Dal bagno di pece bollente mediatico, il Cardinal Becciu oggi entra nell’aula giudiziaria vaticana

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«Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,10).

Oggi parte nell’Aula Bunker dello Stato della Città del Vaticano la prima udienza del processo sullo scandalo delle finanze vaticane, ma il verdetto pare scritto. Il Cardinale Angelo Becciu, imputato con altre nove persone, è stato accusato, processato, condannato e “crocifisso” dai media prima del verdetto del Tribunale vaticano. Sul caso riportiamo l’articolo dell’amico e collega Renato Farina, pubblicato oggi su Libero Quotidiano, l’unico giornale che ha tenuto sempre alta il principio della presunzione di innocenza, il rispetto per la persona e la ricerca della verità.

Comunicato degli avvocati Viglione e Mazza, 25 luglio 2021

«Il Cardinale Becciu è totalmente innocente ed avremo modo di dimostrarlo con evidenza. Ci sono numerosissimi elementi a riprova di questo che finalmente potranno essere chiari per tutti. In parte abbiamo già cominciato a fornire documentazione rilevante con i primi depositi di prove nei giorni scorsi. Si tratta di avere il tempo ed il modo di poter mostrare, carte alla mano, che si tratta di accuse completamente infondate e lontane dalla realtà dei fatti. La fiducia nasce dalla forza della verità che talvolta è rivoluzionaria. Confidiamo nel Giudice Terzo che non potrà esimersi dal rilevare quanto siamo certi di poter dimostrare punto per punto. Alla vigilia del processo il Cardinale è assolutamente sereno perché ha la coscienza pulita e la certezza che la verità potrà finalmente emergere. Egli non si è appropriato neanche di un centesimo ed ha speso la sua vita sempre fedele alla Chiesa ed al Papa».

«Mai avrei potuto immaginare di vivere una giornata così drammatica e incomprensibile per mio fratello e per noi tutti suoi familiari. Ma tant’è! Siamo abituati a lottare con le nostre sole forze e con la forza della Verità. Ora la parola nel processo ai fatti e solo ad essi. Tutte le congetture, i teoremi, le inferenze, le assurde ipotesi indiziarie, le calunnie e lo spaventoso killeraggio mediatico dovranno rimanere fuori dall’aula del tribunale per lasciare il posto a documenti, eventi ed eventuali fatti penalmente rilevanti. Anche in uno Stato Sovrano è possibile un giusto processo! Ce lo auguriamo non solo per il bene del Cardinale, ma per la Chiesa intera e per il prestigio della Santa Sede. Coraggio Angelino, con la forza della Verità sarai capace di spostare e scrollarti di dosso la montagna di fango con cui ti hanno ricoperto» (Mario Becciu, 27 luglio 2021 ore 11.46).

Hanno già condannato Becciu
di Renato Farina
Libero, 27 luglio 2021


Oggi, all’interno del piccolo Stato del Vaticano, parte un processo di una portata storica ma forse anche metastorica. Quando nel 1995 a Palermo iniziò il processo Andreotti, Giorgio Bocca parlò della nostra Norimberga, esagerando. Ecco, il livello è per portata simbolica il medesimo. Per la prima volta nella vicenda bimillenaria della Chiesa, un Papa fa processare da un giudice laico, il dottor Giuseppe Pignatone, un cardinale. Angelo Becciu. Gli altri nove imputati – clero e laici, addirittura una presunta Mata Hari – sono contorno anonimo di una vicenda che va ben al di là di un palazzo di Londra e connesse vicende di corruzione e riciclaggio. Quanto a Becciu le cifre che avrebbe – stando alle accuse dei promotori di giustizia (i pm secondo il curioso linguaggio curiale) – dirottato impropriamente ai parenti sono spiccioli.

Su Libero, con una serie di articoli, Vittorio Feltri sin dal novembre scorso ha smontato i capi di imputazione che, secondo tradizione italiana che in questo caso ha attraversato come un siluro il Tevere, sono state pubblicate in edicola prima che trasmesse nelle mani degli indagati. Ma ora i giochi sono finiti. Finalmente il processo.

Confesso che mi è difficile non lasciarmi intimidire dall’aura sacra che circonda pratiche giudiziarie autorizzate dal Vicario di Cristo, eppure bisogna saltare nel cerchio di incenso e andare più in là. E domandarsi laicamente se le procedure con cui si è arrivati alla chiamata alla sbarra degli imputati sono conformi o no ad uno standard minimo di civiltà giuridica. I commenti dei giornali internazionali vertono quasi tutti compiaciuti sulla volontà del Papa di far pulizia. Intento lodevole. Si trascurano i modi. Ma, duole dirlo, nel nostro caso sembrano desunti da un manuale ereditato dall’Inquisizione spagnola.

Non è un giudizio sulla base di testimonianze dei presunti rei. E un fatto serenamente ammesso dagli inquirenti (o inquisitori?). Con tranquillità disarmante i pm scrivono di essere stati autorizzati dal «Santo Padre… ad adottare …, ove necessario anche in deroga alle disposizioni vigenti, qualunque tipo di natura cautelare nelle attività di accertamento dei fatti collegati alle denunce». I pm cioè hanno carta bianca, sono principes legibus soluti. Non erano diverse, anzi forse erano almeno un tantino più pudicamente ipocrite, le istruzioni di Stalin a Ezov.

Se le autorità giudiziarie italiane, svizzere e britanniche cui il Vaticano ha chiesto rogatorie e arresti (eseguiti) avessero conosciuto le premesse da Impero Babilonese di queste richieste, avrebbero accettato di collaborare? Nessun giurista laico – figuriamoci cattolico -, si è meravigliato della contraddizione palese tra un Papa evangelico qual è Francesco nei messaggi urbi et orbi Francesco e le sue azioni da Monarca assoluto nel suo Stato, annullando le condotte da Pio XI in poi.

Un’eccezione, Libero a parte. E impressiona che questo tipo di osservazioni giungano dal gruppo editoriale Gedi, che ha pugnalato per mesi e mesi Becciu tramite L’Espresso dal settembre del 2020. Il più titolato storico della Chiesa in circolazione, il professor Alberto Melloni, entusiasta nei primi anni del papato di Bergoglio, ha confessato su Repubblica uno sconcerto che circola tra i cardinali ma che nessuno osa manifestare. Re Francesco, abdicando al Vangelo, ha sottoposto il cardinale Becciu «a una crocifissione cautelare», scrive Melloni. E ora lo mette di fronte a un enigma disumano. Difendersi come gli impone il Papa che ha deliberato di farlo processare, e dunque obbligandolo a tradire il segreto pontificio, o consegnarsi inerme a Pignatone? Pignatone! Il procuratore che si era inventato Mafia Capitale, sbugiardato dalla Cassazione, citato 97 volte nel libro di Sallusti e Palamara, e da quest’ultimo individuato come autentico capo del Sistema. Traslocato in gloria a casa del Papa come emblema di purissima giustizia cristiana. Oddio.

«Siate astuti come serpenti e puri come colombe» (Mt 10,16). Questa frase di Gesù dà una visione del tutto realista della vita del cristiano nel mondo: ci vogliono purezza, fede, certo, ma anche intelligenza, perché il cristiano non deve essere né imbecille né gonzo.

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