Bologna ha celebrato san Domenico

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“Praedicator Gratiae : tra i titoli attribuiti a san Domenico, quello di ‘Predicatore di Grazia’ spicca per la sua consonanza con il carisma e la missione dell’Ordine da lui fondato. In questo anno, in cui ricorre l’ottavo centenario della morte di san Domenico, mi unisco volentieri ai Frati Predicatori nel rendere grazie per la fecondità spirituale di quel carisma e quella missione, che si vede nella ricca varietà della famiglia Domenicana così come è cresciuta nei secoli”.

Così nella lettera inviata nello scorso maggio al  maestro generali dei predicatori domenicani papa Francesco ha ricordato l’ottavo centenario dei primi capitoli generali dell’Ordine di san Domenico, celebrato in questo fine settimana a Bologna; e nella basilica di san Domenico, mercoledì 4 agosto, il card. Matteo Maria Zuppi ha presieduto la messa nel Giubileo per gli 800 anni dalla sua morte:

“Come ha eloquentemente scritto papa Francesco nella sua lettera all’Ordine per commemorare l’VIII centenario della nascita alla vita eterna di san Domenico tra i titoli attribuiti a san Domenico, Praedicator gratiae, ‘Predicatore di Grazia’ spicca per la sua consonanza con il carisma e la missione dell’Ordine da lui fondato.

Questo è il nostro dono alla Chiesa: la ‘grazia della predicazione’ e la ‘predicazione della grazia’ cioè l’annuncio di Dio, Grazia increata, che si dona all’umanità. Coltivando e condividendo questo carisma e questa missione, Domenico divenne una vera Luce della Chiesa. In questi tempi difficili in cui la gente sembra perdere la speranza, San Domenico ci offre una meravigliosa speranza”.

Mentre domenica 8 agosto fra Gerard Francisco Timoner, maestro generale dell’Ordine, nell’omelia ha sottolineato la ‘classicità’ di san Domenico: “Un ‘classico’ è allo stesso tempo senza tempo e tempestivo. E’ senza tempo non perché si colloca al di là delle vicissitudini della storia, ma perché diventa un evento di senso in ogni momento della storia. San Domenico si era donato ad una missione che era opportuna, perché si era reso conto che il mondo aveva bisogno di una nuova evangelizzazione”.

La sua ‘classicità’ si coniuga con l’evangelizzazione: “Eppure la stessa missione è veramente senza tempo, perché ogni generazione ha bisogno di una nuova evangelizzazione, cioè la predicazione di Dio che è sempre antico, ma sempre nuovo.

‘Parlando con Dio o di Dio’, san Domenico ha incarnato una sinergia di contemplazione e azione e ha esemplificato un discepolo-missionario, chiamato a seguire e inviato a predicare la via del Vangelo. Infatti, San Domenico ha ‘qualcosa da dire’ a tutti i tempi e luoghi perché il Vangelo che ha formato e trasformato la sua vita è classico. Medievale ma contemporaneo, questo è san Domenico, veramente classico!”

Anche in quel tempo di ‘paura’ san Domenico indica il Volto di Cristo: “In un tempo segnato dall’indifferenza, soprattutto verso l’altro sofferente, Domenico predicava la misericordia veritatis, la misericordia della verità.

Ricordiamo che quando era studente a Palencia, Domenico si trovò sulla frontiera tra la vita e la morte: mosso da compassione per coloro che soffrivano e morivano durante una grave carestia, vendette i suoi preziosi libri e ‘stabilì un centro di elemosina dove i poveri potevano essere nutriti’… la sua esemplare bontà ispirò altri a fare lo stesso.  

E così, con un cuore compassionevole Domenico predicò la misericordia veritatis, perfettamente manifestata in Cristo, misericordiæ Vultus, ‘il volto della misericordia del Padre’.  La misericordia è l’amore che cerca di alleviare il dolore dell’altro”.

La modernità di san Domenico è nel pensiero; infatti chiese ai suoi predicatori di studiare per annunciare la verità: “In un’epoca in cui l’errore e le fake news seminavano confusione e ingannano molti, Domenico inviò i suoi frati nelle università emergenti in Europa.

Egli conosceva l’importanza di una sana e solida formazione teologica, basata sulla Sacra Scrittura e attenta alle domande poste dalla ragione.  Tale convinzione ha condotto la generazione successiva di frati alla frontiera dove la fede incontra la ragione.

I nostri fratelli Tommaso d’Aquino e Alberto Magno sono stati su tale frontiera e hanno trovato fiducia nell’armonia tra fede e ragione e produssero un abbondante raccolto per il patrimonio filosofico e teologico della Chiesa.

La missione intellettuale dell’Ordine e la sua missione di predicare la Veritas è un antidoto importante contro un’altra perniciosa pandemia: le fake news e le mezze verità che in realtà sono mezze bugie”.

Inoltre suscitò speranza in un mondo che l’aveva persa: “Domenico ha suscitato la speranza nei loro cuori perché ha promesso di continuare ad essere utile ai fratelli e alle sorelle, ha fatto voto di intercedere per noi e, quindi, di rimanere con noi con le sue preghiere. Ma questo è solo un lato della storia. La presenza dei fratelli oranti nell’ora della sua morte deve aver dato speranza anche a Domenico.

In quell’ultimo momento di finitudine umana, Domenico non era solo. La presenza dei fratelli e la presenza promessa di Domenico oltre la morte gli diedero speranza e consolazione… Domenico ha coraggiosamente promesso di essere utile a noi perché aveva una grande speranza di essere più vicino a Cristo, nella comunione dei beati”.

(Foto: Diocesi di Bologna)

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