Cultura della morte e Referendum sull’eutanasia: la CEI lancia l’allarme

Referendum sull'Etanasia
Condividi su...

Si contano i morti tra le macerie del terremoto di Haiti. Si respira rassegnazione in Afghanistan, dopo la caduta di Kabul per mano dei Talebani. A seguito di queste emergenze umanitarie, la CEI riunitasi questa settimana, ha mostrato preoccupazione sommata a quella del Referendum sull’eutanasia.

Una cultura mortifera, travestita da misericordioso altruismo. Questo alimenta la raccolta delle firme che già ha toccato il mezzo milione di favorevoli.

Per la presidenza della CEI, “chiunque si trovi in condizioni di estrema sofferenza va aiutato a gestire il dolore, a superare l’angoscia e la disperazione, non a eliminare la propria vita”.

L’inquietudine per una mobilità che cerca il coinvolgimento della società civile e delle Istituzioni, ci pone dinanzi a una questione ontologica. Uno scoglio che se superato aprirebbe le porte verso il salto nel vuoto.

Progettare la buona morte è una sconfitta per l’uomo, il quale cede il testimone al nichilismo e alla ricerca del bene individuale che prevale su quello collettivo. 

A pensarci bene, aiutare qualcuno a morire non mostra compassione. Non si può decidere del destino di un uomo dal click di un interruttore.

E sono proprio i vescovi a ribadirlo, citando la lettera Samaritanus bonus della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita.

“Il Magistero della Chiesa ricorda che, quando si avvicina il termine dell’esistenza terrena, la dignità della persona umana si precisa come diritto a morire nella maggiore serenità possibile e con la dignità umana e cristiana che le è dovuta”.

È chiaro: se prevarrà il tentativo di legalizzare l’eutanasia, la maglia che si apre sarà molto ampia e pericolosa.

Un viaggio nell’ignoto più inesplorato, in cui l’uomo rischia di spogliarsi delle ultime vestigia di un’umanità alla deriva.

Free Webcam Girls
151.11.48.50