Il priore p. Pedicino racconta il perdono di San Nicola da Tolentino

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Venerdì 10 settembre a Tolentino, in provincia di Macerata, si festeggia san Nicola e sabato 11 settembre, giorno successivo alla festa del Santo, chi si reca nel Cappellone del Santuario può ‘prendere’ l’indulgenza plenaria concessa da papa Bonifacio IX con la Bolla papale ‘Splendor paternae gloriae’ del 1 marzo 1400, come nella chiesa della beata Maria degli Angeli (‘detta della Porziuncola) ad Assisi, secondo le cronache di Gaetano Moroni nel ‘Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica: da S. Pietro sino ai nostri giorni’, edito nel 1856:

“Pertanto, confidando nella misericordia di Dio Onnipotente e con l’autorità dei nostri Beati Apostoli Pietro e Paolo, concediamo quell’indulgenza e remissione dei peccati a quanti, sinceramente pentiti e riconciliati, visiteranno annualmente e devotamente il Cappellone nella domenica immediatamente successiva alla festa di san Nicola, dai primi vespri a tutta la domenica”.

Per comprendere meglio questo gesto al priore della basilica di san Nicola da Tolentino, p. Gabriele Pedicino abbiamo chiesto di spiegarci il significato del Perdono di san Nicola:  “Il Perdono di san Nicola ci unisce intimamente al Perdono di Assisi. Nella stessa occasione la Chiesa lo ha concesso a questa Basilica, non solo per confessarsi, riconoscendo i propri peccati per ricevere il perdono di Dio, ma addirittura per i meriti infiniti di Gesù Cristo e l’intercessione, in questo caso, di san Nicola, poter vedere rimessa la pena, meritata per le nostre colpe.

L’indulgenza plenaria non solo ci fa sperimentare l’indulgenza di Dio, ma ci toglie la pena meritata per le nostre colpe. In questo modo si capisce bene l’importanza di questo evento che ci da la possibilità di applicare quest’indulgenza non solo per noi, ma anche per i nostri defunti, in modo particolare per quelli che sono stati oggetto della preghiera di san Nicola;

quindi è occasione di affidare questa indulgenza per qualche defunto, che ha bisogno che la pena sia rimessa per poter entrare in Paradiso, cioè nella comunione dei Santi”.

Per quale motivo san Nicola ottenne dal Papa la facoltà di dare il perdono?

“La ragione è dovuta all’apparizione che san Nicola ebbe nel convento di Valmanente, situato tra Fano e Pesaro, dove assistette alla visione del Purgatorio, che è una valle con le anime sofferenti, in cui un frate agostiniano, frà Pellegrino, gli chiede preghiere per le anime che soffrono nel Purgatorio.

San Nicola rimane così colpito da tanta sofferenza, che decide per sette giorni di alzarsi nella notte in preghiera, di digiunare e di offrire la Santa Messa per queste anime del Purgatorio. Al settimo giorno, come è raccontato in basilica nel quadro ora coperto per il terremoto, si vede che celebrando la messa san Nicola osserva che un Angelo porta l’anima di frà  Pellegrino in Paradiso.

Questa particolare intercessione di san Nicola per le anime del Purgatorio ha fatto  sì che il papa ci riconoscesse questo grande dono, insieme al ruolo che egli ha svolto come sacerdote. Sappiamo bene che san Nicola trascorreva molte ore al confessionale per impartire l’assoluzione dei peccati; al termine della vita era riuscito a confessarsi ogni giorno, prima di mettersi a confessare. Più ti avvicini alla santità di Dio più riesci a vedere le ombre della tua vita, che si possono cambiare”. 

Oggi san Nicola può essere un insegnamento per la nostra vita?

“San Nicola è rappresentato con un sole che arde, posto sul petto: è un astro che brucia o che splende per la carità. La carità di Nicola è ciò che lo proietta continuamente verso i più deboli, diffonde l’amore che Dio ha riversato nel suo cuore, diventa esempio di santità e di grazia, ‘insegna al popolo a vincere i vizi e il peccato’”.

(Foto: Basilica di san Nicola)

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