Mons. Sorrentino: l’economia di san Francesco suscita la fraternità

Condividi su...

Rifondare una nuova economia, mettendo al centro l’uomo, creando le condizioni affinché si attivino processi produttivi dal basso in cui l’elemento della fraternità degli attori in campo sia fondamentale: poggia su questi elementi la riflessione teologico-economica contenuta nell’ultimo libro del vescovo di Assisi–Nocera Umbra–Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino, intitolato ‘Francesco d’Assisi e l’economia della fraternità’, pubblicato da Edizioni Francescane Italiane.

Il libro è incentrato sul tema della creazione di una nuova economia che metta al centro l’uomo, creando le condizioni affinché si attivino processi produttivi dal basso, generati grazie al ‘capitale della fraternità’, come si legge all’inizio del primo capitolo:

“Da qualche anno, anche in seguito all’erezione del Santuario della Spogliazione, sta fiorendo una letteratura spirituale intorno all’icona del giovane Francesco che, davanti al vescovo Guido e al padre Pietro di Bernardone, si spoglia fino alla nudità: gesto profetico carico di significato religioso ma anche familiare, sociale e persino economico”.

Dopo la prefazione dell’economista, prof. Luigino Bruni, il libro, che si compone di introduzione, otto capitoli, conclusione e appendice dedicata al premio internazionale ‘Francesco d’Assisi e Carlo Acutis per un’economia della fraternità’, entra nel merito della questione: urge un rinnovamento socio-economico globale, divenuto ancora più necessario dopo la pandemia da Covid-19.

L’analisi si inserisce nel solco del messaggio lanciato da papa Francesco, il 1^ maggio 2019, ai giovani economisti, change makers ed operatori economici di tutto il mondo, invitati all’evento ‘Economy of Francesco’, per sigillare un ‘patto’ per il rinnovamento dell’economia.

Seguendo questo filone l’autore spiega con accurati rinvii alle fonti francescane come il Santo di Assisi non abbia mai detto no all’economia, bensì no all’idolo del denaro fine al soddisfacimento personale e unico delle proprie velleità. Alla luce di questa storia il volume si sofferma sui problemi del mondo contemporaneo, dove la disuguaglianza e il dissesto ambientale gettano un’ombra sullo sviluppo vertiginoso dell’economia mondiale.

A mons. Domenico Sorrentino abbiamo chiesto di spiegarci in cosa consiste l’economia della fraternità di san Francesco: “Per capirlo, bisogna andare oltre san Francesco, risalendo fino al Vangelo. Gesù dà indicazioni sulla ricchezza e sulla povertà che, da un lato, mettono in guardia dall’idolatria del denaro, dall’altro indicano come lo stesso possa essere ben amministrato.

Basti pensare alla parabola del Buon Samaritano, dove è descritta la situazione di un uomo lasciato mezzo morto sulla strada, tra la indifferenza dei passanti, e  che è salvato perché una persona, il Samaritano appunto, non si volta dall’altra parte, ma se ne fa carico, lo cura, lo porta in un albergo pagandone le spese, e tutto ciò senza nessun secondo fine, solo per amore.

Questo ideale passò nella prima comunità cristiana dove. dicono gli Atti degli Apostoli, non c’erano più bisognosi perché i cristiani, che allora si radunavano nelle case, si sentivano fratelli e sorelle in modo sincero, fino al punto da mettere mano, diremmo, al ‘portafoglio’. La fraternità era vissuta insomma anche sul piano economico. E’ l’inizio dell’economia della fraternità.

In quel primo momento essa si esprimeva soprattutto sul piano della reciproca assistenza. Ma presto dovettero precisarsi  dei percorsi più creativi di iniziativa economica sempre indirizzata al bene della fraternità e soprattutto dei più poveri. Francesco d’Assisi, scegliendo il Vangelo fino in fondo, non poté fare a meno di confrontarsi con questo ideale. Ne fece anzi l’ideale della fraternità che nasceva intorno a lui”.

Quale è la posizione del santo assisiate sull’economia?

“Non bisogna dimenticare che il Santo era figlio di un commerciante, e condivideva l’attività commerciale del padre. Il tormento interiore che lo portò alla conversione avvenne proprio intorno al problema dei soldi: per il padre Bernardone erano tutto, per lui, ad un certo punto, cominciarono a perdere valore, o meglio, ad acquistare il loro vero valore.

Il giorno della sua spogliazione, nel vescovado di Assisi, fu la plateale espressione di questa sua nuova visione: restituì al padre non solo il denaro, ma anche i vestiti, diventando di punto in bianco un poveraccio, senza famiglia, senza eredità, senza un futuro umano garantito.

Non era il disprezzo dei soldi in quanto tali, ma il disprezzo del cattivo uso che se ne fa. Conosceva per esperienza le tentazioni sempre in agguato quando si maneggia il denaro. Questo finisce per farla da padrone.

Si impadronisce del cuore stesso di chi lo possiede, ne acceca gli occhi e il cuore, fino a impedirgli di vedere la sofferenza di quelli che gli stanno attorno. Ne nasce una economia dell’avidità, della moltiplicazione senza limiti di una ricchezza mal distribuita e talvolta anche male acquistata.

Ne deriva il mondo come stava sotto gli occhi di Francesco e come sta sotto i nostri occhi: pochi straricchi che possiedono la maggior parte della ricchezza mondiale e un mare di poveri ai quali non vanno che le briciole.

Di qui le scelte radicali di Francesco: egli e i suoi frati non avrebbero nemmeno toccato il denaro, per ricordare a chi lo aveva e  ne faceva uso di non farne un idolo e di farlo invece diventare una opportunità per tutti, a vantaggio soprattutto dei più poveri e degli esclusi”.

Quale rinnovamento socio-economico urge?

“I figli di Francesco, proprio partendo dalle premesse del fondatore, si fecero carico di una profonda riflessione sul senso del denaro e della ricchezza materiale, rivendicando il primato dell’uomo, della fraternità e del servizio, e innescando così anche una iniziativa economica che rispettasse e rispecchiasse questo orizzonte di umanità e di solidarietà.

Nacquero così i Monti di pietà, che erano una maniera intelligente e concreta di aiutare i poveri in modo non puramente assistenziale, aiutandoli a prendere iniziativa per risolvere il loro problema economico in modo non provvisorio, ma permanente.

Si prestava il denaro in modo ‘ragionato’, perché il problema della povertà venisse risolto definitivamente. Non serve se ti do un pasto oggi lasciandoti domani affamato. Meglio darti la possibilità di guadagnarti il pane per oggi e domani.

Urge un rinnovamento dell’economia che veda l’iniziativa economica resa possibile su più larga scala, col dare a tutti le relative opportunità, e facendo in modo che i profitti dell’onesta iniziativa economica siano ben investiti e distribuiti, secondo criteri di equità, di giustizia, di solidarietà.

L’attuale pandemia ci sta dimostrando che, se non si affronta globalmente il problema dell’ingiustizia, anche quanti vivono  nell’opulenza, con tutti i vantaggi della loro condizione,  non avranno vita facile. Il virus ci ha fatto scoprire che siamo tutti nella stessa barca del bisogno. Perché non metterci nella stessa barca della fraternità?

Il processo voluto da papa Francesco (Economy of Francesco), coinvolgendo migliaia di giovani studiosi ed operatori economici, proprio sul tema del rinnovamento dell’economia, giunge provvidenziale. Nessuno può dire di avere in mano la formula magica. Ma possiamo convenire che un tentativo di rinnovamento è più che mai necessario.

Il Santuario della spogliazione –come illustro nel mio libro ‘Francesco d’Assisi e l’economia della fraternità. Per ripartire dagli ultimi’– ha voluto dare il suo contributo istituendo un premio (https://www.francescoassisicarloacutisaward.com/) che va non soltanto a gratificare iniziative meritorie in questo senso, ma anche a suscitare una riflessione che vada nella direzione di un rinnovamento dell’intero sistema.  Naturalmente senza presunzione, in dialogo con quanti condividono la stessa meta ideale”.

Qual è l’obiettivo del premio internazionale ‘Francesco di Assisi e Carlo Acutis, per un’economia della fraternità’?

“E’ quello di far luce su tanti percorsi di solidarietà, anche economica, che nascono dal basso, in società povere di tutto, ma capaci di fraternità. E ciò soprattutto nelle regioni più povere del mondo. Molti degli attuali imprenditori di successo tante volte raccontano di essere partiti da zero, da famiglie povere in cui si è cominciato con grande fatica a realizzare qualcosa che, con il tempo, è diventato un grande processo.

Di simili potenzialità, il mondo forse è più ricco di quel che si pensi. Occorre metterle in luce e incoraggiarle. Il premio mira a questo. Goccia nell’oceano, se si vuole, ma l’oceano è fatto di gocce, ogni goccia può contaminare tutte le altre”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50