Scuola, politica, lotta alla illegalità e bene comune: la Cei ne parla in Assemblea Generale

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Al segretario generale della CEI Mariano Crociata è toccato il primo incontro con la stampa per la 65 esima Assemblea Generale dei vescovi italiani che si svolge in Vaticano fino a venerdì prossimo. rispondendo alle domande dei giornalisti durante la prima conferenza stampa dell’assemblea dei vescovo italiani. Diversi gli argomenti trattati nel corso della conferenza stampa: la Chiesa e la scuola, la Chiesa e il valore della vita, la Chiesa e la politica e il tema della carità particolarmente caro a Papa Francesco.

“La Chiesa- ha detto Crociata- ha a cuore la scuola, la scuola sta a cuore alla Chiesa”, sulla scia del recente “Laboratorio” organizzato dalla Cei, ha spiegato monsignor Crociata, la “convocazione di popolo” della prossima primavera vuole essere “il primo passo di avvio di un’iniziativa a favore della scuola intesa come principio di riflessione, dibattito, armonizzazione culturale all’interno della comunità ecclesiale e nella società italiana”. Nel decennio dedicato all’educazione, i vescovi vogliono esprimere la loro “attenzione e preoccupazione per la scuola come tale, nel suo insieme”, partendo dalla constatazione che “i cattolici non sono solo nelle scuole paritarie, anzi a larghissima maggioranza e di gran lunga nella scuola statale”. Tutto ciò, affinché la scuola “possa essere un luogo di crescita adeguato alle attese e ai bisogni oggettivi di formazione ed educazione delle nuove generazioni”. “Siamo consapevoli – ha detto il vescovo – delle difficoltà che attraversano le scuole paritarie, ma con molta serenità vogliamo dire che le scuole paritarie sono espressione di quella società libera che promuove diverse forme” di educazione. “Le scuole pubbliche – ha ricordato – hanno tante forme, e una di queste è la scuola paritaria, come avviene in tutte le società europee, anche con il sostegno dello Stato”.

Durante la conferenza stampa in Vaticano inoltre, il segretario generale della Cei, ha confermato l’interesse e la partecipazione allo sviluppo della campagna di raccolta firme per “Uno di Noi”, azione europea per chiedere la tutela giuridica dell’embrione umano. “Riteniamo che questa iniziativa di raccolta di firme “Uno di Noi” per la difesa e promozione dello statuto dell’embrione a livello europeo sia un’occasione importante. Rivolgendosi ai giornalisti presenti, in rappresentanza delle principali testate radio-tv e giornalistiche nazionali, ha poi rivolto un appello: “Questa – ha detto – è una raccolta significativa che va fatta conoscere. Vorrei davvero che raggiungesse il maggior numero possibile di persone l’invito ad aderire perché è un battaglia di civiltà che riguarda la dignità della persona, nella sua prima origine, nel suo inizio. E dunque è una tutela, una promozione, una difesa della dignità di tutti e quindi anche dell’intera società”.

Crociata poi, a proposito del rapporto tra Chiesa e politica ha affermato: “La Chiesa fa politica e farà sempre politica, ma non nel senso del mettersi da una parte del dibattito pubblico, nel dibattito partitico, solo perché sostiene una o delle cause per il bene di tutti”.  “Non possiamo accontentarci di promuovere solo alcune cause”, perché “etica sociale” ed “etica della vita”, cioè “l’etica della persona considerata nella sua singolarità e nella rete dei rapporti sociali”, vanno insieme. Di qui l’attualità della frase pronunciata da Papa Bergoglio quando era cardinale: “Facciamo politica ma non siamo di parte”. “La Chiesa – ha spiegato il segretario generale – è sempre a fianco di tutti coloro che anche in piccola misura sostengono il bene della persona, di tutta la persona, perché la nostra parte’ è il Vangelo, cioè la parte di tutti, la difesa di tutti, perché il Vangelo è per tutti ed è annuncio di salvezza per tutti”. Per la Chiesa, infatti, il fine della politica è “il bene comune come bene di tutti e di tutto l’uomo: per questo non possiamo essere di parte”.

La Chiesa deve essere Chiesa: se è Chiesa fino in fondo per natura sua va contro la mafia, è l’opposto, l’antagonista per eccellenza della mafia, perché taglia le motivazioni per cui qualcuno, disperato, possa lasciarsi trascinare da questo mondo di organizzazioni criminali”. Questa una delle  delle risposte alle domande dei giornalisti, con la quale Crociata ha anche definito la prossima beatificazione di don Pino Puglisi “un fatto profondamente significativo, anche emotivamente coinvolgente”, e ha spiegato: “Don Puglisi non è stato un prete antimafia, è stato un prete fino in fondo, ed è stato ucciso non perché conducesse una battaglia esplicita contro la mafia, ma perché era un prete che si dedicava a un’opera pastorale ed educativa”. In questo modo, don Pino “ha tagliato le radici a quella visione della realtà così distorta a essere distruttiva della persona e della società, come purtroppo continuiamo a sperimentare ancora oggi”. “Che poi sia importante ribadire la difesa della legalità è fuori discussione”, ha proseguito monsignor Crociata, ricordando che “la disoccupazione giovanile alimenta il diffondersi e il rafforzarsi della mafia, perché la mancanza di lavoro può portare chi è disperato a trovare risorse nell’illegalità, in ciò che dovrebbe provocare orrore e ribrezzo”. Di qui l’importanza dell’impegno di tutti per la “formazione di una coscienza rinnovata”.

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