Mons. Camisasca: il cammino sinodale suscita la sete di Dio

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Aprendo l’anno pastorale della Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla nella basilica della Ghiara in occasione della festa della Natività della Beata Vergine Maria, mons. Massimo Camisasca ha dedicato l’omelia al cammino sinodale diocesano in preparazione al Sinodo dei vescovi che avrà come tema proprio ‘Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione’:

“Sinodalità per la Chiesa è un termine assieme antico e recente. Antico, perché connesso alla storia dei sinodi diocesani e regionali che hanno segnato tutta quanta la vicenda della Chiesa latina. Un significato differente invece tale parola ha nella Chiesa orientale: la sua vita non prevede la figura di Pietro, si regge su una struttura sinodale che raccorda i vescovi tra loro aiutandoli a un cammino comune”.

Ha sottolineato l’insistenza con cui papa Francesco parla di sinodalità: “Recentemente papa Francesco, a partire dall’enciclica ‘Evangelii Gaudium’ e in alcuni interventi rivolti sia alla Chiesa italiana che alla Chiesa universale, ha ridato a questo tema una rinnovata grande importanza.

Che cosa ci ha voluto dire? Il termine ‘sinodo’ sta in un rapporto stretto e significativo con tutta la vita della Chiesa. La parola italiana ricalca letteralmente una espressione greca composta di due termini: SYN che vuol dire assieme e ODÓS che vuol dire strada. Sinodo significa dunque camminare assieme”.

Riprendendo la definizione di san Giovanni Crisostomo (‘Chiesa e Sinodo sono sinonimi’), il vescovo di Reggio Emilia-Guastalla ha spiegato il significato di questa frase: “Comprendiamo bene questa sua espressione così forte se riandiamo a tutto ciò che in questi anni abbiamo imparato a riguardo del tema della comunione.

Essere comunione vuol dire camminare assieme, perché siamo stati rigenerati da un unico Spirito, inseriti in un unico Corpo, diretti verso un’unica meta, animati da un’unica fede e abitati da un’unica carità, spinti da un’unica speranza. Abbiamo tutti la stessa missione la quale rivela la nostra comune dignità di figlio di Dio e la nostra comune vocazione”.

Però oltre al cammino insieme occorre conoscere la compagnia e la meta: “Il primo significato, quello più profondo, della parola Sinodo, significa camminare assieme a Dio. In questo senso l’espressione Sinodo è letteralmente identica all’espressione comunione: camminare assieme a Dio e camminare insieme verso Dio. Questo è il significato fondamentale della parola Sinodo che vorrei tutti meditassimo.

Da parte nostra camminare assieme a Dio implica innanzitutto la nostra conoscenza di lui e della sua opera, entrare in rapporto con Lui e con la sua storia di Alleanza, con l’antico e il nuovo Patto, con la vita di Gesù, con la storia della Chiesa. Camminare assieme a Dio vuol dire conoscerlo, amarlo, chiamare tutti a questa Alleanza”.

Per questo occorre riscoprire il senso della fede dei fedeli, che permette la conoscenza di Dio: “Conoscere Dio attraverso i fratelli: non dobbiamo mai dimenticare che la Chiesa è la Trinità nel tempo. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato l’importanza del sensus fidei fidelium: il popolo di Dio, nel suo insieme, guidato dagli apostoli, non può errare nel credere. In ogni epoca la Chiesa è chiamata ad approfondire la propria tradizione affinché tutto il popolo santo di Dio cresca nella comprensione e nell’esperienza della vita cristiana”.

Il sensus fidelium è tutt’altra cosa da democrazia: “Tutte le volte che papa Francesco ha parlato di questo, ha messo in guardia da una identificazione fra la Chiesa e i dinamismi della democrazia imperniati sul principio della maggioranza. Il sensus fidelium non coincide necessariamente con ciò pensa la maggioranza dei fedeli.

Esso nasce dalla adesione convinta e rinnovata a ciò che la Tradizione degli apostoli, ricevendolo da Cristo, ha affidato a tutto il popolo di Dio come beni da accogliere e rinnovare. L’ascolto non è dunque finalizzato alla conoscenza di cose nuove, ma di una nuova intelligenza della verità perenne”.  

Poi sinodo significa camminare con Cristo: “E’ lui che ci invita a seguirlo. E’ lui che nel vangelo ha detto tante volte: ‘venite con me’, ‘venite dietro a me’, ‘seguitemi’. ‘State con me’. Io sono con voi fino alla fine dei tempi. Cristo si è definito la via: è lui dunque la strada che ci fa uscire dal male, dalla menzogna, dalla solitudine. E’ la strada permanente di relazioni buone e vere”.

Inoltre sinodo significa camminare insieme: “Qui forse si misura l’aspetto più delicato del cammino sinodale. Camminare con Dio può sembrarci facile, camminare con Cristo può sembrarci possibile, ma camminare assieme tra noi sembra il più delle volte un’impresa veramente ardua… Camminare assieme implica una vera e propria conversione. Eppure essa è necessaria: non c’è gioia senza conversione”.

Sinodo è cambiamento di mentalità: “Attraverso il cambiamento di mentalità scopriamo che Dio nel suo progetto originario ha voluto creare un popolo, ha sempre perdonato chi si è allontanato, ha radunato chi si è disperso, ha rianimato chi ha peccato. Oltre al cammino tra voi fratelli, il Sinodo è un cammino verso i fratelli, verso quelli che non conoscono Cristo. La vita di Dio è così radicata nelle profondità dell’uomo, la sua attesa è così intima dentro ciascuno di noi che non possiamo mai perderla definitivamente”.

Infine, prospettando il cammino sinodale, ha spiegato in cosa consiste: “Cammino sinodale vuol dire suscitare nelle persone la sete di Dio, affinché la riconoscano dentro di loro, svelare che Dio si è fatto uomo, chiamare ogni uomo a partecipare alla vita delle nostre comunità. Ma vuol dire anche ascoltare le attese e le domande degli uomini, le loro critiche, le loro delusioni, i loro scandali”.

(Foto: diocesi di Reggio Emilia-Guastalla)

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