Il Movimento Laudato Sì si rinnova

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“Ispirare e mobilitare la comunità cattolica per prendersi cura della nostra casa comune e realizzare la giustizia climatica ed ecologica”: questi sono gli obiettivi della nuova fase che si apre per il Movimento Cattolico Mondiale per il Clima, che nei giorni scorsi ha cambiato nome in Movimento Laudato sì.

Fondato nel 2015 da un gruppo di 17 organizzazioni cattoliche e 12 esponenti di istituzioni universitarie e della società civile di tutti i continenti, impegnati ad aiutare i fedeli a rispondere alle esortazioni dell’enciclica di papa Francesco sulla cura della casa comune, pubblicata quello stesso anno, il Movimento oggi conta più di 800 realtà.

Durante il collegamento online il co-fondatore e direttore esecutivo, Tomás Insua, ha spiegato il cambio del nome: “La denominazione precedente era troppo lunga e difficile da ricordare: pensando al lavoro di conversione ecologica e all’ecologia integrale che la ‘Laudato sì’ invoca e che catalizza il nostro lavoro, in collaborazione con diversi partner ecclesiali abbiamo deciso di chiamarci Movimento Laudato sì”.

Il Movimento conta circa 25.000 Animatori Laudato sì nel mondo, persone perlopiù impegnate all’interno di realtà parrocchiali, associative e religiose ma anche gente comune che sente in modo particolare la chiamata all’ecologia integrale, mettendosi al servizio delle proprie comunità:

“I grandi vertici dell’Onu hanno l’obiettivo di mettere insieme la famiglia umana per agire con urgenza a fronte di queste grandissime crisi: gli scienziati ci dicono che sono ancora più urgenti anno dopo anno.

Ci sono tanti segni: gli incendi in Sardegna, il caldo record e i fuochi in Canada, la siccità in Madagascar, il grido della terra e dei poveri che è ancora più forte. Quindi c’è bisogno di agire”.

Ed ha lanciato una particolare iniziativa: “Noi del Movimento stiamo aiutando ad animare una particolare iniziativa: ‘Pianeta sano, Persone sane’. E’ una petizione con più di 200 realtà cattoliche per lanciare un appello ai partecipanti ai vertici dell’Onu: sarà una nostra priorità dei prossimi mesi e in special modo nel Tempo del Creato, al via il 1° settembre.

Chiediamo di aumentare il livello di ambizione nei due appuntamenti: in particolare in ambito Cop26 si parla di arrivare entro il 2050 a zero emissioni di gas a effetto serra a livello globale. Ma sappiamo che i Paesi più ricchi, che hanno una responsabilità storica, di secoli di emissioni, hanno possibilità più chiare di fare la transizione già entro il 2035 – 2040”.

Intanto giovedì 29 luglio il mondo ha esaurito le risorse naturali disponibili per quest’anno e comincerà a sfruttare quelle previste per il 2022. L’anno scorso l’Earth Overshoot Day a livello globale era stato il 22 agosto, a causa della pandemia, ma ogni anno la data ricorre sempre prima; mentre l’Italia aveva esaurito le sue risorse disponibili già il 13 maggio scorso.

Fra le cause principali del fenomeno l’aumento del consumo umano di risorse rispetto alla capacità della terra di rigenerarle e la deforestazione. Secondo alcune stime un dimezzamento delle emissioni globali di carbonio servirebbe a spostare la data del giorno del ‘sovrasfruttamento’ di oltre tre mesi.

Infine il presidente della Cei, card. Gualtieri Bassetti, esprimendo solidarietà alle popolazioni colpite da nubifragi ed incendi, ha ricordato la necessità di prendersi cura del creato:

“Rivolgo infine un appello affinché, come chiede papa Francesco, tutti si prendano cura della madre Terra, vincendo la tentazione dell’egoismo che ci rende predatori, coltivando il rispetto per i doni della creazione, adottando un nuovo stile di vita e promuovendo una società attenta al Creato”.

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