Sant’Agostino: solo Dio risponde al cuore dell’uomo

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“La Divina Provvidenza ha disposto che il corpo  di sant’Agostino giungesse a Pavia: è un dono e un grande compito. Da questa gloriosa basilica di san Pietro in Ciel d’Oro, la sua voce  si alza ed è eco dei secoli: ricorda a noi, all’Italia, alla stanca Europa, culla del cristianesimo, che solo Dio risponde al cuore dell’uomo, solo Lui è il senso della storia. In tempi turbolenti e confusi, senza timore di nessuno, Agostino ha levato la sua voce e ha affermato Cristo unico Salvatore”.

Così ha affermato il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo emerito di Genova e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee sabato 28 agosto, solennità di sant’Agostino compatrono di Pavia, durante il solenne pontificale al termine del quale si è svolta la reposizione dell’urna con le reliquie del santo africano.

Nell’omelia il card. Bagnasco ha ricordato attraverso 4 punti differenti, come Gesù sia la salvezza di ogni uomo che forse non sa ancora se vuole essere salvato: “Il ‘malum mundi’ è l’autoaffermazione è presumere di farsi a proprio piacimento, di liberarsi  dalla morte e dal nulla. Ciò ricorda la pretesa di costruire una torre che raggiunga il cielo come a Babele.

Se ci pensiamo, ogni sforzo dell’uomo moderno è volto ad allontanare la morte nell’illusione spasmodica della immortalità, inquietato com’è da una domanda che cerca inutilmente di tacitare: che sarà di me? E’ questa la questione decisiva oggi, e su questo snodo i credenti non possono mancare”.

Per il presidente della CCEE l’uomo è distratto dalla domanda di bellezza: “Per questo motivo la nostra civiltà alimenta la distrazione di massa, fa di tutto affinché l’uomo non pensi, non ascolti le voci profonde del cuore, ma piuttosto le menzogne che lo assediano da ogni parte.

Si vuole che l’uomo non pensi ma faccia, così che altri lo possano manipolare. Si vuole che l’uomo non si renda conto di ciò che è: domanda di infinito e di bellezza”.

Ha invitato a non dimenticare l’esortazione di Agostino (‘Non cercare fuori, rientra in te stesso: nell’uomo interiore abita la verità’): “Accogliamo, cari amici, questo invito a trovare ogni giorno lo spazio per rientrare in noi stessi, incontrare l’Ospite invisibile, ascoltare la sua voce e il suo silenzio d’amore.  Cristo ci ripete ‘Io sono la porta delle pecore’: ogni frammento di bene nel mondo parte da Lui e si compie in Lui”.

Il cardinale ha chiesto se oggi si è capaci di riconoscere la ‘grazia della fede’: “A volte i nostri volti sembrano dare questo messaggio, quasi una stanchezza rassegnata alla fede dei padri, anziché la gioia di un dono sempre nuovo.

Come se la bellezza della verità, e dell’etica che ne consegue, fosse una sequenza di  divieti anziché una strada aperta, una serie di ‘no’ anziché il grande ‘sì’ alla vita, un giogo pesante anziché la leggerezza e la serietà dell’amore…

La Chiesa è il santo Popolo di Dio, il Corpo mistico di Cristo: tale mistero, scriveva sant’Ambrogio, è come la luna che non brilla di luce propria, ma rilette la luce del sole: la luce è Cristo, luce delle genti, volto del Padre, specchio dell’uomo”.

Mentre nella celebrazione eucaristica mattutina il vescovo di Pavia, mons. Corrado Sanguineti, ha incentrato l’omelia sullo studio delle Sacre Scritture di sant’Agostino: “Per sant’Agostino, la Parola di Dio diventa orizzonte di lettura di ogni aspetto della realtà, anche della storia, con le sue contraddizioni e le sue tragedie, con le sue luci e le sue ombre:

il mondo in cui egli vive è segnato da un travaglio profondo, perché la civiltà romana dell’Impero, custode di un patrimonio d’istituzioni e di tradizioni, e allo stesso tempo appesantita e sfigurata da una crescente corruzione morale, nella vita pubblica e privata, da fenomeni d’iniquità, d’ingiustizia e di violenza, stava conoscendo un inarrestabile declino, sotto la pressione dei nuovi popoli ‘barbari’, ormai presenti nelle terre dell’impero e ai suoi confini”.

E’ stato lo studio a confutare una visione pagana del mondo, come è dimostrato dal ‘De Civitate Dei’: “Ci furono voci, dal mondo pagano, che accusarono la Chiesa, ormai saldamente stabilita e diffusa nell’impero, di essere lei la causa dell’indebolimento di Roma, quasi che fosse venuta meno la protezione degli antichi dei.

Sant’Agostino non chiuse gli occhi di fronte a ciò che stava accadendo, né si lasciò sopraffare dal senso di scoramento, per un mondo che stava finendo. Proprio attraverso la meditazione attenta delle Scritture e una riflessione di ampio respiro, non solo confutò le accuse contro la fede cristiana, ma svelò la menzogna dei culti pagani dell’antica Roma e lo spettacolo triste di una corruzione dei costumi che era sotto gli occhio di tutti”.

Sant’Agostino offre la possibilità di una scelta: “E’ vero: c’è un amore all’uomo, presente in molti nostri contemporanei, lontani dalla fede cristiana, di altre fedi o di nessuna fede, che suscita gesti e scelte di bene, come abbiamo visto in questi mesi, nei quali c’è uno spettacolo di carità e di condivisione dei bisogni: senza saperlo, senza giungere al riconoscimento di Dio, questi nostri fratelli sono cittadini della città eterna, perché là dove si affermano la verità e il bene, là dove splende la bellezza, lì c’è Dio, sommo bene…

Invece, proprio nei santi, negli uomini e donne, che, come Agostino, hanno incontrato l’amore di Dio e l’hanno accolto e abbracciato, giungendo a rinnegare se stessi, a superare le proprie misure, noi vediamo splendere un’umanità trasfigurata, nella verità e nel bene, e lì vediamo realizzarsi, almeno come inizio, la città di Dio, come vera e ospitale città dell’uomo”.

(Foto: diocesi di Pavia)

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