L’allarme della filosofa francese Delsol contro il certificato verde: “Legge brutale!”

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Condividiamo un interessante intervento della filosofa francese cattolica Chantal Delsol pubblicato il 26 luglio 2021 su Le Figarò. Dopo Cacciari e Agambeb un’altra autorevole voce del mondo accademico e filosofico si alza contro il regime sanitario imposto dalle autorità politiche. Segue l’intervento di Delsol nella traduzione di Miguel Cuartero Samperi pubblicato sul suo blog Testa del Serpente [QUI].

L’allarme dei filosofi: in Francia Delsol contro il Green Pass. “L’igienismo nuova fase della biopolitica contemporanea”

Dopo l’allarme lanciato il 26 luglio dai filosofi Massimo Cacciari e Giorgio Agamben contro la misura del “green pass”, ritenuta uno strumento coercitivo discriminatorio che lede gravemente la democrazia, ora tocca a Chantal Delsol, filosofa francese che pubblica sulle colonne di Le Figaro un durissimo attacco contro la stretta di Macron sul “pass vaccinale”.

Docente universitaria, membro dell’Accademia di Scienze Morali e Politiche, fondatrice dell’Istituto Hannah Arendt, autrice di numerosi saggi tradotti in più di venti paesi e collaboratrice de Le Figarò, Delsol, intellettuale che non nasconde la propria fede cattolica, ha affermato che il green pass è “un modo per rendere obbligatoria la vaccinazione che i governanti avevano sempre giurato di lasciare facoltativa”.

I cittadini francesi, afferma Delsol, sono “traumatizzati” dalle numerose bugie e dalle continue contraddizioni del governo della gestione della pandemia. Ma siamo sicuri che viviamo una “situazione di emergenza” che giustifichi l’imposizione di norme eccezionali? Secondo la filosofa i governanti stanno prolungando lo stato di eccezione con una strategia del terrore funzionale ad una ideologia igienista che altro non è che un nuovo capitolo della biopolitica contemporanea (Miguel Cuartero).

Per la filosofa, un governo può esigere sacrifici dalla sua popolazione in caso di una situazione eccezionale. Ma l’epidemia di Covid non soddisfa più questi criteri, sostiene la nostro editorialista. Vede nell’estensione del lasciapassare sanitario il marchio di una società che fa della “nuda vita” il suo unico punto di riferimento (Le Figarò).

“Lasciapassare sanitario: la situazione giustifica davvero una sospensione delle libertà?”
di Chantal Delsol
Le Figarò, 26 luglio 2021


Le misure annunciate il 12 luglio da Emmanuel Macron rischiano di provocare rivolte. Dall’inizio di agosto sarà impossibile recarsi in un luogo pubblico senza il “pass sanitario”. Questo è chiaramente un modo per rendere obbligatoria la vaccinazione che i governanti avevano sempre giurato di lasciare facoltativa. Inoltre, spesso è difficile accedere alla vaccinazione (il “Doctolib in due click” [startup che gestisce le prenotazioni mediche, è diventata in Francia la piattaforma principale per prenotare i Vaccini anti-covid19. NdT], è una sciocchezza e una negazione della realtà, provare per credere), il che rende il provvedimento, di fatto, retroattivo (quindi incostituzionale). I ragazzi tra i 12 ei 17 anni che non verranno vaccinati all’inizio dell’anno scolastico (la data viene costantemente posticipata, oggi è il 30 settembre), saranno di fatto esclusi da ogni attività sportiva e di svago.

Molti genitori si rifiutano di somministrare un vaccino appena immesso nel mercato ai loro bambini di 12 anni che non rischiano altro che una semplice influenza, per proteggere una piccola percentuale di anziani o persone a rischio che non si sono voluti vaccinare. Una legge brutale, che piomba improvvisa sulle vacanze tanto attese, e su una popolazione traumatizzata dalle bugie e dalle molteplici contraddizioni ascoltate per mesi e mesi. L’intera popolazione, dai ristoratori agli operatori di cinema, è invitata a dare la caccia ai non vaccinati, che quindi parlano di dittatura. Persino le tavolate familiari si infiammano.

La questione della tessera sanitaria e del vaccino obbligatorio fa parte della questione politica generale della situazione eccezionale che stiamo vivendo. Sappiamo che le società occidentali, fin dalle loro origini pre-repubblicane e pre-democratiche, avevano intuito la realtà e le esigenze di una situazione di pericolo, durante la quale le libere istituzioni erano tenute ad arrogarsi poteri straordinari che superavano quelli detenuti prima dell’emergenza. Alla fine del VI secolo a.C., la repubblica romana creò la dittatura come magistratura d’eccezione, dotata di poteri speciali in grado di rispondere a gravi situazioni di crisi, in caso di guerra, e al tempo stesso come magistratura limitata nel tempo. Questo al fine di evitare che il depositario della carica si avvalesse dei pieni poteri per diventare un tiranno, rifiutandosi di rinunciare alle sue prerogative una volta terminata la situazione di emergenza. Questo conflitto millenario tra la necessità di obbedire in tempo di crisi e la paura di obbedire troppo o di obbedire troppo a lungo, conflitto puramente occidentale poiché altrove il potere era assoluto ovunque e sempre, conflitto tipico delle società libere, ha ci ha perseguito fin dalla nostra storica nascita. Ed è qui che siamo oggi.

Quando, all’inizio della crisi, il presidente Macron disse: «Siamo in guerra», stabilì con evidenza che si trattava di una situazione eccezionale, durante la quale ai francesi sarebbero stati imposti degli obblighi ai quali non erano tenuti in tempi normali. A cominciare dai lockdown.

Oggi siamo ad un punto in cui possiamo mettere seriamente in discussione, e senza desiderio alcuno di polemica, l’esistenza stessa di una situazione eccezionale, cioè di una crisi pericolosa per tutta la società. Dopo più di diciotto mesi di crisi sanitaria, e con l’introduzione dell’obbligo del “pass sanitario”, la situazione non più ha nulla a che fare con quella vissuta all’inizio della pandemia. La maggior parte della popolazione a rischio è vaccinata, rendendo improbabile il sovraccarico degli ospedali, che è la principale paura del governo. La nuova variante si sta diffondendo rapidamente, ma a causa della dinamica vaccinale i suoi effetti si attenuano… Eppure il discorso delle autorità, delle istituzioni e dei media coinvolti, resta all’apice del panico degli inizi, quando ancora ci chiedevamo se il virus avrebbe decimato i nostri figli o ucciso il 20% della popolazione.

Oggi la questione non è tanto come proteggerci dal Covid quanto come capire per quale subdolo panico, per quale contagio di terrore i nostri governanti pretendono di prolongare – e rafforzare – le misure di stato d’eccezione. In altre parole, pretendono di tenerci sempre più in riga e con sempre più ardore, quando invece le ragioni per farlo sembrano sempre meno convincenti.

Occorre innanzi tutto comprendere che la cosiddetta situazione di alto rischio, detta “eccezionale”, resta soggettiva. Di certo non è un discussione in caso di un grande pericolo: quando la Germania di Hitler bombarda Londra, la popolazione obbedisce senza esitazione all’imposizione del black-out e ad altre misure coercitive. Ma, in generale, il concetto di grande pericolo varia ed è dibattuto. In questo momento, in cui gli occidentali sono dotati di una sensibilità esacerbata, il rischio di un virus che ha una mortalità minima ed può risultare fatale solo gli anziani che già soffrono, è spaventoso come la peste del Cinquecento che ha portato via un terzo di popolazione. Dobbiamo tener conto dello spirito dei tempi.

Le misure drastiche messe in atto per preservare la salute rispondono all’ideologia postmoderna, all’igienismo, e raccontano un nuovo capitolo della biopolitica contemporanea. Ritenevamo normale decretare la situazione eccezionale in tempo di guerra, oggi riteniamo legittimo decretarla in tempo di Covid. Questo è il semplice segno di uno ridimensionamento dei valori dominanti. Affidiamo al governo i pieni poteri solo quando ciò che reputiamo essenziale è in pericolo. Ciò che sembra essere essenziale è la “nuda vita”. Il governo si ritiene quindi autorizzato a deliberare l’epidemia nei Consigli di Difesa, e rinnova costantemente lo stato di emergenza il che la dice lunga sullo stato di mescolanza dei ruoli e sulla perversione dei concetti.

Tuttavia, non bisogna mai dimenticare la trappola permanente della situazione eccezionale: un governo aspira sempre ad aumentare il proprio potere, e se riesce a trovare una buona ragione per allineare la società, lo farà con tutto il cuore. Basta vedere con quale gioiosa facilità i nostri governanti sono pronti, in questa faccenda dei vaccini, a considerare i refrattari come sediziosi incivili, a malapena degni di subire l’infamia. Gli esseri umani amano tiranneggiare. Lo fa piacevolmente quando non gli è impedito. Lo fa trionfalmente quando la legalità glielo consente. Arriva dunque un momento in cui una parte della società si interroga sulla validità della situazione eccezionale.

Oggi la domanda si pone in questi termini: la perfetta salute vale la fine delle libertà? Non voglio rischiare anche una grave malattia per poter andare a teatro, fare sport o vedere i miei figli? Non voglio che mia nonna perda un anno della sua vita che le rimane in modo che non sia sola nella sua stanza per tutto il tempo che le resta? In altre parole, è la stessa ideologia igienista che viene messa in discussione dalle correnti inquietanti, descritte subito come un branco di idioti, mentre i nostri governanti sono ancorati all’igiene come se fosse per loro una “seconda natura”. Il conflitto tra i due è violento perché le correnti antigieniste sono prive di un’élite pensante, quindi rozze; e perché gli igienisti sono elitari, intolleranti e sprezzanti.

In Francia, il conflitto è esacerbato dalla sfiducia generalizzata che raggiunge gran parte della popolazione, sfiducia così ben descritta da Cahuc e Algan (autori del libro: La société de défiance: Comment le modèle social français s’autodétruit”, “La società della sfiducia: come si autodistrugge il modello sociale francese”): gli anti-GreenPass non credono a nessuna cifra data dal governo (va detto che in precedenza sono state dette tante sciocchezze, ad esempio sull’inutilità delle mascherine – un governo non può impunemente giocare così con la sua popolazione).

Quelli che oggi chiamiamo “l’elettorato pericoloso”, come si parlava nell’Ottocento delle “classi pericolose”, sono persone capaci di estremismo e violenza perché troppo spesso ingannate, ma che hanno lo stesso diritto di non essere igienici alla stregua delle élite: ci sono ragioni legittime anche al di fuori del “cerchio della ragione” (espressione vergognosa che respinge tutti gli avversari nel campo delle emozioni infantili).

Nell’antico senso romano, la dittatura della situazione eccezionale non è nulla di cui preoccuparsi, e aiuta perfino a proteggere le libere istituzioni, se viene messa sotto controllo e circoscritta alla crisi in corso. Ciò che è discutibile qui non è la “dittatura sanitaria”, perché è coerente che i cittadini sostengano misure draconiane in caso di pericolo comune. Ciò che è discutibile è l’ideologia igienista che eleva i servizi igienico-sanitari al rango di valore supremo e assoluto.

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