Ferragosto: ‘Tota pulchra es Maria!’

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L’uomo è quella mirabile realtà costituita da spirito e materia, di anima e corpo. Creato da Dio a sua immagine e somiglianza, è un essere libero e responsabile; se perciò alla fine dell’esperienza terrena dovrà ricevere un premio o un castigo si rende necessaria ed assoluta la risurrezione della carne, che non può essere opera umana ma solo divina. Il corpo senza l’anima non è l’uomo, l’anima senza il corpo non è l’uomo.

L’uomo è unità inscindibile di materia e forma, corpo e spirito; è proprio questo uomo che deve essere premiato. Posta la nostra fede nella vita eterna, si rende necessaria, a filo di logica, la risurrezione. Gesù stesso ci rivela questo mistero laddove disse. ‘Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, vivrà in eterno’.

La risurrezione della carne, verità di fede, trova la prima reale attuazione nella risurrezione di Cristo Gesù, che ha aperto a noi le porte del regno dei cieli; dopo Gesù e grazie a Gesù, si ha avuto l’assunzione in cielo, anima e corpo, della SS. Vergine, madre di Dio e nostra, della quale oggi celebriamo la festività. Se Cristo è risorto anima e corpo, anche Maria perché immacolata sin dalla sua concezione, ha seguito la sorte di Cristo Signore. 

Nella festività di oggi Maria ci invita a guardare il cielo perché come Cristo Gesù vincitore della morte è risorto; come lei, Maria, è stata assunta in cielo anima e corpo, così anche noi risusciteremo anima e corpo: verità di fede! Il brano del vangelo ci presenta oggi Maria SS. in un episodio di vita familiare: Maria ha una parente, Elisabetta, che aspetta un bambino ma è anziana;  era stato proprio l’angelo che ha rivelato questa realtà a Maria: ‘Tua cugina, la donna che tutti chiamano sterile, è al sesto mese di gravidanza’.

Maria interpreta la notizia come un messaggio divino e pensa subito  di incontrare la cugina. Al saluto di Maria Elisabetta, ricolma di Spirito santo, l’accoglie esclamando: ‘Benedetta sei tu tra tutte le donne, benedetto il frutto del tuo grembo; a che debbo che la madre del mio Signore venga a me?’ Maria inneggia subito alla grandezza di Dio e alla sua grande misericordia: ‘Grandi cose ha fatto in me l’onnipotente! Tutte le generazioni mi chiameranno beata!’

Maria diventa la primizia dell’umanità redenta da Cristo: come Cristo, vero uomo e vero Dio, è risorto; nello stesso modo Maria è assunta in cielo anima e corpo e anche noi risorgeremo perché partecipi della sua vittoria sul peccato e sulla morte. San Paolo evidenzia chiaramente: tutti siamo incorporati ad Adamo, primo uomo, e abbiamo la stessa  eredità dovuta al peccato originale: il peccato, la sofferenza, la morte.

Grazie al Battesimo con la venuta di Gesù, morto e risorto, ci siamo incorporato a Cristo, innestati a lui, nuovo Adamo; questa nuova incorporazione genera la vita. Questa vittoria sulla morte ha come radice la fede, che è accettare e seguire Cristo risorto, ubbidire  alla sua parola e abbandono all’iniziative divina.

L’amore di Dio, che vince la morte, ci dona l’eternità, il regno dei cieli; l’abbandono totale di Maria in  Dio ‘sono la serva del Signore’ ha come conseguenza la sua assunzione al cielo. Maria assunta in cielo ci indica la meta ultima del nostro pellegrinaggio terreno; ci ricorda che i nostro essere (spirito, anima, corpo) è destinato alla pienezza della vita: come Cristo è risorto, anche noi risorgeremo. Questo è il messaggio della festa di oggi.

Nel canto del Magnificat Maria aveva detto di sé: ‘d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata’, ha profetizzato di sé la devozione mariana del popolo cristiano lungo i secoli; è una vera profezia ispirata dallo Spirito Santo. Nel cuore di quel mese che gli antichi chiamavano Ferragosto ‘feriae Augusti’, noi celebriamo l’assunzione di Maria al cielo anima e corpo, la realtà che toccherà tutti noi nel giorno della risurrezione finale.

Lodiamo Maria perché è beata; è beta perché unita a Dio, vive con Dio e in Dio ed invita noi a guardare il cielo nostra ultima e mirabile meta. E’ necessario perciò coltivare il ‘timore di Dio’, timore che non è angoscia ma preoccupazione di non distruggere l’amore di Dio verso di noi  e senso di responsabilità per il ruolo che ciascuno di noi riveste per i talenti e i carismi ricevuti dalla misericordia divina.

La festa di oggi è veramente la festa della Chiesa; la festa della madre è sempre la gioia dei figli e Maria oggi più che mai ci addita il cielo come la nostra patria. A Lei ci rivolgiamo fiduciosi: ‘Rivolgi a noi, Madre, i tuoi occhi misericordiosi’.

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