ecclesiali, possiate sempre essere costruttori di speranza. Come Vescovi del Paese, avere sempre parole di incoraggiamento.

Non si trovino sulle vostre labbra espressioni che segnano distanze e impongono giudizi, ma che aiutino il Popolo di Dio a guardare con fiducia al futuro, aiutino le persone a diventare protagoniste libere e responsabili della vita, che è un dono di grazia da accogliere, non un rompicapo da risolvere.

Il cubo del vostro bravo e celebre architetto Rubik rimane un gioco geniale, non un modello per la vita! E ricordatevi: pastori del gregge”.

Durante la celebrazione eucaristica conclusiva del Congresso eucaristico ha ricordato che il rinnovamento del discepolato avviene in ‘tre mosse’: “Di fronte a questo annuncio di Gesù, annuncio sconvolgente, possiamo rimanere anche noi esterrefatti. Anche noi vorremmo un messia potente anziché un servo crocifisso.

L’Eucaristia sta davanti a noi per ricordarci chi è Dio. Non lo fa a parole, ma concretamente, mostrandoci Dio come Pane spezzato, come Amore crocifisso e donato. Possiamo aggiungere tanta cerimonia, ma il Signore rimane lì, nella semplicità di un Pane che si lascia spezzare, distribuire e mangiare.

E’ lì: per salvarci si fa servo; per darci vita, muore. Ci fa bene lasciarci sconvolgere dall’annuncio di Gesù. E chi si apre a questo annuncio di Gesù, si apre al secondo passaggio”.

Per  essere cristiani occorre seguire il discernimento di Gesù: “La differenza non è tra chi è religioso e chi no. La differenza cruciale è tra il vero Dio e il dio del nostro io. Quanto è distante Colui che regna in silenzio sulla croce dal falso dio che vorremmo regnasse con la forza e riducesse al silenzio i nostri nemici!

Quanto è diverso Cristo, che si propone solo con amore, dai messia potenti e vincenti adulati dal mondo! Gesù ci scuote, non si accontenta delle dichiarazioni di fede, ci chiede di purificare la nostra religiosità davanti alla sua croce, davanti all’Eucaristia”.

E’ un invito a contemplare Dio nell’adorazione: “Ci fa bene stare in adorazione davanti all’Eucaristia per contemplare la fragilità di Dio. Dedichiamo tempo all’adorazione. È un modo di pregare che si dimentica troppo. Dedichiamo tempo all’adorazione.

Lasciamo che Gesù Pane vivo risani le nostre chiusure e ci apra alla condivisione, ci guarisca dalle nostre rigidità e dal ripiegamento su noi stessi; ci liberi dalla schiavitù paralizzante del difendere la nostra immagine, ci ispiri a seguirlo dove Lui vuole condurci. Non dove voglio io”.

Ed il terzo passo consiste nel cammino dietro Gesù: “. Camminare dietro a Gesù è muovere ogni giorno i nostri passi incontro al fratello. Lì ci spinge l’Eucaristia: a sentirci un solo Corpo, a spezzarci per gli altri.

Cari fratelli e sorelle, lasciamo che l’incontro con Gesù nell’Eucaristia ci trasformi, come ha trasformato i Santi grandi e coraggiosi che onorate, penso a santo Stefano e santa Elisabetta.

Come loro, non accontentiamoci di poco; non rassegniamoci a una fede che vive di riti e di ripetizioni, apriamoci alla novità scandalosa del Dio crocifisso e risorto, Pane spezzato per dare vita al mondo. Saremo nella gioia; e porteremo gioia”.

 (Foto: Santa Sede)

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