La pandemia non ha fermato l’accaparramento delle terre

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Nel ricordo di Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano assassinato in Congo, e dei 331 leader indigeni uccisi nel 2020, nei giorni scorsi è stato presentato in Senato il 4° rapporto Focsiv ‘I padroni della Terra. Rapporto sull’accaparramento della terra’: conseguenze su diritti umani, ambiente e migrazioni, realizzato nell’ambito del progetto ‘Volti delle migrazioni’, cofinanziato dall’Unione europea e dedicato al land grabbing, il fenomeno dell’accaparramento delle terre.

Ne ha parlato Ivana Borsotto, presidente della Federazione che raggruppa 86 organismi di ispirazione cristiana impegnati in 80 Paesi in vari progetti di cooperazione:

“Con la pandemia tutte le cose si sono fermate ma non lo sfruttamento della terra. Se nel terzo rapporto dicevamo come si concentrassero 88 milioni di ettari nelle mani della speculazione, oggi siamo a 93.000.000 di ettari di terreno, un territorio come Francia e Germania insieme, consegnati ad un sistema che definiamo estrattivista e per cui non devono esserci limiti allo sfruttamento, non ci si deve preoccupare che le risorse naturali sono finite e che intere popolazioni non possono pensare al futuro”.

Borsotto ha evidenziato l’interconnessione del land grabbing con le crisi generate da questo modello di sviluppo: “L’accaparramento delle terre e le crescenti disuguaglianze, come si legge nel Rapporto,  colpiscono le comunità più vulnerabili e più fragili, e pesano in maniera ancora maggiore su donne, ragazze e bambine, schiacciate da società patriarcali e da tradizioni secolari di discriminazioni. Le più vulnerabili tra i vulnerabili pagano il prezzo maggiore anche rispetto al fenomeno del land grabbing.

Nelle pagine del Rapporto sono inoltre messe in evidenza le storie di resistenza dei popoli indigeni nella difesa della propria terra e dei propri diritti. Sono storie di lotta per la tutela della Terra, che è bene universale e bene comune, come lo sono le sue risorse. Una resistenza portata avanti con coraggio soprattutto dalle donne, che emergono come protagoniste, attiviste per i diritti e contro le iniquità e le ingiustizie”.

La viceministra alla cooperazione internazionale, Marina Sereni, ha sottolineato come l’Italia si sia sempre impegnata molto per la sicurezza alimentare e quindi per il ruolo dei contadini, anche ora nel G20 e per il vertice ONU sui sistemi alimentari. Ma la questione è complessa, sono diversi gli interessi in gioco.

In questo quadro si è dichiarata a favore di una maggiore cooperazione internazionale per l’agroecologia, riconoscendo il ruolo centrale dei contadini, l’utilità di una campagna per il raggiungimento dello 0,7% del reddito nazionale lordo per l’aiuto pubblico allo sviluppo, e di una coerenza delle politiche. 

Maurizio Martina, vice direttore aggiunto alla FAO, ha riflettuto sulla difficoltà di costruire consenso politico tra stati nazione sulle questioni della terra. Due le questioni fondamentali: andare oltre le leggi nazionali verso misure vincolanti internazionali, come nel caso del negoziato ONU su un trattato vincolante su imprese e diritti umani.

E superare così anche la volontarietà dei principi e delle linee guida sui regimi fondiari e gli investimenti delle imprese. Per questo è necessario un nuovo multilateralismo, forse nuove forme di multilateralismo, che sappiano far fare un salto di qualità alla comunità internazionale.

Nella premessa del documento la presidente di Focsiv, Ivana Borsotto, evidenzia il legame del fenomeno con un sistema di sviluppo ‘fagocitante che produce scarti’ e che ‘genera nelle persone del mondo occidentale nuove necessità effimere, funzionali al mantenimento del sistema stesso’. Il testo mette in evidenza le storie di resistenza dei popoli indigeni nella difesa della propria terra e dei propri diritti, primo tra tutti il diritto alla vita e a un ambiente sano:

“Il fenomeno risulta particolarmente diffuso in Africa e America Latina e la terra sottratta viene sfruttata per diversi usi, il più diffuso dei quali è quello minerario, seguono quello forestale, le grandi piantagioni, le culture alimentari, i biocarburanti e l’estrazione di idrocarburi”.

Ed Andrea Stocchiero, responsabile policy di Focsiv, ha fatto notare in un’intervista a Vatican News che negli ultimi 20 anni sono cresciuti gli investimenti di molti Stati in questo settore, in particolare da parte di Cina e India, anche tramite i fondi sovrani:

“Si accaparrano terre dove già vivono contadini e popoli indigeni che nel migliore dei casi riescono a rimanere in quei luoghi senza però avere più accesso alle risorse, nel peggiore dei casi sono invece espulsi e sfollati…

Quella è la terra dove hanno vissuto i loro antenati e non capiscono perché dall’oggi al domani non ne siano più padroni i più caparbi si organizzano in movimenti di contadini che si scontrano con guardie assoldate da queste grandi imprese pubbliche e private”.

In conclusione la presidente Borsotto ha richiamato il ‘sogno’ dell’esortazione apostolica ‘Querida Amazzonia’: “Come FOSIV continueremo a sollecitare e operare per il cambiamento che vogliamo, seguendo le esortazioni di papa Francesco e in particolare i 4 grandi sogni per l’Amazzonia e per tutta la nostra casa comune:

Sogno un’Amazzonia che lotti per i diritti dei più poveri, dei popoli originari, degli ultimi, dove la loro voce sia ascoltata e la loro dignità sia promossa. Sogno un’Amazzonia che difenda la ricchezza culturale che la distingue, dove risplende in forme tanto varie la bellezza umana.

Sogno un’Amazzonia che custodisca gelosamente l’irresistibile bellezza naturale che l’adorna, la vita traboccante che riempie i suoi fiumi e le sue foreste. Sogno comunità cristiane capaci di impegnarsi e di incarnarsi in Amazzonia, fino al punto di donare alla Chiesa nuovi volti con tratti amazzonici”.

(Foto: Focsiv)

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