Papa Francesco ai Carmelitani Scalzi ribadisce la necessità della vita contemplativa

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Prima di partire per il viaggio apostolico papa Francesco ha raccontato la vita contemplativa ai Partecipanti al Capitolo Generale dell’Ordine dei Frati Carmelitani Scalzi, soffermandosi sui tre punti della riflessione affrontati nel capitolo, che sono quelli dell’ascolto, del discernimento e della testimonianza:

“Ascoltare è l’atteggiamento fondamentale del discepolo, di chi si mette alla scuola di Gesù e vuole rispondere a quello che Lui ci chiede in questo momento difficile ma sempre bello, perché è tempo di Dio. Ascoltare lo Spirito, per poter discernere ciò che viene del Signore e che gli è contrario e, in questo modo, rispondere, a partire dal Vangelo, rispondere ai segni dei tempi attraverso i quali il Signore della storia ci parla e si rivela. Ascolto e discernimento, in vista della testimonianza, della missione portata avanti con l’annuncio del Vangelo, sia con le parole sia, soprattutto, con la vita”.

Questa pandemia ha dato l’opportunità di scoprire l’essenzialità: “Questa crisi, se ha qualcosa di buono (e certamente lo ha) è proprio di riportarci all’essenziale, a non vivere distratti da false sicurezze. Tale contesto è favorevole anche perché voi possiate esaminare lo stato di salute del vostro Ordine e alimentare il fuoco delle vostre origini”.

Quello del papa è un invito a non ascoltare i ‘profeti di sventura’: “A volte qualcuno si domanda quale sia il futuro della vita consacrata; e qualche profeta di sventura dice che questo futuro è breve, che la vita consacrata è in esaurimento.

Ma, cari fratelli, queste visioni pessimistiche sono destinate ad essere smentite come quelle sulla Chiesa stessa, perché la vita consacrata è parte integrante della Chiesa, della sua indole escatologica, della sua genuinità evangelica. La vita consacrata è parte della Chiesa così come l’ha voluta Gesù e come lo Spirito continuamente la genera.

Dunque, si deve allontanare la tentazione di preoccuparsi di sopravvivere, invece che di vivere in pienezza accogliendo la grazia del presente, anche con i rischi che comporta”.

Ha sottolineato che la vita carmelitana è quella contemplativa: “La vita carmelitana è vita contemplativa. È questo il dono che lo Spirito ha fatto alla Chiesa con santa Teresa di Gesù e san Giovanni della Croce, e poi con i santi e le sante carmelitani, sono tanti. Fedele a questo dono, la vita carmelitana è una risposta alla sete dell’uomo contemporaneo, che nel profondo è sete di Dio, sete di eterno e tante volte non lo capisce, lo sta cercando dappertutto.

Ed è al riparo da psicologismi, spiritualismi, o da falsi aggiornamenti che nascondono uno spirito di mondanità. Voi conoscete bene la tentazione degli psicologismi, degli spiritualismi e degli aggiornamenti mondani, lo spirito di mondanità. E su questo vi chiedo, per favore: state attenti alla mondanità spirituale, che è il peggio del male che può accadere alla Chiesa”.

Riprendendo una sua frase pronunciata durante l’udienza ai claretiani papa Francesco ha ribadito che “la mondanità spirituale è terribile, ti entra dentro… Ma come entrano questi sette demoni? Non come ladri, no: suonano il campanello, dicono buongiorno e entrano poco a poco, vanno entrando poco a poco e tu non ti accorgi che hanno preso possesso della tua casa.

Questo è lo spirito della mondanità. Entra poco a poco, entra anche nella preghiera, entra. State attenti a questo. E’ il peggiore dei mali che può accadere alla Chiesa e, se non credete a me, leggete le ultime quattro pagine di Meditazione sulla Chiesa del padre de Lubac. Guardatevi dalla mondanità spirituale”.

La fedeltà evangelica è ‘stabilità’ del cuore: “La gioia deve venire da dentro: quella gioia che è pace, espressione di amicizia. Un’altra cosa che ho messo nell’Esortazione sulla santità: il senso dell’umorismo. Per favore non perdete il senso dell’umorismo.

In ‘Gaudete et exsultate’ ho inserito, in quel capitolo, una preghiera di san Tommaso Moro per chiedere il senso dell’umorismo. Pregatela, vi farà bene. Sempre con quella gioia degli umili, che accolgono le cose normali, quotidiane della vita per vivere nella gioia. In questa prospettiva, vi incoraggio a tenere legate l’amicizia con Dio, la vita fraterna in comunità e la missione, come ho detto”.

Perciò l’amicizia con Dio va alimentata, come si fa con il fuoco: “Radicati nella relazione con Dio, Trinità d’Amore, siete chiamati a coltivare le relazioni nello Spirito, in una sana tensione tra lo stare soli e lo stare con gli altri, controcorrente rispetto all’individualismo e alla massificazione del mondo.

L’individualismo e la massificazione. Vita comunitaria. La santa madre Teresa esorta allo ‘stile di fraternità’, ‘el estilo de hermandad’. E’ un’arte che si impara giorno per giorno: essere famiglia unita in Cristo, ‘fratelli scalzi di Maria’, tenendo come modelli la santa Famiglia di Nazaret e la comunità apostolica”.

E lo stile missionario cambia: “A partire dell’amicizia con Dio e dallo stile di fraternità siete chiamati a ripensare anche la vostra missione, con creatività e un deciso slancio apostolico, prestando grande attenzione al mondo di oggi. Vorrei insistere su ciò che ho già accennato sopra: questo rinnovamento della vostra missione è inscindibilmente legato alla fedeltà alla vocazione contemplativa: cercate voi come farlo, ma è legato…

E’ nella prolungata preghiera solitaria che Gesù riceveva la spinta per ‘spezzare’ ogni giorno la sua vita in mezzo alla gente. E così i santi e le sante: la generosità e il coraggio del loro apostolato sono frutto della loro profonda unione con Dio”.

(Foto: Santa Sede)

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