Mons. Delpini: don Gianola disponibile per tutti

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“Insieme con il Figlio crocifisso, insieme con don Graziano, gridiamo anche noi, grida la Chiesa: perché? E nel grido la protesta e la preghiera ostinata: Padre! Padre!”: prendendo spunto dal grido lanciato da Cristo in croce, è iniziata così l’omelia che l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha pronunciato durante il funerale di don Graziano Gianola, celebrati a Premana, paese natale del sacerdote ambrosiano vittima di una sciagura in montagna.

Il quarantasettenne sacerdote ambrosiano è morto nel pomeriggio di lunedì 12 luglio all’ospedale Santa Chiara di Trento, a seguito delle gravi ferite riportate in una caduta in un dirupo, mentre si trovava in vacanza a Brentonico con una sessantina di ragazzi del suo oratorio e una suora.

Prete dal 2004, dopo le prime esperienze nelle parrocchie di Sesto San Giovanni, Buccinasco e Assago, dal 2013 don Graziano era Vicario parrocchiale in Santa Maria del Buon Consiglio (dal 2014 unitasi alla parrocchia dei Santi Giovanni e Paolo nella Cp Gesù Buon Pastore). Era anche docente di religione cattolica nella scuola secondaria di primo grado, formatore nell’Istituto secolare delle Apostole del Sacro Cuore e autore di volumi pubblicati da Ancora.

L’arcivescovo ambrosiano ha ripreso il grido di Gesù sulla croce: “Il grido. Il grido indecifrato. Il grido che la terra e i viventi non sanno comprendere. Il grido che gli angeli raccolgono come raccolgono il sangue dell’Agnello. Il grido che forse il centurione, il pagano, lo straniero intuisce. L’ultimo grido. Che cosa ha gridato Gesù. Gesù gridò a gran voce: ‘Eccomi!’. Mi hai chiamato: eccomi!”

Però il grido di Gesù non è un grido di disperazione: “Ma nel grido di Gesù risuona l’inaudito. Dall’abisso insondabile e spaventoso sale un grido inatteso, sconcertante, sconvolgente. Un grido di vittoria. Alleluia! Gloria a Dio! Gesù colpito e umiliato, sotto i colpi e circondato dal disprezzo di coloro che passano curiosi sotto la croce, grida ancora una volta. Ma non è un gemito di pena.

Non è una invettiva di condanna verso i miserabili figli degli uomini. Gesù ancora grida il grido dello scandalo: io vi perdono! Alleluia! La misericordia del Padre è più grande del vostro peccato! Alleluia, mentre voi insultate e picchiate, io già vedo che dentro di voi è seminato un principio di conversione. Alleluia! Gesù infine morto e disceso agli inferi intona il canto glorioso che fa cadere le mura della città ostile, come una volta le mura di Gerico”.

Un funerale non è un luogo di riflessione, ma un momento importante per comprendere la consolazione di Dio: “Alleluia! E’il grido più difficile da imparare, è il grido più difficile tra le lacrime degli affetti che sembrano spezzati per sempre, nella desolazione dell’irreparabile. Ma don Graziano si unisce al grido di Gesù e vuole gridare ‘Alleluia! Lode, gloria, onore, al nostro Dio!’, perché vuole consolare la mamma e i fratelli e gli amici più cari.

Vorrebbe squarciare i cieli e rivelare la gloria di Dio per insegnare il cantico dell’esultanza crocifissa, della gioia invincibile e insieme impossibile. Alleluia. Così canta anche la Chiesa, così gridiamo tutti insieme con le lacrime: Alleluia!”

Anche l’Azione Cattolica ambrosiana ha ricordato don Graziano Gianola, che è stato un assiduo animatore dei campi scuola estivi con un ricordo di Marta Valagussa per un incontro avvenuto nel 2003:

“In quella settimana di luglio ho scritto la mia prima regola di vita, sui tre pilastri della vita di un adolescente di Azione Cattolica: preghiera, condivisione e servizio. E ricordo ancora di averli definiti personalmente così: la preghiera come luogo dello scavo, la condivisione come strada per essere felice e il servizio come occasione per dare spazio ai miei talenti.

Ricordo che Graziano era una presenza vera, affidabile, ma discreta: un uomo (aveva già 30 anni) che sapeva quello che voleva, sapeva dove voleva andare e aveva le idee molto chiare, un miraggio per una 16enne con tanta confusione in testa.

In una delle nostre chiacchierate, Graziano mi disse che vedeva tante belle qualità in me, genuine, non artificiali. Ma aggiunse che c’era solo un modo perché queste qualità continuassero ad agire positivamente nella mia vita: ‘Guarda a Lui e sarai raggiante’ mi disse.

Questo è il consiglio che mi diede e che non ho mai dimenticato. Citando il salmo 34 Graziano mi aveva mostrato la strada. Non sapevo ancora cosa avrei fatto della mia vita, ma conoscevo la strada, la modalità con cui vivere”.

(Foto: Diocesi di Milano)

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