Finanze Vaticane, l’AIF pubblica il suo primo rapporto

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È un percorso “coerente ad una missione sul piano morale” quello che ha portato la Santa Sede e lo Stato di Città del Vaticano a”intensificare il loro impegno per la prevenzione e il contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo”. E i passi compiuti sono tutti delineati nel primo rapporto annuale dell’Autorità di Informazione Finanziaria vaticana. Un rapporto suddiviso in tre parti, dal quale si deduce chiaramente: che il Vaticano non è un centro di traffici internazionali, non ha un mercato interno, ed ha un’attività finanziaria contenuta; che il sistema di vigilanza e informazione finanziaria è operativo ed effettivo; che la cooperazione interna ed internazionale sono sempre più rafforzate.

Forse ci aspettavano grandi statistiche, storie di capitali ingenti in entrata e uscita dallo Stato di Città del Vaticano. Ma i dati raccontano una realtà diversa. Le segnalazioni di attività sospette sono state solo 1 nel 2011 (anno in cui l’Aif ha cominciato a svolgere le sue funzioni) e 6 nel 2012. “Non è il segnale che sono cresciute le transazioni sospette – afferma in conferenza stampa René Bruelhart, direttore dell’AIF – ma che il sistema delle segnalazioni comincia a funzionare”. La richiesta di collaborazione a livello interno (ovvero, coinvolgendo tutte quelle autorità – dalla Segreteria di Stato alla Gendarmeria Vaticana – i cui poteri sono stati chiariti con la revisione della legge antiriciclaggio vaticana) riguardano 1 soggetto nel 2011 e 2 nel 2012 I rapporti al promotore di Giustizia sono stati solamente due. Il Vaticano ha chiesto informazioni ad autorità estere 1 volta nel 2011 e 1 volta nel 2012. Al Vaticano, sono state richieste 7 volte informazioni nel 2011 e 3 volte nel 2012.

E poi ci sono i dati che riguardano le dichiarazioni di trasporto transfrontaliero di denaro contante. In pratica, chi entra in (o esce dal) Vaticano  con più di 10 mila euro in contanti o assegni al portatore da depositare, lo deve denunciare tramite un apposito modulo. Nel 2011, le dichiarazioni in entrata sono state 658 e nel 2012 598. Quelle in uscita rispettivamente 1894 e 1782. Il Rapporto sottolinea che i dati “mostrano la tendenza ad una intensificazione nel 2011, e ad una graduale normalizzazione nel 2012”. Una normalizzazione che è dovuta anche al fatto che il sistema scoraggia l’uso di denaro contante (i dati si riferiscono al trasporto di denaro dichiarato), favorendo la tracciabilità.

Dati che stanno ad indicare una attività finanziaria contenuta. Ma questo è comprensibile. Perché – si legge nel Rapporto – “nello Stato non sono attualmente stabiliti un libero mercato, né istituzioni o operatori finanziari privati. Si trovano, piuttosto, enti che, nell’ambito della propria attività istituzionale, svolgono alcune attività di natura finanziaria, rilevanti ai fini della normativa antiriciclaggio, e come tali sottoposte alla normativa vigente e alla vigilanza dell’Aif”.

Insomma, ci sono attività di natura finanziaria ma tutte si ricollegano all’attività istituzionale principale. La finanza è per il Vaticano uno strumento per portare avanti la sua missione nel mondo, non un fine. Per questo – spiega nell’introduzione al rapporto René Bruelhart, direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria – la Santa Sede e la Città del Vaticano hanno negli ultimi anni “intensificato il loro impegno per la prevenzione e il contrasto del riciclaggio e del finanziamento al terrorismo”. “Ciò – dice Bruelhart – è disceso anzitutto da un atto di coerenza ad una missione sul piano morale, affinché l’integrità e la stabilità dell’economia e della finanza non siano semplici fini, ma mezzi per favorire il servizio della persona e dei popoli”.

La Santa Sede lo aveva sottolineato anche in una sua annotazione in calce al Rapporto di MONEYVAL – il comitato del Consiglio d’Europa che valuta il percorso di aderenza degli Stati membri agli standard internazionali sulla trasparenza finanziaria – che riguardava Santa Sede/Stato Città del Vaticano. In quella annotazione, la Santa Sede ha sottolineato che il percorso che l’ha portata a sottoporsi alla valutazione di MONEYVAL è “coerente con la sua natura  e la sua personalità internazionale”, così come “della sua missione religiosa e morale”. Il percorso era stato avviato sotto la guida morale di Benedetto XVI, che non a caso ha inserito la normativa antiriciclaggio del Vaticano all’interno di un più ampio motu proprio, in cui la Santa Sede condivide l’impegno portato avanti dalla comunità internazionale per sviluppare e implementare gli standard globali per la prevenzione e il contrasto del riciclaggio del finanziamento al terrorismo.

Il Vaticano sta costruendo un sistema di controllo finanziario che da un lato è aderente agli standard internazionali, dall’altro mantiene coerente il quadro-economico finanziario dello Stato. È un miglioramento costante, fatto sulla base delle osservazioni di MONEYVAL, che porterà la Santa Sede a relazionare a MONEYVAL il prossimo dicembre su una serie più ampia di raccomandazioni antiriciclaggio di quanto previsto dalla procedura ordinaria.  Forse, presto si parlerà di “modello Vaticano” per definire un modello che risponde alle esigenze della comunità internazionale e al tempo stesso non snatura le caratteristiche dello Stato. Tra i pilastri della riforma, René Bruelhart, direttore dell’AIF, ha sottolineato che uno dei pilastri sarà la vigilanza prudenziale (un confronto tra rischi e patrimonio in caso di investimenti) e ha fatto sapere che già uno screening dei conti dell’Istituto per le Opere di Religione è in atto.

A livello di cooperazione internazionale, già nel 2012, L’AIF ha avviato l’attività di cooperazione internazionale. Nel 2012 ha siglato due protocolli di intesa con autorità equivalenti: con la Cellule de Traitement d’Information Financiéres del Belgio (il 9 giugno 2012), con il Servicio Ejecutivo de la Comisiòn de Prevenciòn del Blanqueo de Capitales y Infracciones Monetarias della Spagna (il 17 dicembre 2012). Nel 2013 (ma i dati non riguardano il rapporto, che si riferisce al 2012) è stato siglato un altro protocollo con l’Ufficio per la Prevenzione dell’antiriciclaggio della Slovenia e infine – dopo una ulteriore modifica alla legge vaticana, che ha rafforzato la cooperazione internazionale – un protocollo di intesa è stato siglato con dall’Aif con la sua omologa americana FinCEM lo scorso 7 maggio. L’AIF è già in trattativa per la firma di protocolli di intesa con autorità di informazione finanziaria di altri 20 paesi, e nel frattempo ha avviato la procedura per essere inserito nel Gruppo Egmont, una sorta di coordinamento delle Unità di Informazione Finanziaria del mondo.

Questi sono i dati sull’attività di informazione finanziaria dell’Autorità. La quale però effettua anche attività di vigilanza anti-riciclaggio sul sistema economico-finanziario della Città del Vaticano, ovvero “vigila sull’attuazione degli obblighi stabiliti dalla normativa antiriciclaggio da parte dei soggetti vigilati e verifica, anche mediante ispezioni in loco, l’adeguatezza e l’efficacia delle politiche, degli assetti organizzativi, delle misure e delle procedure adottate in attuazione della stessa ai fini della prevenzione e del contrasto di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo”. Per questo, l’AIF ha emanato sei regolamenti e cinque istruzioni.

Il Rapporto ricorda anche che l’Aif può sospendere per un periodo di cinque giorni lavorativi le attività sospette di riciclaggio o finanziamento al terrorismo, e lo può fare in maniera anonima o su richiesta dell’autorità giudiziaria.

A questo proposito, la Santa Sede ha adottato una lista di soggetti individuati (i designed subjects), ovvero “soggetti destinatari di provvedimenti di congelamento di beni o risorse economiche”. È questo un punto molto importante che era stato inserito nel testo della revisione della legge antiriciclaggio del gennaio 2012. Secondo il nuovo testo della legge, la Santa Sede non prevede un recepimento meccanico delle liste dell’Onu. Questa scelta sembra preservare la neutralità della Santa Sede e del Vaticano. Le liste infatti sono adottate sotto il capo 7 della Carta Onu, applicabile in tempo di guerra. Accettare meccanicamente le liste metterebbe in imbarazzo o sarebbe in contraddizione con l’orientamento della Santa Sede, storicamente neutrale e a favore della pace. La Santa Sede del resto non è uno Stato membro dell’Onu, ma è Osservatore Permanente. Così la Santa Sede mantiene la propria autonomia, ma si mostra sensibile agli obiettivi di sicurezza internazionale. È infatti la Segreteria di Stato che – come recita il nuovo articolo 24 – elaborerà le liste, anche se sulla base delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza.

La Segreteria di Stato ha adottato una lista di questi soggetti il 3 aprile 2012. E lo stesso giorno della pubblicazione della lista l’Aif ha disposto l’immediato congelamento dei beni e delle risorse economiche eventualmente riconducibili alla lista.

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