“Patria e vita”. “Viva Cuba libre”. “Morte al comunismo”. Slogan della popolazione cubana in rivolta contro il regime castro-comunista per fame di cibo, medicine, corrente e libertà

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Della situazione in Cuba abbiamo riferito due giorni fa: A Cuba scontri e arresti per protesta come negli anni novanta. Jeep con mitragliatrici in strada a L’Avana. La gente alza la Virgen de la Caridad, Patrona di Cuba al grido di “Libertad! Libertad! Libertad!”. Oggi ci ritorniamo con un contributo dell’amico e collega Renato Farina su Libero Quotidiano di oggi. Noi, come i Cubani, gridiamo: Libertà! Libertà! Libertà! #RestiamoLiberi In un articolo successivo ritorniamo anche sul Ddl Zan liberticida, inutile, dannoso e pericoloso, che è approdato nell’Aula del Senato. Stesso grido, stessa lotta.

Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez (Placetas, 20 aprile 1960), il dittatore cubano erede della dinastia dei Castro, politico, ingegnere, accademico, Primo Segretario del Partito Comunista Cubano dal 19 aprile 2021 e Presidente di Cuba dal 10 ottobre 2019:USA vogliono provocare disordini sociali”.

Reazioni gelide
Cuba libre? In Italia è solo un drink
La rivolta anticomunista non scalda i commentatori. Soltanto la sinistra estrema spalleggia il regime
di Renato Farina
Libro Quotidiano, 14 luglio 2021


Cuba è in rivolta. Il popolo si ribella. Ci si chiude in casa per evitare la repressione, ma poi si deve uscire perché in casa non c’è nulla da mettere sotto i denti. Un cataclisma improvviso.

Eppure da noi tutto, o quasi, tace. Ehi, compagni, almeno due lacrime in pubblico, un lamento, un invito ai fratelli rivoluzionari perché resistano e una maledizione contro gli yankee; oppure andrebbe bene anche un mea culpa. Qualcosa insomma, un segno di vita. Niente. Ma anche, dall’altra parte, tra quelli che hanno sostenuto in piazza e organizzato staffette clandestine di viveri sfusi e ciclostile imballati in Polonia per Solidamosć e Lech Wałesa; e poi sono corsi a Praga per festeggiare la rivoluzione gentile di Václav Havel, non si percepisce quella vibrazione di sostegno fremente a chi lotta contro il tiranno comunista. Dichiarazioni qualcuna ce n’è, ma cortei nada. Eppure Cuba ci appartiene, è roba nostra, italiana, è stato il punto di discrimine rosso bianco o nero non tanto politico quanto sentimentale di due o tre generazioni. Perché? Risposta non c’è, o forse chi lo sa, dispersa nel Covid o a Wembley sarà.

Il risveglio

Intanto la storia fa dei balzi dove sembrava essersi addormentata. Dopo 72 anni forse è venuta la volta buona: viene giù il comunismo di Cuba. Il regime castro-comunista sta subendo i colpi di una rivolta che nasce dalla fame: di riso, di pane, di energia elettrica, di libertà, persino di musica, ma un’altra musica rispetto a quella con cui da decenni narcotizzano l’Occidente e specialmente l’Italia con un’allegria che è scappata dall’isola caraibica tanti anni fa. La rivolta dilaga. Gli slogan sono due: “Morte al comunismo” e “Patria e Vita”, che è il capovolgimento ironico di quello che i barbudos urlavano negli assalti: “Patria o Morte”. Hanno preso la Patria, e hanno distribuito morte, ma non per modo di dire. Fidel e il Che hanno governato su mucchi di cadaveri di fucilati. Che da noi si sono trasmutati, per incantesimo ideologico finanziato con i miliardi di Feltrinelli, in visioni paradisiache, con l’invenzione del mito di una rivoluzione felice, oppio della nostra gioventù.

Intanto, la cricca al potere guidata oggi da Díaz-Canel – succeduto alla dinastia dei Castro, prima Fidel, poi Raul – si comporta e si illude come quella di Batista un attimo prima di cadere nel 1959 (per gli smemorati, basta una ripassata al “Padrino parte terza”, con Al Pacino-Corleone all’Avana). Trema nelle fondamenta, anche se i capi allora come oggi, minimizzano. Ma allora il mondo, e soprattutto l’Europa con i suoi intellettuali, assisteva affascinato. Fidel Castro ed Ernesto Che Guevara scendevano dalla Sierra, e le prime pagine della galassia narravano l’avvento di una leggenda profumata di tabacco e rum. Adesso cade, sta cadendo, forse cadrà, ed è quasi come se stesse accadendo su un pianeta lontano. Le cronache ci sono, marziane però. Il vasto parquet degli opinionisti à la page latita, preferisce occuparsi di Chiellini, e apprezziamo. Ma qualcuno che si sposti un po’ in là, ci manca. Oggi gli editoriali sulla politica estera spaziano volentieri da Kabul a Brussel a Londra, ma l’indignazione latita e un ginocchio appoggiato a terra per i disgraziati cubani, trattati come bestie senza neanche il mangime, non si vede.

Squadrismo rosso

A sinistra rompe un surreale distacco Il Manifesto, che racconta commosso del presidente Díaz-Canel il quale si mescola ai rivoltosi spiegando che sono «rivoluzionari confusi», con qualche idea storta. che ci vorrà poco, magari qualche legnatina, a raddrizzare. Sono singhiozzi patetici, quasi agonici, sperando che la disperazione dei capi comunisti non sia la premessa di un dispiegamento dell’esercito: sarebbe un bagno di sangue. Bisognerebbe proprio mobilitarsi, e che la sinistra, specie quella che si è sempre adornata della maglietta iconica del Che, si mobiliti per implorare, da antica compagna di Cuba, un dialogo, un cambiamento e magari addirittura la resa: al buon senso, alla civiltà, alla voglia di libertà e di un minimo di giustizia davvero.

Ma questo silenzio di oggi è peggio persino degli osanna di un tempo dedicati a Fidel. Cuba libre, por favor. E non nel senso dell’aperitivo.

Il 19 aprile 2018 Raul Castro (a destra) alza il braccio del nuovo Presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri di Cuba, Miguel Díaz-Canel, dopo essere stato formalmente nominato dall’Assemblea Nazionale, all’Avana. Nel corso dell’VIII Congresso del Partito Comunista Cubano è stato eletto Primo Segretario del PCC, unica formazione politica autorizzata sull’isola, subentrando a Raul Castro, 89 anni, che è stato per decenni all’ombra del fratello Fidel e andato in pensione come pragmatico leader che ha avviato a Cuba riforme economiche senza precedenti, ma che se ne era andato senza finirle e senza cedere al principio del partito unico. D’altra parte, Díaz-Canel, che è nato dopo la vittoria della rivoluzione del 1959, incarna la nuova generazione al potere a Cuba, più connessa ma non necessariamente più flessibile. Díaz-Canel è Presidente di Cuba dal 10 ottobre 2019, succedendo a sé stesso come Presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri (Foto di Adalberto Roque/AFP).

La scheda

L’APPELLO DEL PPE
Gli europarlamentari italiani e spagnoli del Ppe hanno presentato un’interrogazione al vice presidente della Commissione europea Josep Borrell. Nel documento, co-firmato da Silvio Berlusconi e Antonio Tajani, gli europarlamentari chiedono che l’Ue intervenga per garantire una transizione pacifica fra il regime comunista e la democrazia. «Da ieri, centinaia di manifestanti sono stati arrestati. II Partito popolare europeo chiede democrazia, libertà e cooperazione fra Europa e Cuba», si legge in una nota del Gruppo.

MELONI E I CONSERVATORI
«I Conservatori europei», ha scritto su Twitter Giorgia Meloni, «sono al fianco del popolo cubano che si sta battendo contro il regime e per la fine della dittatura comunista. Cuba e i cubani meritano un futuro di libertà, democrazia e sviluppo».

Un monito contro la “destabilizzazione” e un appello “a tutti i rivoluzionari e ai comunisti” affinché “scendano in strada” è stato rivolto dal Presidente di Cuba, Miguel Díaz-Canel dopo cortei e proteste ieri in diverse città di Cuba. All’appello di Díaz-Canel sono seguiti cortei di sostenitori del governo. Foto e video li documentano sui social network a volte con l’hashtag #LaCalleEsDeLosRevolucionarios, “la strada è dei rivoluzionari”.

Foto di copertina: una donna tiene in mano un cartello con la scritta “Libertà per Cuba” mentre altri dimostranti tengono in mano bandiere cubane e nazionali statunitensi durante la protesta contro il governo cubano a Miami l’11 luglio 2021. Migliaia di cubani in tutte le città di Cuba hanno preso parte a rare proteste l’11 luglio 2021, contro il governo comunista, marciando attraverso diverse città cantando “Abbasso la dittatura” e “Vogliamo la libertà”. Le manifestazioni sono iniziate spontaneamente al mattino, mentre il Paese sta attraversando la peggiore crisi economica degli ultimi 30 anni. Gli unici raduni autorizzati sono normalmente gli eventi del Partito Comunista Cubano (Foto di Eva Marie Uzcategui/AFP).
“Patria y vida” (“Patria e vita”, che capovolge quello che urlavano i barbudos negli assalti: “Patria o morte”) e “Viva Cuba libre”: due degli slogan scanditi dalla popolazione cubana in rivolta contro il regime rosso, insieme a “Morte al comunismo”.

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