Una risoluzione europea per difendere libertà di coscienza e di religione in Europa

Condividi su...

Libertà di coscienza e libertà religiosa in Europa sono minacciati. E per questo motivo, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha adottato a larga maggioranza una risoluzione sulla protezione delle comunità di fronte alla violenza. La risoluzione 1928 (Safeguarding human rights in relation to religion and belief and protecting religious communities from violence) doveva essere destinata a proteggere le minoranze religiose fuori dal contesto europeo. Ma alla fine il Consiglio ha deciso di dedicarla anche a quanto avviene dentro i confini dell’Europa. E questo anche come conseguenza degli arresti indiscriminati compiuti in Francia nei confronti dei manifestanti della Manif pour tous, contro la legge che permette agli omosessuali di sposarsi e di adottare i figli. Un fatto, questo, che è stato solo l’ultimo di una escalation di attentati alla libertà religiosa anche nella vecchia Europa.

Non è un caso che sempre di più, e con sempre più forza, la Santa Sede abbia fatto sentire la sua voce in contesto diplomatico per difendere libertà religiosa e libertà di coscienza. Addirittura, a gennaio di quest’anno la Santa Sede ha spiegato alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo la libertà e l’autonomia istituzionale della Chiesa, con una scheda in quattro punti in cui si sottolineava che le comunità religiose non sono zone di diritto, ma spazi di libertà.

Le incrinature al diritto di libertà di coscienza in Europa riguardano soprattutto le questioni della famiglia e della morale naturale. In Francia, numerosi manifestanti in favore della famiglia sono stati arrestati dalla polizia durante proteste messe in atto pacificamente. Mentre gruppi come le Femen – le quali recentemente hanno aggredito l’arcivescovo di Bruxelles Leonard (nella foto) – godono di una certa impunità. Nel frattempo, ci sono state quattro persone che hanno portato il loro caso alla Corte Europea per i Diritti Umani, denunciando di essere state discriminate perché cristiane.

Solo in un caso la Corte ha dato ragione al denunciante. Si tratta del caso di Nadia Eweida, dipendente della British Airways licenziata perché non voleva togliere la catenina con il crocifisso, non prevista dal “dress code” dell’azienda.

Negli altri casi, la Corte si era sempre pronunciata contro l’ipotesi di discriminazione. In particolare, a fare scalpore sono state le cause McFarlane e Ladele. Gary McFarlane, consulente nel campo di disturbi e patologie sessuali alla Relate Avon, è stato licenziato nel 2008 perché aveva annunciato ai suoi superiori che, nel caso si fosse presentata una coppia omosessuale, avrebbe preferito non assisterla, perché contro i suoi “principi cristiani”. Lilian Ladele, invece, lavorava all’Islington Borough Council di Londra come impiegata all’anagrafe per la registrazione dei matrimoni. Quando la legge inglese nel 2004 ha approvato le unioni civili, ha chiesto di poter fare obiezione di coscienza, rifiutandosi di partecipare come impiegata-testimone a matrimoni omosessuali. Ma nel 2007 è stata obbligata a partecipare alle cerimonie e per questo ha fatto causa al datore di lavoro. Ha perso.  Ma la sentenza non è stata all’unanimità.

Tutti casi che erano stati analizzati da Dominique Mamberti, sottosegretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, che ha presentato il documento sulle comunità religiose in una intervista a Radio Vaticana.

Sono questi i motivi che hanno portato alla risoluzione sulla libertà di coscienza e di religione. In essa, si ricorda che gli Stati hanno l’obbligo di rispettare la libertà di espressione, il diritto all’obiezione di coscienza delle persone e delle comunità di persone, così come i diritti educativi dei genitori “in relazione alle questioni sensibili dal punto di vista etico.

Le risoluzioni dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa non sono direttamente vincolanti, ma sono una fonte del diritto e hanno un’autorità politica. La Corte europea ne tiene conto e il Comitato dei Ministri deve dare seguito alle richieste contenute. Le istituzioni internazionali, come il Consiglio d’Europa, hanno anche un ruolo di sorveglianza e di denuncia degli attentati ai diritti fondamentali perpetrati da o all’interno degli Stati membri. Queste istituzioni sono spesso il solo ricorso legale che permette di denunciare tali attentati, di obbligare i governi a risponderne e di fare pressione sui governi stessi perché vi pongano fine.

La Risoluzione potrà dunque essere citata da chi difende i diritti genitoriali – in particolare in ambito di educazione – dai difensori dell’obiezione di coscienza e dalle istituzioni religiose, al fine di preservare la loro autonomia istituzionale e morale di fronte ai tentativi di imporre una nuova morale ufficiale (aborto, eutanasia, LGBT, ideologia di gender, ecc).

Free Webcam Girls
151.11.48.50