Concluso il convegno di Pax Christi Italia: una finestra aperta sul futuro

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Dalla fiducia negli eserciti e nelle armi alla ricerca della pace con mezzi pacifici; dalla condizione di sospetto verso chi proviene da altre culture all’accoglienza e alla valorizzazione delle diversità; con queste precise scelte di campo si è concluso il congresso nazionale di Pax Christi Italia dedicato al tema della non violenza: “Spalancare la finestra del futuro, progettando insieme, osando insieme, come suggeriva don Tonino Bello è l’impegno assunto dall’associazione che ha espresso anche una forte preoccupazione per la situazione politica del Paese, in particolare per il clima di chiusura nei propri interessi personali o di gruppo che oggi sia la politica che la società esprimono, eludendo così al compito autentico di rispondere ai bisogni essenziali della gente e alla salvaguardia dei diritti costituzionali”.

All’incontro è intervenuto José Henriquez, segretario generale di Pax Christi International, che ha ricordato il carattere internazionale del movimento, la sua capacità di dialogo e di espressione ai massimi livelli nelle sedi internazionali e l’esigenza di ‘fare rete’, di cercare il dialogo per una maggiore condivisione degli obiettivi: “La nostra rete è grande. La nostra famiglia è viva e dinamica. Pax Christi è un movimento di pace, internazionale fin dalla sua genesi. Oggi è un movimento di portata mondiale con più di cento organizzazioni in cinquanta Paesi e parecchie di queste organizzazioni sono a loro volta delle reti. Siamo una rete di reti con tante lingue e culture. È importante sentirci e pensarci in questa maniera. Siamo tutti interessati alla costruzione della pace anche al di là delle nostre comunità”.

Il vescovo di Pavia, mons. Giovanni Giudici, presidente di Pax Christi Italia, nel suo intervento ha sottolineato due punti fondamentali. In primo luogo, la necessità di “collocare Pax Christi nel tempo. Infatti, occorre ricordare la sorgente da cui siamo nati, così da prendere ispirazione per il nostro presente”. In secondo luogo ha ricordato l’importanza di inserire sempre più a fondo Pax Christi nella Chiesa in Italia: “Collocarla nella Chiesa italiana è pure un dovere; noi siamo parte del popolo di Dio che cammina in Italia. In questa Chiesa noi siamo chiamati a vivere il nostro carisma e ad arricchire così la comunità del dono che Dio ci ha affidato. Uomini e donne del nostro movimento che nella comunità italiana sono cresciuti, hanno in essa dato voce a istanze evangeliche che si venivano manifestando. Nello stesso tempo, noi siamo stati e siamo arricchiti dai doni degli altri cristiani. Abbiamo in questi anni ricevuto un contributo di sensibilità e di pensiero dalle caratteristiche di questa Chiesa”.

Uno dei momenti centrali dell’assemblea è stata la presentazione della campagna ‘Scuole smilitarizzate’: i giovani di Pax Christi ritengono che sia urgente riaffermare che la scuola deve educare alla non violenza e alla pace come espressione di quella ‘cittadinanza attiva’ sempre presente nelle indicazioni ministeriali, per formare costruttori di pace, tessitori di dialogo e di relazioni tra i popoli, nella ricerca di risoluzioni autenticamente pacifiche dei conflitti: “Occorre assumere consapevolmente le responsabilità del presente e rinnovare la decisione di guardare alla formazione delle coscienze, e attraverso di esse, di segnare l’opinione pubblica di nuove prospettive di speranza”. Di qui, l’invito ad “aprire la finestra del futuro attraverso la presenza di ‘punti pace’. Attraverso la partecipazione a occasioni di preghiera, di studio e a occasione di preparazione di eventi pubblici, si costruisce una più ricca e viva coscienza degli ostacoli alla pace e delle vie per costruire una società non violenta”.

Aprendo il congresso monsignor Mariano Crociata, segretario della CEI, ha citato il vescovo presidente di Pax Christi: “La violenza è diventata non solo più il confronto fra campi avversi, ma una questione presente in maniera endemica nella vita sociale dei Paesi nelle varie aree del mondo, per cui c’è questa spinta a considerare l’agire violento come quasi un fatto di cui non possiamo liberarci, non possiamo tenere in aree separate della nostra vita sociale” e ha indicato ai partecipanti tre punti essenziali attinti agli Orientamenti pastorali della Chiesa in Italia per il decennio che stiamo vivendo: curare la memoria, cioè il radicamento nel Vangelo e nella Chiesa; testimoniare la fede, per avere adulti che possano promuovere lo sviluppo integrale della persona, e infine profezia, ‘tornare a Gesù Cristo’.

Le relazioni del Presidente Nazionale e la presentazione della situazione del Movimento da parte del Coordinatore nazionale, hanno aperto il momento di discussione e di proposta, che ha visto impegnati tutti i partecipanti in gruppi di studio per approfondire le tematiche in vista di un rinnovato slancio di Pax Christi. Il movimento infatti sa che è suo compito … spalancare la finestra del futuro, progettando insieme, osando insieme… , riprendendo una intensa immagine di don Tonino Bello: “Per questo occorre assumere consapevolmente le responsabilità del presente e rinnovare la decisione di guardare alla formazione delle coscienze, e attraverso di esse, di segnare l’opinione pubblica di nuove prospettive di speranza. Solo la costruzione di coscienze aperte al nuovo incontro, di donne e uomini non più chiusi nel rancore o nelle memorie senza perdono, di membri della società che sanno essere solidali, potrà fermare la violenza, che teme ad avvelenare ogni rapporto umano e sociale. In particolare occorre sviluppare una viva attenzione alle potenziali alleanze per la pace tenendo contatti più stretti con il Movimento di Pax Christi che ha organizzazioni presenti anche in altri paesi del mondo, e che opera perché l’opinione pubblica sia protagonista anche delle spinte propulsive verso la pace. Questo di recente è avvenuto nel caso della firma del Trattato Internazionale per la regolamentazione del Commercio delle Armi”.

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